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Convegno Ecclesiale Regionale. Intervista a Mons. Domenico Cornacchia

La Chiesa di Puglia si prepara al terzo Convegno Regionale sul tema "I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi", in programma a San Giovanni Rotondo dal prossimo 27 aprile al 30 aprile. Oltre 350 delegati dalle 19 Diocesi regionali si interrogheranno sui temi del laicato cattolico (Educatori, Corresponsabili, Testimoni) per aprire un confronto che sappia coinvolgere le identità e le istituzioni sociali dalla famiglia, all'associazionismo, alla pubblica amministrazione, al mondo dell'economia e del lavoro, alla luce di una attuale riproposizione del Vangelo. Sono state realizzate delle interviste ad alcuni Vescovi sulle nove aree di discussione in cui si articolerà il convegno stesso.

puglia2.jpgIntervista a Mons. Domenico Cornacchia, Vescovo di Lucera-Troia, in preparazione del III Convegno Ecclesiale regionale di san Giovanni Rotondo (27 - 30 aprile 2011) sul tema: " I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi".

 

 

 

12304_1g.jpg- All’interno della comunità il sacerdote è stimolo e guida per i laici o è ancora visto come a un grado superiore di santità?

Personalmente sono Vescovo da circa quattro anni, ma per moltissimo tempo sono stato in parrocchia e formatore a Molfetta, ero padre spirituale in seminario. Sono uno dei molti fortunati perché faccio parte della stagione conciliare, il “grande catechismo della Chiesa moderna” come lo chiamava Giovanni Paolo II, che ha messo in rilievo il ruolo dei laici. Per esempio al Concilio per la prima volta i laici erano ammessi come uditori.

Tuttavia esistono sacche di resistenza: ci sono preti che si ritengono anche inconsciamente detentori della pastorale ordinaria della Chiesa. Questo Convengo ben ha fatto a riservare al tema una sessione di studio e confronto.

Nella mia diocesi stiamo lavorando verso la costituzione di consigli laicali per persuadere i laici che non sono ai margini ma hanno un ruolo determinante e fattivo nell’andamento della Chiesa. Io dico che responsabilità è corresponsabilità. In questo modo ciascuno prende coscienza di quello che è ed esce dal proprio io, dal proprio gruppo, comunità o parrocchia e diventa cittadino universale della Chiesa. Non si è cristiani se non si è cittadini universali. La Puglia, bellissima regione ecclesiastica, esprime il desiderio, l’ansia della vocazione laicale.

 

- I laici avvertono questa corresponsabilità o sentono il proprio apporto esclusivamente collaborativo?

Sono convinto che questa dimensione non sia un’utopia ma realtà. Lo vedo e lo constato. I laici, quando ricevono una missione, la accolgono. Pensiamo alla catechesi o all’insegnamento scolastico della religione che è impartito per la maggior parte da laici. Abbiamo il dovere di far prendere sempre più coscienza di ciò e spero che il loro lavoro sia promosso non per benevola concessione ma perché è al tempo stesso un loro diritto e dovere, che spetta in funzione del posto primario che i laici occupano.

 

- Come si può incrementare questa corresponsabilità?

Per me al primo posto c’è l’evangelizzazione, l’annuncio della Parola. Occorre favorire la conoscenza diretta della Sacra Scrittura con corsi istituzionali di formazione. Nella nostra diocesi abbiamo avviato una scuola di formazione teologica per laici che comprende 350 studenti: mamme, papà, giovani, pensionati e professionisti. Siamo già al secondo anno.

In secondo luogo, i sacerdoti devono accompagnare la formazione dei laici, non devono abbandonare il loro ruolo di direzione spirituale. Le coscienze devono prendere consapevolezza della missione. E poi è determinante il confronto con altre realtà, la partecipazione a convegni e seminari di studio.

 

- Crede in itinerari formativi condivisi?

Ho visto il primo 30 anni fa, a Parigi, dopo il Concilio. Io ero uno studente di teologia e mi suscitò qualche perplessità. Poi invece l’ho visto allargarsi a macchia d’olio. Non sono poche le iniziative che abbracciano laici e ordinati nello stesso cammino. Le barriere sono di pregiudizio. Dobbiamo tutti sentirci impegnati nell’abbattimento di queste barriere. Se Cristo è il fulcro della vita pastorale l’apporto per la costruzione di una nuova Chiesa non sarà solo un sogno ma una realtà.