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Convegno Ecclesiale Regionale. Intervista a Mons. Vincenzo Pisanello

La Chiesa di Puglia si prepara al terzo Convegno Regionale sul tema "I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi", in programma a San Giovanni Rotondo dal prossimo 27 aprile al 30 aprile. Oltre 350 delegati dalle 19 Diocesi regionali si interrogheranno sui temi del laicato cattolico (Educatori, Corresponsabili, Testimoni) per aprire un confronto che sappia coinvolgere le identità e le istituzioni sociali dalla famiglia, all'associazionismo, alla pubblica amministrazione, al mondo dell'economia e del lavoro, alla luce di una attuale riproposizione del Vangelo. Sono state realizzate delle interviste ad alcuni Vescovi sulle nove aree di discussione in cui si articolerà il convegno stesso.

puglia2.jpgIntervista a Mons. Vincenzo Pisanello, Vescovo di Otranto, in preparazione del III Convegno Ecclesiale regionale di san Giovanni Rotondo (27 - 30 aprile 2011) sul tema: " I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi".

 

 

 

foto_vescovo_pisanello_turrisi_8apr2010.preview.jpg- La Chiesa pugliese si sente un unico corpo, popolo di Dio? O ci sono momenti di divisione o isolamento di alcune Chiese particolari?

In Puglia viviamo una situazione felice per l’unione delle Chiese locali, essenzialmente per motivi storici. Da poco abbiamo festeggiato il centenario della fondazione del seminario regionale, un’agenzia formativa unica per tutte le diocesi. Credo siamo l’unica regione che vive una situazione in cui i preti si conoscono, vengono da una stessa educazione, hanno una sensibilità condivisa, uno stile ecclesiale comune. È una grande fortuna.

- La Chiesa di oggi ha sviluppato un senso di corresponsabilità fra i soggetti che la compongono?

Direi di sì, pur con tutte le fatiche del momento. Questa base comune ci incoraggia in questa direzione. Le luci sono tante, speriamo che anche le ombre possano trovarci a lavorare insieme. Per ombre intendo soprattutto la difficoltà di rivitalizzare i luoghi della corresponsabilità. Si fa fatica a far entrare una vera mentalità di corresponsabilità perché richiede molto tempo ed energie anche dal punto di vista formativo. Non sempre c’è disponibilità e attitudine mentale. Grandi passi sono stati fatti rispetto al passato ma è un grande cammino. Non ci nascondiamo che a volte nel clero ci sono resistenze nella maturità di questo approccio corresponsabile. Mi auguro andremo avanti illuminati dal Concilio Vaticano II.

- Quali sono i luoghi della corresponsabilità?

Anzitutto il Consiglio pastorale diocesano, presieduto dal Vescovo e composto dalle rappresentanze di presbiteri, religiosi e parrocchie. È un luogo di riflessione ed elaborazione del progetto diocesano. Poi c’è il Consiglio pastorale parrocchiale che fa più fatica. In molti casi funziona bene, in alcuni invece più che luogo di riflessione è occasione per programmare singole decisioni.

Infine c’è il Consiglio diocesano per gli affari economici, dove i rappresentanti di tutte le componenti della diocesi sostengono il Vescovo nell’opera di amministrazione. Dunque è un importante luogo di corresponsabilità perché insieme si dispone dei beni della diocesi. Questi organismi sono una grande eredità del Concilio.

- Ci sono luoghi in cui presbiteri, religiosi e laici manifestano meglio ciascuno le proprie doti e relative responsabilità?

In verità a livello regionale c’è un altro organismo, l’Istituto Pastorale Pugliese, che da anni investe in formazione condivisa, come per esempio l’itinerario biennale per operatori pastorali in cui presbiteri, religiosi e laici si formano insieme e questo fa maturare la mentalità di cui si diceva prima. Sono 60-70 persone che per un mese intero vivono insieme questa esperienza. Si tratta di una sperimentazione pilota a livello nazionale che sta riuscendo bene e ci rende felici.

- Quali strumenti si possono adottare per agevolare la corresponsabilità?

Sicuramente la creazione di luoghi e itinerari formativi condivisi. Qui si crea una vera mentalità e solo questa è garanzia che i singoli strumenti possano funzionare, altrimenti si pensano degli strumenti ma questi poi non hanno le gambe per andare avanti e ravvivarsi all’interno.

Naturalmente queste esperienze hanno ricadute sulle singole diocesi e gli uffici diocesani pastorali. È importante creare all’interno di ciascuna curia delle equipe di operatori laici, presbiteri e religiosi che, una volta entusiasmati, possano quasi a cascata e per contagio ripetere tutto ciò nelle singole realtà.