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I Domenica di Quaresima anno B. La "lotta spirituale"

Inizia il tempo di Quaresima, un tempo di grazia offerto al cristiano, un’occasione di conversione, di ritorno a Dio: si tratta di distogliere i nostri sguardi dai molti idoli che ci seducono, per volgerli all’unico Signore. È dunque un tempo di lotta spirituale, di unificazione di sé, di verità verso se stessi e verso Dio; e tutto nel cammino della conversione

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Il vangelo di questa prima domenica di Quaresima contiene – per così dire – il programma dell’impegno quaresimale: presentandoci Gesù che nel deserto lotta contro le tentazioni, ci ricorda che anche per il cristiano vi sono tempi in cui la lotta contro le seduzioni mondane si fa più vigile e intensa. Se Gesù stesso, il Figlio di Dio, nella sua piena umanità ha dovuto conoscere lo sforzo e la durezza di questo combattimento spirituale, quanto più noi cristiani! L’esperienza vissuta da Gesù al battesimo, quella di sentirsi chiamare dal Padre “Figlio amato” (Mc 1,11), non gli ha dischiuso un percorso al riparo dalle prove, una “via larga”. No, subito dopo aver ricevuto l’immersione nel fiume Giordano da parte di Giovanni il Battezzatore, Gesù è spinto dallo Spirito ad andare nel deserto: il deserto è il regno dei demoni e della morte, ma è anche il luogo in cui, grazie all’assenza di altre presenze, si può cogliere con maggior trasparenza la presenza di Dio. Là Gesù deve affrontare le prove, le tentazioni, quelle conosciute da Israele nei quarant’anni della sua peregrinazione nel deserto (cf. Dt 8,2-5), quelle proprie della condizione umana…

E così in quella “solitudine desolata e ululante” (Dt 32,10) egli si confronta con la possibilità del male, è “tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere il peccato” (Eb 4,15). Sì, realmente Gesù è stato tentato, e lo è stato lungo tutta la sua vita; realmente è stato posto di fronte alla seducente possibilità di uscire, attraverso il peccato, dalla comunione con Dio e dalla solidarietà con gli uomini. Dobbiamo prendere sul serio le tentazioni vissute da Gesù, perché solo così potremo comprendere la sua povertà di uomo e la sua totale solidarietà con noi, nonché la sua vittoria sulle tentazioni. Senza esemplificare le tentazioni in numero di tre, come fanno Matteo e Luca (cf. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), Marco scrive che nel deserto Gesù “rimase quaranta giorni, tentato da Satana”, cioè tentato ripetutamente, continuamente. Di più, questa espressione può essere riferita a tutta la vita di Gesù; anche sulla croce, infatti, al termine della sua vicenda terrena, Gesù sarà tentato di sottrarsi all’obbedienza al Padre, di preservare la propria vita – “salva te stesso scendendo dalla croce!” (Mc 15,30) –, invece di deporla per amore degli uomini, sottomettendosi liberamente a una morte violenta e ingiusta.

La lotta contro le tentazioni è terribile, ma senza di essa il cristiano si arrende alla mentalità mondana, cede al male; egli comincia con il far convivere in sé atteggiamenti religiosi e alienazioni idolatriche, in una sorta di schizofrenia spirituale, per poi giungere a svuotare del tutto la fede. Quando infatti si inizia a non vivere come si pensa, si finisce per pensare come si vive! La lotta spirituale contro il demonio, invece, è volta a conseguire la libertà dei figli a cui ci chiama il Vangelo (cf. Gv 8,34-36), e il cristiano affronta tale combattimento nella convinzione che è Gesù Cristo stesso a lottare nella sua lotta: sicché anche la vittoria è dono e grazia. Segno della vittoria di Cristo su Satana è l’armonia ristabilita tra cielo e terra, tra gli angeli, l’umanità e le bestie selvagge. Un testo extra-biblico giudaico presenta un significativo parallelo a questa annotazione di Marco: “Se farete il bene, gli uomini e gli angeli vi benediranno, le bestie selvagge vi temeranno, il Signore vi amerà e gli angeli vi serviranno” (Testamento di Neftali 8,4). E la vittoria di Cristo su Satana è promessa per il cristiano: ponendo in lui la sua fede, il cristiano può vincere la mondanità che sempre lo tenta (cf. 1Gv 5,4), può ritrovare la pace tra le pulsioni caotiche che lo abitano e lo Spirito santo.

Alla luce di tutto questo si comprende anche il senso delle prime parole di Gesù: “Il Regno di Dio si è avvicinato; convertitevi e credete al Vangelo”. Egli chiama alla conversione, a fare ritorno a Dio aderendo alla buona notizia per eccellenza: Dio regna in Gesù, è lui la buona notizia di Dio per l’umanità. Chi accetta di ascoltare le sue parole e di mettersi alla sua sequela, potrà anche lasciare che la sua lotta operi in lui, giorno dopo giorno.

Enzo Bianchi

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