Commercio. Gli scioperi di Pasqua contro i negozi aperti
Dopo il caso clamoroso a Natale dell’Oriocenter, il mega centro commerciale alle porte di Bergamo, aperto sia il 25 dicembre (solo area food) sia a Santo Stefano (a pieno regime) nonostante le proteste dei lavoratori, i sindacati del commercio di Cgil, Cisl e Uil scendono di nuovo in campo per una Pasqua e una Pasquetta libere dal lavoro, senza shopping. Contro le aperture dei negozi nelle festività, il cui «valore sociale» va rispettato e difeso, si schierano attraverso una serie di iniziative a livello regionale Filcams, Fisascat e Uiltucs che proclamano uno sciopero per domenica 1 aprile e lunedì 2. Le regioni interessate, per ora, sono Emilia Romagna, Toscana e Lazio.
«La festa non si vende. Il commercio non è un servizio essenziale», si legge nel volantino preparato dalle tre sigle sindacali toscane, unite nella battaglia. Nella foto che preannuncia la mobilitazione campeggiano uova pasquali accompagnate da una scritta: «Vi romperemo le uova nel paniere». La pro- testa in Emilia Romagna riguarda in particolare i centri commerciali. In Toscana e nel Lazio tutto il commercio, dai supermercati ai negozi di abbigliamento. La decisione è stata presa per opporsi ancora una volta alle «liberalizzazioni selvagge » e per chiedere «il rispetto delle festività ».
La presa di posizione viene giustificata anche dal mancato beneficio economico di iniziative che rendono gli acquisti possibili 365 giorni all’anno. «Le aperture indiscriminate hanno solo aumentato la precarietà», dicono Filcams, Fisascat e Uiltucs Toscana. Non è la prima volta che i sindacati chiamano i lavoratori ad incrociare le braccia nei giorni di festa. E non sarà l’ultima: Filcams, Fisascat e Uiltucs di Roma e del Lazio si sono portate avanti in vista delle prossime giornate festive e hanno già proclamato lo sciopero per il 25 aprile e il 1° maggio.
«La scelta di alcune aziende della distribuzione di aprire al pubblico nella domenica di Pasqua e nelle prossime festività di Pasquetta, 25 aprile e primo maggio – si legge nella dichiarazione unitaria di sciopero – rappresenta uno stravolgimento del vivere sociale della nostra comunità democratica, fondata anche sul valore sociale delle festività». In Emilia Romagna, i tre sindacati si sono rivolti ai dipendenti dei centri commerciali affinché «non lavorino per Pasqua e Pasquetta».
E chiedono che «si riattivi» la discussione in Parlamento «per una nuova regolamentazione delle aperture commerciali», in quanto le liberalizzazioni «non aiutano la crescita, né creano nuova occupazione », ma al contrario «producono dumping tra piccola e grande distribuzione». Oltre a 'svendere' le festività.