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Dossier Difendere la famiglia diventa un crimine

il parlamento discute un'assurda legge sull'omofobia. Pene più severe per chi commette atti violenti a carattere omofobico? tutti d'accordo. ma un no deciso alla censura e alla criminalizzazione di chi vuole difendere la famiglia.

1 Difendere la famiglia non è omofobia

 

Le conseguenze paradossali e assurde della legge sull'omofobia attualmente all'esame della Commissione Giustizia della Camera.

Rendere più severe le pene per chi commette atti violenti a carattere omofobico, non è affatto in discussione. Anzi! C’è piena approvazione. Ciò che crea grande perplessità, invece, è il voler penalizzare a tutti i costi (mettendola a tacere) la libertà di pensiero e di opinione, ponendo sullo stesso piano coloro che compiono discriminazioni e abusi con chi, per ragioni di fede e/o di principi morali, vede nella famiglia tradizionale, costituita dall’unione tra un uomo e una donna, un modello valido da seguire e proporre alla società intera. O con chi, per gli stessi motivi, non condivide la possibilità di far adottare i bambini da parte di coppie gay. Questa, in sintesi, la motivazione che ha spinto numerosi esponenti di tutti i gruppi politici (cattolici e non) a depositare circa 350 emendamenti per riconsiderare alcuni aspetti nevralgici del ddl contro l’omofobia. Nei giorni scorsi, di questa proposta di legge è stata avviata la fase di analisi e discussione da parte della Commissione Giustizia di Montecitorio. In questi giorni è prevista l'approvazione in aula.
Hanno generato seria preoccupazione anche altri aspetti. Innanzitutto, il contenuto dell’articolo 1 della proposta di legge. Esso affronta la questione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, intesa come la «percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico». Il rischio insito in una simile definizione è legato, secondo quanto denunciato dall’associazione “Giuristi per la vita” (che raccoglie avvocati ed esperti di diritto impegnati a difendere e tutelare la vita e la famiglia), al fatto di vedere la volontà individuale imporsi irrimediabilmente sulla realtà, per cui «non si è uomo o donna secondo il dato oggettivo derivante dalla natura, ma secondo il pensiero soggettivo capace di determinare ciò che si vuole essere». In altre parole, viene ad affermarsi in modo incondizionato la teoria del gender. Pericoloso ed estremamente ambiguo, inoltre, il risvolto che tale posizione eserciterebbe all’interno del mondo del lavoro. Da un lato, infatti, è chiaro che l’orientamento sessuale non possa costituire in sé stesso un elemento di discriminazione. Ma, d’altro lato, il ddl non potrà in alcun modo impedire agli enti o agli istituti religiosi di prediligere, per ruoli legati specificamente alla formazione, all’insegnamento o all’educazione, persone fedeli alle indicazioni morali che portano avanti le stesse istituzioni.
A tal proposito, gli emendamenti proposti da alcuni esponenti del Pdl (come Roccella, Costa e altri ancora), di Scelta Civica (Binetti, Marazziti, etc.), della Lega e del Pd (Preziosi, Bobba, Fioroni, etc.) sono nati con uno scopo ben preciso: ovvero non trasformare la legge da valido mezzo di tutela a favore delle persone divenute vittime di violenza e discriminazione a “strumento a buon mercato” per imporre modelli culturali, credenze e ideologie non accolte o condivise da tutti. Non si può, infatti, ritenere colpevole di un reato chi, per esempio, ritiene l’atteggiamento omosessuale una forma di peccato.
O ancora, una cosa è «combattere le associazioni razziste, un’altra è chiedere lo scioglimento forzato per associazioni che si battono contro il matrimonio gay», spiega Eugenia Roccella del Pdl.
Un ultimo punto controverso corrisponde a quella sezione della legge che intende punire con la reclusione fino a un anno e sei mesi chi incita a commettere oppure commette di sua iniziativa atti discriminatori a causa dell’orientamento o dell’identità di genere della vittima. In questo modo, sottolineano i "giuristi per la vita", «non sarà più lecito sollecitare i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay, o a escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, né sarà più lecito organizzare una campagna di opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul “matrimonio” gay o sull’adozione dei minori agli omosessuali». In sostanza, lo sfondo teorico di questo ddl si abbevera alla fonte di alcune ideologie, come quella del gender e del "matrimonio per tutti".
Questo “ingombro”, tuttavia, rischia di oscurare l’obiettivo principale della proposta di legge contro l’omofobia: tutelare le vittime oggetto di discriminazione e favorire un percorso di maggiore tolleranza e rispetto. A conti fatti, si è ben lontani da questa prospettiva.

Simone Bruno

© Famiglia Cristiana, 17 luglio 2013

 

2 Una legge ingiusta e pericolosa

 

 

 

All'esame del parlamento una legge contro l'omofobia. Il parere di Francesco Belletti presidente del Forum delle associazioni familiari.


Ci sono, sostanzialmente due grosse criticità riguardo la proposta di legge pensata per combattere l'omofobia. Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni familiari ci spiega rischi e ingiustizie di un testo la cui stesura sta, in questi giorni, giungendo alla stretta finale.

- Quali sono queste criticità?

«Innanzitutto il fatto che viene introdotto in un testo giuridico una definizione di tipo sociologico e quindi "soggettiva". L'oggetto in questione, l'dentità sessuale, viene definita "percezione che uno ha di sé". E' molto grave,  significa non dare fondamento giuridico all'identità di genere».

- Il secondo grave aspetto che la preoccupa?

«E' il forte rischio che valutazioni etiche, morali o politiche in contrasto con l'ideologia del gender, proposto dalla legge, siano tacciate di istigazione all'omofobia. Per esempio non si potrebbe più sostenere che per l'equilibrata educazione di un bambino sono necessari un padre e una madre cioè un principio maschile e uno femminile»

- Come si combatte invece l'omofobia?

«La lotta agli odiosi comportamenti omofobi e alle violenze generate da qualsiasi pregiudizio va combattuta senza se e senza ma. Senza però generare strumenti ideologici che rischiano di attaccare la libertà di espressione così nettamente difesa dall'articolo 21 della nostra Costituzione».

- Una legge quindi non solo ingiusta ma anche pericolosa?

«Certo. Si parla persino di reclusione per chi viene condannato e successiva riabilitazione da svolgere presso le associazioni per i diritti degli omosessuali...  Comunque su temi così radicati nella cultura e nella storia di un paese non servono vittorie ottenute con una risicata maggioranza parlamentare. Serve  piuttosto un dibattito serio che coinvolga tutti i cittadini»

© Famiglia Cristiana, 17 luglio 2013

 

3 Matrimonio gay: distinguiamolo dalla richiesta di diritti

 

 

Il matrimonio tra uomo e donna, che fonda la famiglia, è un’altra realtà. Non giova a nessuno,nemmeno ai gay e alle lesbiche, confondere realtà che sono oggettivamente diverse. Ricordarlo non significa lanciare messaggi omofobici.
A dimostrazione del fatto che Famiglia Cristiana ha a cuore da sempre i temi etici e, in modo particolare, la salvaguardia della famiglia tradizionale, riproponiamo una recente intervista (pubblicata il 26 giugno 2013) a Padre Luigi Lorenzetti, che illustra le differenze tra il matrimonio tra un uomo e una donna e le unioni tra omosessuali.

Chiediamo a padre Luigi Lorenzetti, teologo moralista, un commento riguardo la decisione della Corte suprema di Washington di bocciare la legge federale che definisce matrimonio solo quello eterosessuale.

«Voglio sottolineare che è doveroso superare antichi pregiudizi che hanno relegato l’omosessuale nell’ambito del peccato, della perversione, della follia e della malattia. Occorre però senso critico per distinguere le giuste rivendicazioni da quelle ideologiche, come il diritto al matrimonio e all’adozione. Il matrimonio tra uomo e donna, che fonda la famiglia, è un’altra realtà.  Non giova a nessuno - nemmeno ai gay e alle lesbiche - confondere realtà che sono oggettivamente diverse. Altra cosa è, invece, aggiornare il codice civile per riconoscere i diritti individuali dei conviventi, come garantire l’assistenza sanitaria in caso di malattia, la reversibilità della pensione, la successione nella locazione della casa, ecc». 

- E per quanto riguarda le adozioni?
«Il criterio primario da seguire non è il desiderio  dell’adulto, ma il bene del minore. Se difficoltà si verificano  anche da parte della coppia eterosessuale, queste si accrescono nel caso della unione omosessuale. Il minore per crescere ha bisogno, secondo le acquisizioni delle scienze umane, di due genitori maschile/femminile e non di due padri o di due madri. Tanti minori, di fatto, sono in condizioni proibenti la loro crescita psicologica e umana, ma questo non giustifica introdurre, per legge, scelte e decisioni così cariche di problematicità». 

- Come deve comportarsi il mondo cattolico?
«La difesa della giusta causa delle persone omosessuali si costruisce con il dialogo e il confronto tra laici e cattolici. Si tratta, infatti, di questioni umane e non religiose (confessionali). Di certo non la si difende con forme di fanatismo e di esibizionismo».

© Famiglia Cristiana, 18 luglio 2013

4 Difendere la famiglia tradizionale è da omofobi?

 

Le conseguenze paradossali e assurde della legge sull'omofobia attualmente all'esame della Commissione Giustizia della Camera. Se vuoi dire la tua e lasciare un commento, clicca qui