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Francesco abbraccia il Patriarca Kirill

All’aeroporto dell’Avana si sta svolgendo lo storico colloquio: "Finalmente!", è la parola, in italiano, pronunciata da Francesco al suo primo incontro con Kirill, al momento del caloroso abbraccio. A un certo punto Kirill ha anche affermato: "Ora le cose sono più facili". E il Papa, in spagnolo, subito tradotto in russo dall'interprete: "È più chiaro che questa è la volontà di Dio"

Alle ore 20.30 (italiane), per pochi minuti le immagini della diretta del Centro televisivo vaticano hanno mostrato l'abbraccio tra Papa Francesco e il Patriarca russo Kirill.

"Finalmente!". È la parola, in italiano, pronunciata da papa Francesco al suo primo incontro con Kirill. All'inizio del colloquio la parola "hermano" (fratello in spagnolo) è stata ripetuta dal Papa più volte. "Somos hermanos", siamo fratelli, ha ribadito il Pontefice al capo della Chiesa ortodossa russa.
A un certo punto Kirill ha anche affermato: "Ora le cose sono più facili". E il Papa, in spagnolo, subito tradotto in russo dall'interprete: "È più chiaro che questa è la volontà di Dio".

Quali sono i doni che si scambieranno Francesco e Kirill?
Il colloquio tra i due è ancora in corso. Papa Francesco e Kirill, al termine dell'incontro, si scambieranno i doni: il Papa donerà al patriarca di Mosca una reliquia di San cirillo e un calice, il Patriarca di Mosca donerà al Papa una copia, più piccola dell'originale, della Madonna di Kazan.
Il culto della Madonna di Kazan si diffuse in tutta la Russia e le furono dedicate numerose chiese. La sua immagine fu inoltre riprodotta in innumerevoli quadri. Trafugata nel 1904 dalla cattedrale di Kazan, ricomparve all'indomani della Rivoluzione sovietica fuori dalla Russia. Dopo vari passaggi di mano, fu acquistata dall'associazione Blu Army e dal 1985 conservata nel Santuario di Fatima. Nel 1993 fu donata a papa Giovanni Paolo II, devoto della Madonna, che l'ha custodita nel suo studio privato fino a quando, il 28 agosto 2004, l'ha restituita al patriarca di Mosca Alessio II, predecessore di Kirill, quale auspicio per il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. La cerimonia di consegna si svolse presso la Cattedrale della Dormizione per mano del cardinale Walter Kasper, l'allora presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

L'analisi «a caldo» di padre Lombardi
Il Papa crede molto negli incontri che fanno camminare le idee: lo ha ricordato anche padre Federico Lombardi intervistato da Tv2000: «Il Papa ha detto incontrando Kirill 'Fratello, finalmente'. Abbiamo la sensazione di essere arrivati a un traguardo, ma anche a un punto di partenza. La chiesa ortodossa russa è un tassello fondamentale del quadro ecumenico. Questi segni che parlano di dialogo e di desiderio di unione sono estremamente positivi: speriamo che la strada da percorrere sia molto fruttuosa, di amicizia e testimonianza di fede».
«Il Papa era molto contento. E anche sul volto di Cirillo ho visto grande gioia» ha proseguito il portavoce della Sala Stampa Vaticana, augurandosi il patriarca russo «possa condurre il patriarcato di Mosca sulla strada di una profonda riconciliazione». Quello che è evidente ha aggiunto padre Lombardi è nel mondo di oggi ci sia un grande bisogno di annuncio del Vangelo» di fronte alla secolarizzazione che avanza, alla crisi umanitaria dei migranti, alla persecuzione dei cristiani, «tutti temi potranno essere al centro della dichiarazione congiuta»

Il tweet di Bartolomeo I
"Pregando per i miei fratelli in Cristo, Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Contento che il dialogo iniziato nel 1964 con Atenagora e Paolo VI continua a dare i suoi frutti", ha scritto il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, in un tweet.

Che cosa sta succedendo a Cuba?
Papa Francesco questa mattina è partito per il suo viaggio in Messico: intorno alle 20 è atterrato all’aeroporto José Martí dell’Avana, a Cuba. Proprio lì si sta svolgendo lo storico incontro con il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia Kirill, a sua volta in viaggio in America Latina.

Ad accogliere Papa Francesco all'aeroporto dell'Avana vi è il presidente cubano Raul Castro, il fratello di Fidel.

Il programma prevede, in una delle sale dell'aeroporto, un incontro di 2 ore tra Francesco e Kirill alla presenza del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e del metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa. Il colloquio sarà a porte chiuse, ma successivamente è previsto uno scambio di doni e la firma di un testo congiunto alla presenza di Raul Castro.
Per Papa Francesco si tratta del 12° viaggio apostolico internazionale: alle 23.30 italiane è previsto che il Papa riprenda l’aereo per Città del Messico.

Perché questo incontro entrerà nella storia della Chiesa?
Lo scisma che ha diviso la chiesa cattolica e la chiesa ortodossa risale a quasi mille anni fa: 1054. L’incontro, dunque, è una tappa fondamentale nel processo di avvicinamento tra le due chiese iniziato con lo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora, patriarca di Costantinopoli il 5 gennaio 1964.
La chiesa ortodossa russa è la più importante numericamente: conta 293 diocesi divise in 57 metropolie. I suoi fedeli si aggirano sui 150 milioni. Dal 2009 il suo patriarca è Kirill I.

Ilaria Solaini

© Avvenire, 12 febbraio 2016

 

«Perché lo storico colloquio? Per i cristiani perseguitati»

 

Il dramma dei cristiani perseguitati nel mondo è stato come un’enorme piccozza che ha abbattuto uno dei muri che da mille anni separano la “prima Roma” dalla “terza Roma”, vale a dire la Chiesa cattolica da quella ortodossa russa. «Di fronte a un contesto effettivamente nuovo, segnato dalle uccisioni e dalle vessazioni dei discepoli dell’unico Cristo, si è deciso di lasciare da parte i problemi non ancora risolti. E, sulla base di questa comune visione, è giunto l’assenso da parte del patriarcato di Mosca all’incontro fra papa Francesco e il patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill». Padre Ioann, al secolo Giovanni Guaita, racconta dalla capitale russa le ultime tappe che hanno portato allo storico colloquio di oggi fra i due “primati” a Cuba.
Fino a pochi mesi fa, il monaco ortodosso russo – ma d’origine italiana – ha collaborato con il Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca che di fatto ha preparato l’evento in terra latinamericana. Dipartimento che era diretto da Kirill prima di essere eletto patriarca. «A Cuba – anticipa padre Ioann – l’ordine del giorno avrà al centro soprattutto il tema delle persecuzioni dei cristiani». L’incontro, che si terrà nell’aeroporto “José Marti” di L’Avana alle 14.15 (le 20.15 in Italia) e si concluderà con la firma di una dichiarazione congiunta, arriva a poche settimane dall’inizio del terzo anno di pontificato di Bergoglio e al settimo di guida pastorale di Kirill.
«Da tempo – ricorda l’esperto – Roma aveva inviato a Mosca la sua richiesta per un appuntamento di questo tipo. Fin dagli anni Novanta si stava lavorando a una sua concretizzazione. E almeno due volte si era arrivati a un passo dal fissarne la data. Ma fattori contingenti non avevano permesso che il proposito si realizzasse. Anche perché al patriarcato sembrava che ancora permanessero ostacoli che rendevano impossibile l’evento».
Uno degli incontri “sfumati” risale al 1997 quando nella città austriaca di Graz, durante la seconda Assemblea ecumenica europea, era stato ventilato l’arrivo di Giovanni Paolo II per incontrare l’allora patriarca di Mosca, Alessio II. «Tuttavia, in quegli anni, i rapporti fra le due Chiese erano ben più convulsi – sottolinea il monaco – e non avevamo davanti una situazione così grave per il mondo cristiano come quella attuale che vede l’impeto di un islam aggressivo o piuttosto del terrorismo che si dichiara islamico. Oggi le relazioni sono decisamente migliorate e la tragedia delle persecuzioni non ci può lasciare indifferenti. Anzi, esige un impegno comune oltre le diversità ». Le violenze che subiscono i cristiani interrogano i russi.
«C’è viva preoccupazione – afferma padre Ioann –. Anche l’intervento militare della Federazione russa contro il Daesh in Siria ha dietro motivazioni legate a questa dimensione ed è presentato dal governo come una reazione al genocidio dei cristiani». Eppure una minoranza conservatrice dell’ortodossia russa fa fatica ad accettare l’“abbraccio” fra Francesco e Kirill. «Comunque si tratta di una frangia ridotta – avverte il monaco – mentre la maggioranza dei fedeli attende tutto ciò con benevolenza e fiducia. Anche la società laica russa non ha preclusioni. Mosca attraversa una fase di isolamento politico: così l’incontro di Cuba può essere un segnale di distensione ed è gradito al Cremlino». Papa Francesco si troverà davanti il patriarca della più numerosa Chiesa d’Oriente che conta 150 milioni di credenti e rappresenta i due terzi del “pianeta” ortodosso. «Kirill – racconta padre Ioann – è un uomo deciso, energico e aperto. È discepolo del metropolita Nikodim che nel settembre 1978 morì in Vaticano fra le braccia di Giovanni Paolo I durante un’udienza. Nikodim era conosciuto per essere una persona del dialogo, in particolare con la Chiesa cattolica.
E Kirill è il suo più caro figlio spirituale. Quindi, per il nostro patriarca, il colloquio con il Papa sarà anche un’occasione per tornare agli insegnamenti del suo maestro ». Negli ultimi anni le tensioni fra le due Chiese si sono smorzate. «Il patriarcato di Mosca – nota l’esperto – ha sempre evidenziato due ordini di problemi con Roma: quello dei greco-cattolici in Ucraina e quello del proselitismo. Questo secondo impedimento è ormai superato: oggi la presenza cattolica in Russia non solleva alcuna preoccupazione, a differenza di quanto succedeva negli anni Novanta quando veniva osservato uno zelo talvolta eccessivo. Invece la questione dei grecocattolici è diventata più complessa e si registrano nuove ragioni di frizione».
Nel colloquio a Cuba non entreranno le divergenze dottrinali. «Il patriarca sa bene che i nodi teologici rimangono, ma è altrettanto convinto che non possano essere discussi in un aeroporto. La sede opportuna è la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse dove il lavoro prosegue fra accelerazioni e frenate. Certo, accanto al confronto teologico, è fondamentale il dialogo della carità e della fraternità che impegni i vertici delle Chiese. Papa Francesco, nel volo di ritorno da Istanbul nel 2014, aveva chiarito che serve andare avanti insieme e non si può attendere di dirimere tutte le controversie teologiche. Questa è anche la posizione del patriarcato. Più i rapporti personali si intensificano, più i problemi si risolvono rapidamente». Il disgelo avrà anche un riverbero sul Concilio panortodosso in programma a Creta il prossimo giugno.
«Nelle note per l’incontro fra Francesco e Kirill non è mai menzionato il Concilio ma non è escluso un cenno durante il faccia a faccia. Del resto – conclude padre Ioann – non ho nessun dubbio che ci sia un riflesso positivo sul Concilio. Nel momento in cui a Creta si parlerà del rapporto fra l’ortodossia e le altre Chiese, come quella cattolica, sia Kirill, sia il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che ha un ottimo rapporto con il Papa, sia altri patriarchi potranno portare la loro testimonianza sul proficuo dialogo che è già in essere con il vescovo di Roma».

Giacomo Gambassi

© Avvenire, 12 febbraio 2016

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