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II Domenica dopo Natale. "Il Verbo si è fatto Carne"

La liturgia della seconda domenica dopo Natale ci ripropone, come Vangelo, il prologo di San Giovanni; una delle pagine più belle, non solo della Bibbia, ma di tutta la letteratura religiosa, e non solo quella.

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1. La pagina più bella
"In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". E' l'altissimo mistero di Cristo che irrompe, si riversa e invade le profondità dell'anima. "Dans le centre caché d'une clarté profonde…". Ecco che dalle profondità abissali del mistero si sprigiona una luce che "illumina d'immenso" ( Ungaretti) l'avvenimento del Natale.
"E' Cristo il Principio che, avendo assunto la natura umana, la illumina definitivamente nei suoi elementi costitutivi e nel suo dinamismo di carità verso Dio e il Prossimo" (Veritatis Splendor). Ed è in Lui che tutto è stato fatto: lo sterminato universo in cui ci muoviamo e siamo: queste vastità immense che ci sovrastano, le distanze infinite degli spazi interstellari che ci danno le vertigini. La contemplazione della creazione così grandiosa e sconfinata ci dà solo una pallida idea della sapienza infinita del Creatore. "DIO ci chiama incessantemente a prendere parte al meraviglioso spettacolo della creazione secondo il disegno che Egli ha pensato per ciascuno di noi" (Redemptor Hominis).
Ma il culmine e centro del Prologo è: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Mistero dell'unione ipostatica: una Persona e due nature: perfetto in umanità, perfetto in divinità. Consustanziale al Padre nella divinità, consustanziale a noi nell'umanità. Il corpo di Cristo è composto dalle stesse cellule e dagli stessi atomi di cui è composto ogni corpo umano: circa centomila miliardi di cellule di cui ognuna contiene mille miliardi di atomi. Pensate che meraviglia è il corpo umano. Che organizzazione e che complessità. Altro che il sole, le stelle e le galassie che sono molto poveri di informazione, al confronto!…

2. In missione sul pianeta Terra
Dunque, il Verbo ha voluto farsi carne: è stato mandato in missione sul pianeta Terra. E' il più grande avvenimento mai accaduto nella storia degli uomini, unico ed irripetibile: DIO che si fa uomo. Nessun'altra religione ha mai avuto l'audacia di annunciare una cosa simile e nessuna filosofia, pur affermando l'esistenza di Dio, ha mai avuto il coraggio di sostenere che Dio scenda ad abitare con i figli degli uomini e ad occuparsi di loro. Anzi: sarebbe uno scandalo inammissibile e cosa indegna dell'Essere supremo e perfettissimo, assumere una materia corporea con le sue limitatezze e pesantezze, che per di più tornerà in polvere.
Gesù Cristo l'ha fatto (anche se, chiaramente, il suo corpo non è ritornato in polvere, ma è risorto immediatamente) e da allora anche lo scorrere del tempo è suddiviso in "dopo Cristo" e "avanti Cristo". Questo ci testimonia che Gesù non è stato un mito, ma una persona vivente ed esistente in un luogo e un tempo ben precisi. E ha dato anche un corso nuovo alla storia universale, anzi l'ha addirittura spaccata in due: prima di Lui e dopo di Lui. Ormai lo scorrere del tempo è scandito dal passaggio di Cristo.
Ma cos'è di preciso l'Incarnazione? C'è un detto dei Padri della Chiesa, formula latina, sintetica e lapidaria, che la definisce molto bene: "Quod erat permansit; quod non erat assumpsit".
Rimase ciò che era e assunse ciò che non era. Il Figlio di Dio incarnandosi, rimase ciò che era, cioè Dio con tutti gli attributi della divinità: eterno, onnipotente, infinito, onnisciente, immutabile, immenso ecc. Aveva tutto, sapeva tutto, poteva tutto senza limiti di sorta e viveva nella perfetta beatitudine col Padre. Allora, se era già tutto, noi ci chiediamo: cosa mai assunse? Cosa non era?

3. Cosa non era il Figlio di Dio?
Non era il nulla - come spiega molto bene Padre Raniero Cantalamessa- il limite, la povertà, la sofferenza e la morte. Tutto questo il Figlio di Dio, il Verbo che fin dal principio viveva in una perfetta comunione con il Padre, non lo era. Tutta questa pesantezza, limitatezza, fragilità vulnerabilità che abbiamo noi e da cui vorremmo potercene liberare ben volentieri, Cristo liberamente l'assunse, la prese su di sé. Lasciò il suo cielo beato per scendere in questa tragica situazione umana. E' stato vero uomo e in che modo lo è stato, diceva un commentatore: povero, fuggiasco, (fin da neonato dovette sfuggire alla furia di Erode), morto crocefisso fuori dalle mura della città, di una morte ignominiosa, riservata ai peggiori delinquenti. E non è salito al Cielo su un carro di fuoco; prima è morto spremuto fino all'ultima goccia. Più scendere di così non poteva; più condividere l'umana sorte, non era possibile! Follia del nostro Dio che, pur di salvarci dalla catastrofe, si abbassa fino all'inverosimile, e questo scendere diventa condiscendenza, come dicevano i Padri. E così ha dato anche un valore infinito a qualsiasi nostro agire, soffrire e patire, purché lo viviamo per Lui, con Lui e in Lui.

4. Troppo bello?
E così il nostro povero mondo, questo piccolo pianeta Terra in cui viviamo e che ruota negli spazi immensi di miliardi di anni-luce, ha ricevuto una dignità incredibile ed insuperabile: il Figlio di Dio è sceso su di esso: si è fatto "terrestre".
Non si sa se ci siano altri universi abitati nello spazio. Gli astrofisici dicono che fino ad ora non risulta che ci siano, ma anche se un domani, per ipotesi assurda, si scoprissero, chi ha accolto il Figlio di Dio, sarà sempre la Terra, che Lui stesso ha scelto come sua dimora. E la stirpe umana non potrà mai essere superata in dignità perché lo stesso Figlio di Dio, ha voluto farsi uno di noi, della nostra stessa razza. E prendendo un corpo come il nostro, ha fatto sì che anche noi vivremo per i secoli eterni anche con il corpo che risorgerà in quel misteriosissimo ultimo giorno che Lui solo conosce. Troppo bello per essere vero? E invece è più vero del fatto che io sia qui a parlare e voi ad ascoltare, perché noi passeremo, le nostre parole passeranno, cieli e terra passeranno, ma le SUE parole non passeranno mai.

Wilma Chasseur

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