Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Discarica vicino alla scuola. Trafficanti di rifiuti tossici: «I bambini? Che muoiano»

Duecentomila tonnellate smaltite abusivamente in due discariche della provincia di Livorno tra il 2015 e il 2016. Il capo della Procura: «Un certo modo di gestire e trattare i rifiuti è significativo»

Raccapricciante. Rischi per lo stoccaggio abusivo di rifiuti pericolosi in una discarica vicino a una scuola? «Ci mancavano anche i bambini che vanno all’ospedale. Che muoiano». Parole dette al telefono al suo interlocutore, ridendo, con accento toscano, da uno degli indagati dalla Dda di Firenze per traffico illecito di rifiuti, che ha portato all’arresto di sei persone.

«M’importa una s... che bambini si sentan male – continua l’uomo, che non sa di essere intercettato –, io li scaricherei in mezzo alla strada i rifiuti». E l’interlocutore aggiunge: «Ci sono bidoni col mercurio dentro». Circa 200mila tonnellate – secondo gli inquirenti – sarebbero state smaltite abusivamente in due discariche della provincia di Livorno, tra il 2015 e il 2016, dalla presunta organizzazione criminale scoperta dalla Dda fiorentina, che ieri ha disposto l’arresto di sei persone. Così sarebbero stati realizzati profitti illeciti per 26 milioni di euro, omettendo tra l’altro di versare 4,3 milioni di euro di ecotasse alla Regione Toscana. I rifiuti speciali, spesso pericolosi (come stracci imbevuti di sostanze tossiche, filtri olio motore e toner), venivano miscelati con altri e mascherati come ordinari, per abbattere i costi di smaltimento.

I sigilli sono scattati per due aziende di Livorno attive nel settore del recupero e del trattamento dei rifiuti, la Lonzi Metalli srl e la Rari srl. Da queste aziende i rifiuti sarebbero transitati in due discariche del Livornese gestite da due aziende a partecipazione pubblica, la Rea di Rosignano Marittimo e la Rimateria di Piombino.

Una parte consistente degli scarti tossici, almeno tre tir a settimana, arrivava nelle discariche del Livornese da una ditta di Prato, la Fbn srl, specializzata nel trattamento dei rifiuti. Il metodo è vecchio, collaudato e svelato da alcune telecamere nascoste piazzate dagli investigatori: i tir carichi di rifiuti pericolosi passano nei cortili delle ditte specializzate nello smaltimento e ne escono subito dopo senza che fosse stato eseguito alcun trattamento. Quindi rifiuti, entrati come pericolosi, escono ordinari e pronti per finire in discarica.

«Siamo di fronte a un gruppo che commetteva il maggior numero di reati in questa materia – spiega, riferendosi alla Terra dei fuochi, il Procuratore capo di Livorno, Ettore Squillace Greco, che ha coordinato le fasi iniziali delle indagini quando ricopriva l’incarico di sostituto alla Dda di Firenze -. Si tratta di episodi che non hanno nulla a che fare con la camorra, ma un certo modo di gestire e trattare i rifiuti è significativo».

Torna in mente quanto scritto dalla Direzione nazionale antimafia nella sua ultima Relazione: «Se prima le strutture dedite alla criminalità ambientale per aver luoghi dove smaltire illegalmente si rivolgevano alla camorra», adesso quelle stesse strutture «dispongono di discariche legali dove operare illegalmente» e «di quanto occorra per farlo». Dunque oggi «il crimine ambientale si basa sulle proprie forze» e ha saputo perfezionarsi «per rendersi completamente autosufficiente», a parte «la necessità d’instaurare rapporti con i pubblici poteri attraverso la corruzione, che ha chiunque opera in grande stile in ambiti criminali».

Pino Ciociola

© Avvenire, giovedì 14 dicembre 2017

Prossimi eventi