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"Cibo per tutti": buon sapore di pace e diritti

​Presentata a Roma la campagna Caritas "Una sola famiglia umana. Cibo giusto per tutti: è compito nostro". Il direttore Soddu: evitare sprechi.

La Caritas lancia la campagna nazionale "Una sola famiglia umana. Cibo giusto per tutti: è compito nostro" e chiede più impegno da parte di tutti perché ognuno abbia il cibo necessario.

Al tempo stesso, però, manda anche un messaggio forte al nuovo governo, perché metta la lotta alla povertà a primi posti nel suo programma d'azione.

Per don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana il tema del diritto al cibo deve essere rimesso al centro dell'azione politica, attraverso un continuo dibattito tra società civile, associazioni e istituzioni. Soddu ricorda anche che la Caritas ha già presentato un Piano nazionale contro la povertà, «tema che oggi più che mai colpisce le nostre città».

«Chiediamo al governo un impegno maggiore sul tema della povertà, soprattutto in relazione agli sprechi di capitali», dice Soddu, che fa riferimento esplicito alle spese previste per i nuovi aerei da combattimento: «Spesso questi capitali sono utilizzati a favore di strumenti che invece di occuparsi della vita determinano la morte, come gli F35. Questo è un tema che tutti gli ultimi governi hanno dribblato, ma ora questo esecutivo deve uscire allo scoperto».

Ma oltre al governo Renzi, Soddu guarda con attenzione anche all'appuntamento dell'Expo 2015, che si svolgerà a Milano e avrà come tema la sostenibilità ambientale. «Durante questo importante appuntamento sarà importante mostrare l'interconnessione che c'è tra il progresso umano e i suoi limiti - spiega - in particolare per quanto riguarda l'accesso alle risorse».

La campagna di Caritas italiana si articolerà su tre filoni: cibo, finanza e pace. Per quanto riguarda il primo punto si porrà l'attenzione sul tema analizzando, in particolare, gli elementi di squilibrio globale. «Si tratta di una situazione che ha le sue radici in scelte politiche ed economiche dannose, responsabili di dinamiche di produzione, distribuzione, e sistemi di commercio internazionale sconsiderati segnate da gravi squilibri - sottolinea Caritas -. È necessario invece sviluppare nuovi modelli, in grado di garantire il diritto al cibo, favorendo il protagonismo dei gruppi più svantaggiati, puntando su sistemi di produzione basati sulla valorizzazione del territorio e sul legame tra produzione agricola e gestione degli ecosistemi».

Il tema della finanza invece verrà affrontato sottolineando come essa sia una delle cause principali dell'attuale crisi internazionale. «Poche grandi banche, a livello mondiale, concentrano nelle proprie mani un enorme potere finanziario, intrecciando le attività tradizionali di deposito e credito, con operazioni d'investimento, soprattutto di carattere finanziario rischioso e speculativo a livello globale, tali che un loro fallimento genererebbe effetti disastrosi: sia direttamente per i dipendenti e i risparmiatori, che indirettamente per il sistema delle imprese, i lavoratori e per tutti i cittadini - si legge nel documento presentato per l'occasione dalla Caritas -. Questa dinamica è il frutto di relazioni finanziarie squilibrate e di un sistema di regole mal funzionante, che ha favorito comportamenti speculativi e finalizzati al guadagno di pochi nel breve periodo, a danno di molti, generando dinamiche e rischi sistemici che colpiscono tutti i paesi del mondo. Tutto questo colpisce i paesi del Sud del mondo in modo particolarmente severo, con la speculazione finanziaria i prezzi dei generi alimentari sono schizzati in alto generando le cosiddette guerre del pane e nuova fame».

Infine per quanto riguarda la pace si sottolinea come essa vada perseguita per risolvere il problema dell'accesso alle risorse. «Le cifre sproporzionate che nel mondo si impiegano per mettere a punto sistemi di arma sempre più sofisticati rappresentano un segnale di quanto sia necessario sviluppare un approccio di pace nella gestione delle risorse pubbliche - sottolinea Caritas - La costruzione di un mondo di pace è innanzitutto un mondo libero da violenza e sopraffazione, ma anche un mondo in cui ad ogni donna ed ogni uomo sia consentito vivere in piena dignità. È necessario quindi agire sull'insieme dei fattori, che limitano un percorso in questa direzione, promuovendo equità nella distribuzione delle risorse, democrazia, partecipazione politica, efficaci strutture di governo nazionale ed internazionale, e processi di disarmo globale significativi ed efficaci».

© Avvenire, 28 febbraio 2014

 

Dimezzare la fame è compito nostro

 

 

 

Proviamo a immaginare di sentire i nostri figli piangere per la fame mentre noi non abbiamo nulla per nutrirli. È una situazione disperata in cui si trovano ogni giorno centinaia di milioni di famiglie. Proviamo a far girare, nel tempo che ci separa dall’Expo milanese del 2015, questa efficace immagine usata dal Cardinale Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas internationalis, per lanciare la campagna globale della Chiesa cattolica sul diritto al cibo.

Il titolo è «Una sola famiglia umana, cibo per tutti» e vuole sensibilizzare le coscienze su due obiettivi di grande politica: dimezzare la fame entro il 2025 e far approvare in ciascuno Stato partecipante all’Esposizione universale di Milano una legge che assicuri ai cittadini l’accesso al cibo. L’associazionismo cattolico italiano, significativamente unito nel lanciare la campagna nazionale, ha voluto aggiungere allo slogan la frase «è compito nostro».

Parole che costituiscono l’eredità morale di Graziella Fumagalli, medico e volontaria della Caritas uccisa in Somalia nel 1995. Le usava per spiegare perché restava al suo posto. Diventa compito nostro coinvolgere comunità, scuole, parrocchie, associazioni, famiglie nell’ampia riflessione sull’accesso di tutti a un cibo sano, giusto e sostenibile; su come trasformare una finanza speculativa in strumento al servizio dell’uomo, sulle relazioni di pace alla base di una equa redistribuzione delle risorse del Creato, che potrebbero nutrire 10 miliardi di persone.

Soprattutto, è nostro dovere promuovere cambiamenti nel modello di sviluppo all’insegna della sobrietà, della giustizia e della solidarietà. Siamo invitati a diventare testimoni credibili partendo dagli stili di vita quotidiani. A ridurre gli sprechi – alimentari e non – e a condividere il cibo con chi, anche in Italia, non può assicurare un pasto nutriente ai figli. Da qui all’Expo siamo chiamati a diffondere un sogno: che la prossima generazione non conosca il pianto disperato per la fame di bambini e padri.

Paolo Lambruschi

© Avvenire, 1 marzo 2014