Domenica di Pentecoste anno B. « Vi guiderà alla verità tutta intera»
Lo Spirito santo, già consegnato da Gesù sulla croce (cf. Gv 19,30) come preludio dell’effusione sui discepoli ad opera del Risorto, è colui che rende presente Cristo nella chiesa, rende i cristiani capaci di testimonianza e accompagna l’evangelizzazione. Secondo il quarto vangelo, lo Spirito è stato alitato da Gesù Risorto sui discepoli nella sua apparizione avvenuta otto giorni dopo la Pasqua (cf. Gv 20,22-23); secondo Luca è sceso più volte sulla nuova comunità cristiana: a Gerusalemme (cf. At 2,1-11), a Cesarea (cf. At 10,44), a Efeso (cf. At 19,6). Modi diversi per narrare la presenza costante dello Spirito nella vita dei cristiani e della chiesa…
Nel brano evangelico odierno ascoltiamo la promessa dello Spirito santo fatta da Gesù ai discepoli durante i discorsi di addio (cf. Gv 13,31-16,33); in tali discorsi è il Signore glorioso che parla ancora oggi a noi. Egli afferma innanzitutto che lo Spirito, il Consolatore-Avvocato che il Padre invierà, avrà il compito di rendere testimonianza a Gesù stesso. Nel processo che si è aperto nella storia, in cui Gesù e i suoi seguaci sono oggetto di accusa e di ostilità, lo Spirito ha il ruolo di avvocato difensore: è lui che rende testimonianza a Gesù; è lui che accompagna i discepoli quando sono chiamati essi pure a rendere testimonianza (cf. Mc 13,11 e par.). Il discepolo è un testimone che ha ascoltato le parole di Gesù, è stato coinvolto con lui fin dall’inizio del suo ministero pubblico (cf. At 1,21-22); ebbene, dopo la morte e resurrezione di Gesù, lo Spirito santo abilita il discepolo a rendere questa testimonianza fino alla morte, fino a confessare il suo Signore dando la propria vita nel martirio.
Lo Spirito santo ha però un’altra importante funzione: quella di guidare i discepoli a comprendere, ad assumere in profondità quelle realtà che, mentre Gesù era con loro, non erano in grado di capire e accogliere: “Il Consolatore, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Ci sono tempi diversi nella comprensione della persona di Gesù Cristo e del mistero della salvezza, come Gesù stesso aveva chiarito a Pietro: “Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai più tardi” (Gv 13,7); “ora tu non puoi seguirmi, ma mi seguirai più tardi” (Gv 13,36). Sì, ci sono parole e gesti di Gesù non immediatamente compresi dai discepoli, così come c’è un non-detto di cui sarà lo Spirito santo a farsi interprete, lui che “dirà tutto ciò che avrà udito e annuncerà le cose future”. E questo – si faccia attenzione – non corrisponderà a una nuova rivelazione, perché lo Spirito santo, “il compagno inseparabile di Cristo” (san Basilio), non si discosterà dal messaggio di Gesù: egli renderà presente e attualizzerà il Cristo, proprio in quanto ascoltatore assiduo del Figlio… Ecco il grande mistero dell’ascolto di Dio, mistero intra-trinitario: il Figlio è sempre in ascolto del Padre; il Padre ascolta l’intercessione del Figlio e l’invocazione dello Spirito; lo Spirito è comunione del Padre e del Figlio. La chiesa non è dunque una comunità orfana, perché ad essa non viene mai a mancare la presenza di Cristo; se infatti è vero che egli, andando al Padre, ha lasciato i suoi nel mondo, li ha però affidati allo Spirito santo, “l’altro – rispetto a sé – Consolatore” (Gv 14,16), colui che è testimone e avvocato. E questo Spirito “guiderà alla verità tutta intera”, offrendo a noi discepoli la possibilità di comprendere sempre meglio la verità: non una verità astratta, ma una verità che è una persona, Gesù Cristo, “via, verità e vita” (Gv 14,6); una verità che sempre precede la chiesa e mai dalla chiesa può essere posseduta; una verità che è interpretata, annunciata e vissuta dalla chiesa ogniqualvolta essa si ricorda di essere opera dello Spirito santo, che la rende corpo di Cristo nel mondo.
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