Dossier. Un mondo sempre più assetato
1 Un'agricoltura idroesigente
 La mancanza d'acqua uccide di più di una guerra: nel mondo più di un miliardo di persone soffre la sete, 2,4  miliardi non possono contare sui servizi igienici degni di questo nome e 30.000 sono le  vittime quotidiane dell'emergenza idrica che colpisce il pianeta. Numeri  impressionanti, ricordati ogni anno in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, che  si celebra dal 1992 il 22 marzo.
La mancanza d'acqua uccide di più di una guerra: nel mondo più di un miliardo di persone soffre la sete, 2,4  miliardi non possono contare sui servizi igienici degni di questo nome e 30.000 sono le  vittime quotidiane dell'emergenza idrica che colpisce il pianeta. Numeri  impressionanti, ricordati ogni anno in occasione della Giornata mondiale dell'acqua, che  si celebra dal 1992 il 22 marzo.  
 
 Il tema di quest'anno è profondamente legato a quello della sicurezza alimentare: per produrre la quantità di cibo che una persona consuma in un giorno servono tra i 2 mila e i 5 mila litri d'acqua. Una questione che non interessa solo l'Africa, ma ci riguarda da vicino. Basti pensare, ricorda la Cia (Confederazione italiana agricoltori), le zone europee soggette a stress idrico sono destinate a passare dal 19% odierno al 35% nel 2070. 
 
 Nel nostro Paese ben il 21% del territorio è attualmente a rischio di desertificazione,  il 41% se si considera solo il Meridione. Fenomeno che negli ultimi 40 anni ha determinato un calo del 30% della capacità di ritenzione e di  regimazione delle acque, compromettendo le coltivazioni e accrescendo il rischio  idrogeologico. Per questo La Cia invita a promuovere uno sviluppo agricolo ecosostenibile, puntando sulla ricerca tecnologica. C'è da aggiungere  che il settore agricolo consuma oltre il 50% delle risorse idriche del  nostro Paese e che nel Sud esiste una competizione tra gli usi anche se  la legge dice che l'acqua potabile è una priorità.
2 Profughi idrici
Secondo le stime dell’Oms, 4 miliardi di esseri umani ognianno sono colpiti da diarrea  e 2 milioni e 200.000 muoionoproprio a causa dell’acqua non potabile;  il 10 per cento dellapopolazione dei Paesi in via di sviluppo deve fare i  conti coni vermi intestinali; ogni anno 6 milioni di persone,  infettatedal tracoma, perdono la vista, mentre il colera ha  provocatooltre novanta epidemie a partire dal 1996.Cifre assurde che  rimandano alla dura realtà di Paesi poverie lontani, con i loro drammi  che apparentemente non ci riguardanoda vicino. 
 
 Ma le centinaia di migliaia di profughi che arrivanosu imbarcazioni di fortuna  sulle nostre coste in realtàfuggono più dalla sete che dalla povertà.  Già oggi 67 milioni dipersone nel Nord Africa e 145 milioni nel Sahel  sono minacciatedalla desertificazione: più di 200 milioni di esseri  umani nonhanno altra scelta che spostarsi verso le città della costa  che,non potendo accoglierli, li spingono ancora più lontano. E nel2025  il numero dei profughi ambientali potrebbe quadruplicare.Una pressione  che diventerebbe spaventosa anche nel bacinodel Mediterraneo,  trasformato in una linea di faglia demograficae ambientale; e mentre nel  Nord del mondo ladisponibilità di acqua è destinata a crescere (si  potrebbe arrivarea 2000 metri cubi all’anno per abitante, molto più del  fabbisogno),nell’area mediterranea si dimezzerà.
3 Il mistero dei Maya
L’acqua è sempre stato un fattore che ha condizionato lanascita,  lo sviluppo e la morte di intere civiltà. Secondo Richardson Gill, un  ricercatore americano, sarebbero stati due secoli di terribile siccità a  causare la scomparsa dei Maya in Messico, uccidendo tra i 5 e i 10  milioni di indios. La teoria sibasa sul ritrovamento di enormi croste di  solfato di calcio sul fondo dei laghi dello Yucatan. 
 
 In condizioni di elevata siccità, l’acqua evapora e il solfato di calcio precipita sul fondo  formandodegli strati la cui consistenza permette di valutare lagravità  del problema.Ritornando ai nostri giorni, il 40 per cento della  popolazionemondiale, circa 2 miliardi e 200 milioni di esseri umani,  viveoggi in ottanta Paesi classificati come aridi o semiaridi. E  lapercentuale è destinata a crescere, fino a raggiungere, entro lametà  del XXI secolo, il 65 per cento degli abitanti della Terra.
4 Le guerre dell'acqua tra mito e realtà
La Banca mondiale ha stimato, recentemente, che l’acqua di 263 bacini fluviali  (dal Nilo al Mekong) è uno dei principalifattori di crisi, e potrebbe  portare allo scoppio di conflitti bellici.Questi bacini coprono il 45  per cento delle terre emerse eintorno a essi vive il 40 per cento della  popolazione mondiale.È evidente che qualunque decisione assunta da un  solo Paese può avere pesanti ripercussioni sui Paesi vicini. Finoranon  sono scoppiate delle vere e proprie guerre, ma le tensioni in queste  aree sono in aumento e il futuro è ancora più inquietante. 
 
 Le prossime generazioni rischiano di pagare unprezzo altissimo:  la domanda di acqua, infatti, raddoppia ogni ventuno anni e le risorse  idriche mondiali vengono sfruttate oltre ogni limite di sostenibilità,  soprattutto nei Paesi industrializzati. L’inquinamento e la mancanza di  sistemi di depurazione dei reflui, infine, determinano un progressivo  deterioramento delle fonti, rendendo spesso inutilizzabili fiumi e falde  acquifere. Le risorse idriche diventanoquindi sempre più preziose e  l’acqua è ormai un efficace strumento di pressione, soprattutto dove  scarseggia. 
 
 Emanuele Fantini, esperto di cooperazione internazionale in materiadi risorse idriche,  definisce «idropolitica» l’insieme dirapporti, spesso conflittuali, che  si vengono a creare tra gliStati che condividono lo stesso bacino  idrico. Un esempio per tutti: il progetto turco Gap, che si fonda su un  imponentesistema di grandi dighe che dovrebbero imbrigliare il Tigri  el’Eufrate per garantire lo sviluppo agricolo e industriale  dell’Anatolia sudorientale. Se il progetto turco dovesse andarein porto,  Siria e Iraq si vedranno privati di milioni di metri cubi d’acqua.
 
            
