«Dall'amore di Dio impariamo ad amare»

Papa Francesco ha svolto la catechesi in piazza San Pietro dopo il consueto giro di saluti con i fedeli festanti.
 Si è dato lettura del Vangelo di Luca (7, 36-45) nel  quale Gesù entra a casa del fariseo Simone, dal quale viene invitato a  pranzo e lì vi incontra una donna conosciuta in tutta la città come  peccatrice.   
«Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato   l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e   li ha asciugati con i suoi capelli (...) Tu non hai unto con olio il mio  capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti   dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece  colui al quale si perdona poco, ama poco».


Nel passo del Vangelo di Luca «risalta - ha sottolineato Papa Francesco -  il confronto tra le due figure: quella di Simone, lo zelante servitore  della legge, e quella dell’anonima donna peccatrice. Mentre il primo  giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda con i suoi gesti  esprime con sincerità il suo cuore. Simone, pur avendo invitato Gesù,  non vuole compromettersi né coinvolgere la sua vita con il Maestro; la  donna, al contrario, si affida pienamente a Lui con amore e  venerazione».
 Papa Francesco nel commentare il brano evangelico aggiunge che lo stesso  fariseo «non concepisce che Gesù si lasci 'contaminare' dai peccatori»,  «pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli e  tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero lebbrosi». 
 «Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra peccato e peccatori.  Se con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori  - cioè tutti noi -. siamo come dei malati, che vanno curati». E qui  Papa Francesco torna a parlare della medicina misericordia: «Per curarli  è necessario che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi», mentre  questi ultimi «per essere guariti devono riconoscere di aver bisogno del  medico». 
 «Tra il fariseo e la donna peccatrice, Gesù si schiera con quest’ultima.  Gesù è libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di  esprimersi, il Maestro la lascia fare», Egli non ha alcun timore di  essere contaminato. «Gesù è libero, perché si trova vicino a Dio Padre  misericordioso». «Anzi, entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella  condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei  suoi concittadini, i quali la insultavano, la condannava: «I tuoi  peccati sono perdonati» (v. 48). La donna ora può dunque andare “in  pace”. Il Signore ha visto la sincerità della sua fede e della sua  conversione; perciò davanti a tutti proclama: «La tua fede ti ha  salvata» (v. 50). Da una parte quella ipocrisia di questi dottori della  legge, dall'altra l'umiltà e sincerità di questa donna».
 Papa Francesco nel prosieguo della catechesi: «A questo punto, uno  stupore ancora più grande assale tutti i commensali: 'Chi è costui che  perdona anche i peccati?' (v. 49). Gesù non dà una esplicita risposta,  ma la conversione della peccatrice è davanti agli occhi di tutti e  dimostra che in Lui risplende la potenza della misericordia di Dio,  capace di trasformare i cuori.
 La donna peccatrice mostra il legame tra fede, amore e riconoscenza. «Le  sono stati perdonati 'molti peccati' e per questo ama molto; 'invece  colui al quale si perdona poco, ama poco' (v. 47). Anche lo stesso  Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato condonato di  più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di misericordia; e da  questo amore, che sempre ci precede, tutti noi impariamo ad amare». 
 «Grazia è sinonimo di misericordia» ha concluso Papa Francesco,  «lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il  discepolo attinge e su di esso si fonda; di questo amore ognuno si può  nutrire e alimentare. Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a  nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella  società si comunica a tutti la misericordia del Signore».
Gli appelli e i riferimenti di Papa Francesco
 Nel salutare i fedeli provenienti dall'Ucraina Papa Francesco ha ricordato il disastro di Chernobyl:  «Esprimiamo la nostra riconoscenza ai soccorritori e per tutte le  iniziative con cui si è cercato di alleviare le sofferenze e i danni».
 Non è mancato un riferimento alla tragedia in Ecuador Francesco, infatti ha espresso "vicinanza e affetto" per "i nostri fratelli dell'Ecuador, "tanto colpiti" dal terremoto.
 Infine al termine dell'udienza generale Papa Francesco ha rilanciato l'apello per la colletta a favore dell'Ucraina:  «La popolazione dell’Ucraina soffre da tempo per le conseguenze di un  conflitto armato, dimenticato da tanti. Come sapete, ho invitato la  Chiesa in Europa a sostenere l’iniziativa da me indetta per venire  incontro a tale emergenza umanitaria. Ringrazio in anticipo quanti  contribuiranno generosamente all’iniziativa, che avrà luogo domenica  prossima, 24 aprile».
© Avvenire, 20 aprile 2016
            