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Consiglio Permanente. Cei: «Sul lavoro non bastano promesse»

Il richiamo ai responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti. E tra i temi anche corruzione morale e migrazioni

"Il lavoro che manca – come il lavoro indegno – rimane una piaga che angoscia, spoglia il Paese del suo futuro, peggiora le condizioni delle famiglie e aumenta le disuguaglianze sociali".

Lo si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. I vescovi interpellano “i responsabili della cosa pubblica, perché non si accontentino di mettere in fila promesse o dichiarazioni falsamente rassicuranti”. Analogamente, “la preoccupazione si è levata a fronte delle condizioni delle zone terremotate, dei tanti piccoli borghi del centro Italia ancora privi di punti di riferimento, fra cui quello costituito dalle loro chiese: una situazione che impoverisce l’intero territorio e accentua il processo di spopolamento”.

I vescovi, inoltre, sono tornati ad affrontare la questione migratoria: “La generosa disponibilità offerta dalle diocesi anche lo scorso agosto in occasione della vicenda della Nave Diciotti, rafforza la convinzione di come la solidarietà – fatta di accoglienza e integrazione – rimanga la via principale per affrontare la complessità del fenomeno”. Rispetto al pericolo che inquietudini e paure alimentino un clima di diffidenza, esasperazione e rifiuto, il Consiglio permanente ha rilanciato “l’impegno della Chiesa anche nel contribuire a un’Europa maggiormente consapevole delle sue radici e con questo più giusta e fraterna, capace di custodire la vita, a partire da quella più esposta”.

Completare la preparazione dell’Assemblea generale straordinaria, in programma a Roma dal 12 al 15 novembre, sul tema “Riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa. Prospettive e scelte pastorali in occasione della terza edizione italiana del Messale Romano” è stato uno dei primi compiti della sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei.

Nelle intenzioni dei vescovi, si legge nel comunicato finale, la nuova edizione del Messale Romano costituisce “l’opportunità per una formazione capillare, che riconsegni la ricchezza e l’irrevocabilità della riforma liturgica e i suoi punti essenziali: centralità della Parola di Dio, della Pasqua e della stessa assemblea. Ne consegue la necessità di rieducarsi a un’arte celebrativa, non soltanto evitando protagonismi o forme tradizionalistiche, ma promuovendo un’ampia ministerialità: sacerdote, lettore, animatore, cantore… si ritrovano unicamente nell'orizzonte del servizio”.

Qualificare in questa direzione la celebrazione, prosegue la nota, “significa aiutare il popolo a intuire la bellezza dell’opera di Dio e a vivere la liturgia come trasfigurazione della propria umanità”. A partire da queste linee, il Consiglio permanente ha convenuto sull'importanza di un testo che accompagni la pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano.


Il Consiglio permanente della Cei ha approvato inoltre la proposta di un Comitato scientifico per la realizzazione di un Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo (Bari, novembre 2019). Sentito il Consiglio permanente, inoltre, la Presidenza ha sottoposto a Papa Francesco la proposta in vista della nomina del segretario generale. Nell'occasione, si legge nel comunicato finale, è stato espresso “l’apprezzamento a monsignor Nunzio Galantino per quanto con intelligenza e zelo ha fatto a servizio della Conferenza episcopale italiana”.

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© Avvenire, giovedì 27 settembre 2018

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