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Da Rossano a Bari, una transizione nel nome di san Nicola

Oggi le celebrazioni guidate da monsignor Francesco Cacucci, amministratore apostolico di Bari-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica. Ieri, monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo eletto di Bari-Bitonto (l'ingresso ufficiale è previsto il 25 gennaio), con una delegazione della diocesi di Rossano-Cariati, della quale è ancora amministratore apostolico e che ha guidato per sei anni, è stato ricevuto da papa Francesco

051220--mons-giuseppe-satriano_2858742.jpgOggi la Chiesa celebra la festa di San Nicola, un santo molto venerato in Italia sia dai cattolici di rito romano e di rito bizantino e sia dagli ortodossi. San Nicola, nel nostro Paese, è patrono di diocesi, di città e tante sono le chiese a lui dedicate. A Bari, dove si conservano le reliquie, e dove la festa di San Nicola è molto sentita dall’intera popolazione, questa mattina, molto presto, suono a festa delle campane e alle 18 celebrazione eucaristica presieduta da  monsignor Francesco Cacucci, amministratore apostolico di Bari-Bitonto e delegato pontificio per la Basilica seguito dalla consegna delle chiavi della Città al Santo da parte del Sindaco, Antonio Decaro. Il tutto avviene a porte chiuse a causa della pandemia senza la processione per le vie della città e questa mattina niente cioccolata calda all'alba come da tradizione.

Dal 1087 San Nicola di Mira è universalmente conosciuto anche come San Nicola di Bari e, in questa città, accorrono da tutto il mondo a pregare alla sua tomba. Ieri, vigilia della festa, tanto cara ai baresi, l’arcivescovo eletto di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, insieme ad una delegazione della diocesi di Rossano-Cariati, della quale è ancora amministratore apostolico e che ha guidato per sei anni, è stato ricevuto da papa Francesco. Un incontro che il presule ha vissuto come “segno di benedizione” per la storia di entrambe le diocesi: Rossano-Cariati e quella che si appresta a guidare dal prossimo 25 gennaio quando entrerà ufficialmente come nuovo arcivescovo. Durante l’udienza monsignor Satriano ha fatto dono al papa di una copia facsimilare del Codex Purpureus Rossanensis, un’icona di Maria SS. Achiropita, protettrice della diocesi calabrese, di alcuni manufatti realizzati al telaio e delle clementine, frutto tipico del territorio. Proprio il Codex è stato esposto a Bari durante l’incontro su “Mediterraneo frontiera di pace”, del febbraio scorso. Il Papa – ha detto monsignor Satriano dopo l’incontro - “ha fatto dono della Sua benedizione per entrambe le Chiese, quella di Bari-Bitonto e quella di Rossano-Cariati, attraversate dalla bella devozione alla Vergine Odigitria, venerata in entrambe le realtà ecclesiali, e a San Nicola, molto caro al popolo pugliese e calabrese”. “La gioia sperimentata nell’abbraccio con il Pontefice, alla vigilia della festa del Santo di Mira, dona – ha aggiunto il presule rivolgendosi ai fedeli di entrambe le diocesi - calore e speranza a quanti, nelle nostre realtà, provano la mortificazione di questi giorni. Siamo spronati a rilanciare quella capacità di stringerci gli uni agli altri, in una rinnovata fraternità, carica di attenzione ai più bisognosi, secondo lo spirito di questo grande pastore venuto dall’Oriente, innamorato di Cristo e vero dono della Divina Provvidenza”. Il dialogo con il Papa è stato “cordiale” e “ricco” di attenzione alle situazioni pastorali di entrambe le Comunità diocesane, per le quali il Pontefice “ha espresso pensieri di incoraggiamento, ponendo un ricordo e un saluto caro per l’Arcivescovo Cacucci e per il suo generoso ministero speso a servizio della Chiesa”.

In Calabria il santo è molto venerato a partire dall’Eparchia di Lungro che lo ha come patrono. Ieri sera a conclusione del Novenario la benedizione di piccoli pani portati nelle famiglie come “benedizione del Santo”. E oggi solenne Liturgia Eucaristica presieduta dall’Eparca mons. Donato Oliverio. La festa di San Nicola – spiega Oliverio - è molto importante e fortemente sentita in tutto il mondo cristiano, in modo particolare dai fedeli delle chiese bizantine, sia cattoliche che ortodosse, soprattutto nei Paesi dell’Europa Orientale, ed anche nel mondo protestante di quegli stessi Paesi”. La Diocesi di Lungro, guidata da mons. Oliverio, lo scorso anno, in occasione del Primo Centenario della istituzione della Eparchia, ha voluto rendere omaggio al grande santo protettore realizzando un pellegrinaggio alla tomba del Santo a Bari, con la celebrazione della Divina Liturgia. Il messaggio di San Nicola oggi a noi è quello di “diventare santi, come Dio ci vuole – dice il vicario generale dell’eparchia, papas Pietro Lanza - nelle difficoltà del cammino quotidiano, nelle sofferenze e nelle gioie, esercitando in maniera costante la pazienza e perseverando, con fortezza, nel cammino sulla buona via, che è il Cristo stesso”.

In Calabria il culto a San Nicola è molto antico. Nell’intera regione il 10 percento delle parrocchie è dedicata a questo santo da solo o come co-titolare come ha rivelato recentemente il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, nel volume “San Nicola il santo più venerato in Calabria” (Progetto 2000). A San Nicola sono intitolate anche tre cattedrali: quella della diocesi dello stesso monsignor Renzo, di Lungro e quella di San Marco Argentano-Scalea. In regione su 409 comuni 53 (quasi il 13%) sono sotto il patronato di san Nicola. Oggi, nella parrocchia di San Nicola a Mendicino, guidata dal parroco don Enzo Gabrieli, iniziativa di solidarietà a favore dei bisognosi. Questa mattina la distribuzione del pane a tante famiglie e l’invio di una tonnellata di latte in Venezuela. E poi l’assegnazione del premio “narrare la solidarietà” ad una giovane infermiera del luogo, Francesca Apa, che dopo la laurea a L’Aquila è stata chiamata al reparto geriatria di Ancona. Qui, in piena pandemia, ha chiesto di essere trasferita – ci racconta don Gabrieli – nel reparto di terapia intensiva per assistere i malati covid. La storia sul culto a questo santo in Calabria – scrive mons. Oliverio, “ci invita a ripensare alla storia di santità che ha attraversato la nostra Regione in ogni suo più recondito angolo, che ha parlato al cuore di tutti, uomini e donne, ricchi e poveri, e che suggerisce, oggi, all’uomo moderno, un modello di vita che recuperi valori e principi irrinunciabili”.

Raffaele Iaria

© www.famigliacristiana.it, domenica 6 dicembre 2020