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Credere in Cristo significa volere l’unità

E’ questa una felice espressione di Giovanni Paolo II il quale nella sua Lettera Enciclica “Ut unum sint” (1995) così dichiara: “Credere in Cristo significa volere l’unità; volere l’unità significa volere la chiesa; volere la chiesa significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del Padre da tutta l’eternità.” (n° 9)

Mi è piaciuto citare questo passaggio dell’Enciclica nel tentativo di dipingere con una semplice pennellata l’esperienza ecumenica vissuta dalla Chiesa di Bari-Bitonto durante i 50 anni decorsi dall’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II. Senza dubbio la storia diocesana della riconciliazione tra le Chiese e le comunità ecclesiali, separate dalla Sede Romana, ha assunto sin dai suoi inizi il carattere di “vita di Chiesa”, cioè di “popolo di Dio”. Inizierei, a questo proposito, con il sottolineare il carattere “ecclesiale” dell’Istituto di Teologia Ecumenico Patristica, Greco-Bizantina “S. Nicola” per i corsi e gradi accademici di “ecclesiologia di comunione”.

Il 1° ottobre del 1968, a tre anni appena dalla chiusura del suddetto Concilio (1965), l’allora arcivescovo di Bari, Mons. Enrico Nicodemo, con i 19 Vescovi della Conferenza Episcopale Pugliese firmava il Decreto di erezione del suddetto Istituto, specificandone dopo i destinatari, (clero e laicato), la finalità di “incrementare gli studi teologici e religiosi, e di promuovere, attraverso lo studio della patristica orientale, l’attività ecumenica, a cui questa terra sembra particolarmente destinata per la vicinanza con l’Oriente cristiano e per il vincolo spirituale con cui ad esso è legata nel nome di S. Nicola di Bari”.

E’ dunque la presenza a Bari della tomba di S. Nicola che, ispirando una profonda venerazione verso il Santo presso le comunità cristiane, cattolica e ortodosse (si pensi ai folti e ininterrotti pellegrinaggi), è divenuta da 9 secoli il segno e il legame di unità tra le Chiese di Oriente e di Occidente.

Dalla Basilica di S. Nicola sin dagli anni ‘50’ del secolo scorso sono iniziate le esperienze di preghiera ecumenica con la celebrazione delle Divina Liturgia Orientale secondo i diversi riti greco bizantini, copti, siri e armeni. Qui a Bari, terra di S. Nicola, sono giunti, pellegrini di unità, i sommi pontefici Giovanni Paolo II (1984) e Benedetto XVI (2005). La lampada uniflamma accesa sulla tomba del Santo, il 26 febbraio 1984, da Giovanni Paolo II e dal Metropolita di Myra, greco ortodosso, Chrysostomos Komstantinidis, risplende ininterrottamente, nel buio delle divisioni ecclesiali, ancora persistenti, come lucerna di fede orante per l’unità dei cristiani come Cristo vuole e con i mezzi che Cristo vuole (mercoledì di S. Nicola).

Per volontà dell’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Francesco Cacucci, dal 2006 le comunità parrocchiali, facenti parte dei 12 Vicariati diocesani, si recano a turno, ogni anno, presso la Basilica di S. Nicola, per animare la celebrazione eucaristica, in occasione dei 9 Mercoledì Maggiori, precedenti la festa di S. Nicola del 6 Dicembre.

A partire dai canti liturgici orientali, svolti presso la Basilica di S. Nicola, si è sviluppata l’esperienza della Corale Ecumenica “A. Sinigaglia”, del Gruppo Ecumenico di Bari (GEB, gruppo interconfessionale di laici e ministri ordinati di varie confessioni cristiane, fondato nel 1978, per opera del Segretariato Diocesano per l’Ecumenismo e delle Comunità cristiane evangeliche di Bari). La Corale Ecumenica anima con inni, tratti dalle diverse tradizioni cristiane, gli incontri di preghiera ecumenica presso le diverse parrocchie della diocesi (due incontri al mese) affinché tutta la Chiesa Locale e per tutti quasi i mesi dell’anno preghi per l’unità dei cristiani. Il culmine della “diocesanità” dell’ecumenismo spirituale barese è la celebrazione annuale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 Gennaio). Il Centro Ecumenico della Basilica di S. Nicola “Salvatore Manna”, in stretta collaborazione con il Segretariato Diocesano per l’Ecumenismo, non che con l’Istituto di Teologia Ecumenica “S. Nicola”, cura la pubblicazione del libretto della Settimana. Il testo ufficiale, che è unico per tutte le chiese del mondo cristiano, viene rivisto ed integrato in dimensione diocesana, con l’aggiunta di didascalie storico-dottrinali sulle diverse tradizioni cristiane, di preghiere nei diversi riti cristiani, oltre che dei commenti biblico-patristici ai vangeli proposti ogni giorno dell’Ottavario di preghiera. Nella domenica, inclusa nella Settimana di preghiera, da anni presso la Basilica di S. Nicola, Padre Arcivescovo, Mons. Francesco Cacucci, presiede l’incontro diocesano di preghiera alla presenza non solo dei ministri ordinati  delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, ma anche di numerosi fedeli appartenenti a varie comunità ortodosse orientali, greca, russa, georgiana, copto-etiopica, copto-eritrea. Sono queste diverse chiese ortodosse, costituite da comunità di emigranti stranieri, a rendere l’ecumenismo barese sempre più “popolare”. Per il diffondersi del fenomeno migratorio in Puglia da anni il Segretariato Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso collabora con la Fondazione Diocesana “Migrantes”. Infine, con l’autorizzazione di Padre Arcivescovo di Bari-Bitonto, ogni comunità ortodossa può celebrare la Divina Liturgia domenicale presso le diverse chiese in Bari Vecchia: S. Gregorio (rito ortodosso rumeno),  Santa Chiara (rito bizantino georgiano), di San Gaetano (rito ortodosso copto), S. Colomba ( rito ortodosso greco) di San Giacomo ( rito ucraino). Sarà forse questo il volto della Chiesa futura di Bari-Bitonto: Chiesa di Chiese?

 

Sac. Angelo Romita

Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso

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