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Chiamati a “crescere nella conoscenza del mistero di Cristo”

Stiamo vivendo un anno liturgico e pastorale molto intenso, ricco delle sorprese dello Spirito Santo al cui soffio tutta la Chiesa spiega le vele come nave che solca il mare della storia, certa che il suo Signore non l’abbandona ma sempre la conduce, oltre ogni limite e confine.

L’immagine della nave rievoca l’incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, nel mese di febbraio, che ci ha incoraggiati ad allargare gli orizzonti della nostra preghiera e del nostro impegno ecclesiale.

Sin dall’inizio dell’anno abbiamo accolto l’invito dell’Arcivescovo a vivere con “lo sguardo su di lui” : lo sguardo del discepolo sul Signore, ma anche lo sguardo di Gesù sul discepolo. Così entriamo nel tempo della Quaresima, sentendoci chiamati a “crescere nella conoscenza del mistero di Cristo” (Colletta della I domenica di Quaresima). Ha scritto mons. Cacucci nella traccia pastorale per questo tempo: «La conoscenza di Cristo alla quale la preghiera fa riferimento non ha nulla a che vedere con erudizioni di carattere storico. Conoscere Cristo significa … stabilire prima di tutto un rapporto di amicizia intima con lui. Come si può diventare discepoli se non si conosce il Maestro?». Il tempo quaresimale è il “tempo favorevole” per riscoprire e approfondire questa conoscenza intima, che si fa amicizia con il Signore. Vogliamo viverlo come “il cammino del discepolo” che, attraverso la Parola proclamata e ascoltata nelle domeniche, scopre l’identità di Cristo e, insieme, scopre se stesso e soprattutto a cosa è chiamato. «È molto bello - scrive l’Arcivescovo - il rovesciamento della domanda antropologica in domanda vocazionale, che ci propone papa Francesco nella Christus vivit: “Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: ‘Ma chi sono io?’. Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu. Ma domandati: ‘Per chi sono io?’».

«Se tu conoscessi il dono di Dio» (Gv 4, 10). È l’invito che Gesù rivolge alla donna samaritana, nel cuore di questa Quaresima, ed è l’invito che rivolge anche a ciascuno di noi in un itinerario che ci porta, nelle prime due domeniche, dal deserto alla montagna, dalle tentazioni alla trasfigurazione, dal combattimento con il male alla contemplazione della gloria, e poi, attraverso le pagine evangeliche che caratterizzano il cammino battesimale del ciclo liturgico A, la samaritana, il cieco nato, Lazzaro, ad approfondire la nostra identità battesimale, come identità filiale e comunionale, in un rapporto di amicizia intima con Gesù. Gli incontri con la samaritana, il cieco nato e Lazzaro potranno scandire il cammino quaresimale, mediante tre celebrazioni comunitarie da vivere nelle rispettive settimane, terza, quarta e quinta del tempo quaresimale, nel giorno più opportuno, e ci aiuteranno a «crescere nella conoscenza del mistero di Cristo» e a passare da una vita vissuta in modo stanco e superficiale a una vita capace di aprirsi a grandi ideali. «L’incontro al pozzo, non ha aiutato solo la donna a scoprire chi è Cristo, ma ha aiutato lei stessa a prendere coscienza della sua vita: «mi ha detto tutto quello che ho fatto» (Gv 4, 29). A questo proposito, ricordiamo l’invito che papa Francesco rivolge ai giovani: «se entri in amicizia con Lui e cominci a conversare con Cristo vivo sulle cose concrete della tua vita, questa sarà la grande esperienza, sarà l’esperienza fondamentale che sosterrà la tua vita cristiana. Questa è anche l’esperienza che potrai comunicare ad altri giovani» (CV 129)» (mons. Cacucci).

Nel tempo di Quaresima accompagnerà la preghiera e il cammino delle nostre comunità il mosaico del Centro Aletti dell’incontro di Gesù con la samaritana. Lei guarda dentro la brocca che Lui le offre, alla ricerca di quell’acqua viva promessa, scoperta, e forse per la prima volta intravista. E alla fine corre in città per raccontare quanto le è accaduto, e si chiede «che sia lui il Cristo?» (Gv 4,29). Lui guarda noi e ci ricorda che è ancora accanto a quel pozzo, per prendere le nostre morti e trasformarle in vita, per prendere la cenere e mutarla in acqua, per accogliere le ferite e renderle feconde di speranza.

Il tempo quaresimale non è mai un cammino penitenziale fine a se stesso, né semplicemente un itinerario individuale, ma è un’esperienza comunitaria che conduce alla gioia della Pasqua. Anche noi giungeremo a questa meta, passando attraverso la celebrazione del Triduo Pasquale, e faremo nostra, come ogni anno nella II domenica di Pasqua, l’esperienza misteriosa e affascinante dell’incontro degli apostoli col Risorto e in particolare di Tommaso (cf. Gv 20,19-29), icona che ci accompagnerà nel tempo pasquale con un altro mosaico del Centro Aletti. A riguardo l’Arcivescovo ci ha scritto: «È un abbraccio, quello tra Tommaso e Gesù, che dimostra – nonostante le nostre interpretazioni del Noli me tangere – che il Risorto si fa toccare e ci tocca, in un amore che non abbandona. Con la mano ancora segnata dal chiodo, e con il suo mantello, Gesù copre le ferite di Tommaso e le cura («per le sue piaghe noi siamo stati guariti» Is 53, 5); mentre con l’altra mano benedice il suo passato e il suo futuro. Dove guarda Tommaso? I suoi occhi sono fissi su quella ferita, che – come direbbe don Tonino Bello – è ormai feritoia di vita. E, in maniera impressionante, Tommaso sembra non tanto “toccare” quel costato, ma aggrapparsi, come per tenersi in alto (notiamo il particolare dei piedi, in punta di dita); come per non cadere». E aggiunge: «L’insistenza nel sottolineare l’incredulità dell’apostolo ci fa perdere di vista un altro aspetto importante del racconto. Tommaso non incontra il Risorto, perché è assente al Suo incontro con gli altri discepoli. Solo quando si unisce a loro, “otto giorni dopo” (Gv 20, 26), lui potrà vivere l’esperienza di vedere il Maestro. Ricordiamo le parole di papa Benedetto XVI nella GMG di Madrid del 2011. Egli, rivolgendosi ai giovani, spiegava loro che “seguire Gesù nella fede è camminare con Lui nella comunione della Chiesa. Non si può seguire Gesù da soli. Chi cede alla tentazione di andare ‘per conto suo’ o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, che predomina nella società, corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui”». Un’altra celebrazione da vivere con l’intera comunità, adulti e giovani insieme, contemplando l’icona evangelica dell’incontro del Risorto con Tommaso potrà aiutarci a fare nostra la sua professione di fede: «mio Signore e mio Dio».

Lo Spirito Santo ci aiuti a vivere con intensità questi tempi belli e fecondi della nostra vita cristiana con il desiderio di conoscere meglio Cristo e noi, di crescere nell’amicizia con lui e nella comunione tra di noi. Un segno tangibile di questa comunione ecclesiale può essere l’accoglienza della proposta che il nostro vescovo ha rivolto a tutte le comunità parrocchiali, in continuità con le precedenti esperienze della “Tenda dell’incontro” e degli “Annunci di vita piena”. «L’incontro con la Samaritana suggerisce un percorso da proporre a giovani, giovanissimi e adulti; potremmo chiamarlo Incontri al pozzo. Si tratterebbe di scoprire la figura e il messaggio di Cristo affrontando atteggiamenti come la diffidenza, la curiosità, la responsabilità delle scelte. Si potrebbero coinvolgere giovani e giovanissimi in una riflessione che tenga conto della loro situazione, del senso e del valore che essi attribuiscono alla loro storia, al loro modo di viverla e ai motivi che sostengono le loro scelte». Soprattutto sarebbe bello continuare a valorizzare l’efficacia del lavoro vicariale e interparrocchiale svolto negli ultimi anni, che ha consentito a molti giovani e adulti di conoscersi tra loro e arricchirsi reciprocamente. Gli Incontri al pozzo, la cui ricchezza simbolica nella Scrittura è a tutti nota, continuerebbero, nei tempi di Quaresima e Pasqua, a coinvolgere le diverse comunità dell’unica Chiesa locale.

Auguro di vivere questa Quaresima e il prossimo tempo di Pasqua attingendo dal pozzo e dal costato di Cristo la grazia della salvezza, sapendo che la brocca attraverso cui abbeverarci è la nostra stessa umanità. Le nostre liturgie, in particolare, siano il pozzo dove fare esperienza dell’incontro vivo con Cristo e con il suo Spirito che accende di luce i sensi del corpo e colma di amore i sentimenti del cuore.

E ad ognuno affido le parole di papa Francesco: «Dove ci sono il Padre e Gesù, c’è anche lo Spirito Santo. È Lui che prepara e apre i cuori perché accolgano questo annuncio, è Lui che mantiene viva questa esperienza di salvezza, è Lui che ti aiuterà a crescere in questa gioia se lo lasci agire. Lo Spirito Santo riempie il cuore di Cristo risorto e da lì si riversa nella tua vita come una sorgente. E quando lo accogli, lo Spirito Santo ti fa entrare sempre più nel cuore di Cristo, affinché tu sia sempre più colmo del suo amore, della sua luce e della sua forza» (CV 130).

 

Sac. Mario Castellano

Direttore degli Uffici Pastorale e Liturgico

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