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Francesco alle Catacombe di Priscilla: il posto del cristiano è nelle mani piagate di Dio

Papa Francesco ha scelto le Catacombe di Priscilla, sulla via Salaria a Roma, per celebrare questo pomeriggio la messa nel giorno in cui la Chiesa ricorda i fedeli defunti. Al rientro in Vaticano, Francesco si è recato nelle Grotte della Basilica di San Pietro per un momento di preghiera in privato per i Pontefici defunti

La liturgia di questa giornata particolare per la Chiesa parla di speranza e di un Dio che non dimentica i suoi, anzi promette loro la vita eterna. Il brano del Vangelo è quello delle beatitudini, il programma della vita cristiana. Alla Messa erano presenti le suore benedettine custodi di questo luogo e circa un centinaio di loro invitati.

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Le catacombe, una pagina ancora non superata

Papa Francesco non ha un testo preparato, parla a braccio e le prime parole della sua omelia si riferiscono al luogo di questa celebrazione. “Per me è la prima volta nella vita che entro in una catacomba”, afferma, e questo posto ci dice tante cose. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

Possiamo pensare alla vita di questa gente, che doveva nascondersi, che aveva questa cultura di sotterrare i morti e celebrare l’Eucaristia qui dentro … è un momento di storia brutto, ma che non è stato superato: anche oggi ce ne sono. Ce ne sono tanti” . 

Ce ne sono tante di catacombe in altri Paesi, prosegue, dove i cristiani devono perfino fare finta di fare una festa, un compleanno, per poter celebrare la messa perché lì celebrare è vietato. “Anche oggi ci sono cristiani perseguitati - ricorda il Papa - più che nei primi secoli”. E sono tre le parole che Francesco vuol sottolineare in questa occasione: l’identità, il posto e la speranza.

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Le beatitudini sono la carta d'identità del cristiano

L’identità di questa gente che si radunava qui per celebrare l’Eucaristia e per lodare il Signore, è la stessa dei nostri fratelli di oggi in tanti, tanti Paesi dove essere cristiano è un crimine, è vietato: non hanno diritto. La stessa. L’identità è questa che abbiamo sentito: sono le beatitudini.

Non c'è un’altra identità, ribadisce il Papa o ti vivi così o non sei cristiano, fingi di esserlo. E spiega che c’è un altro brano del Vangelo che ci può aiutare a capire questo, è Matteo capitolo 25, quello che ci dice su che cosa saremo giudicati: avevo fame, avevo sete.... Vivendo le beatitudini e vivendo questo brano di Matteo noi faremo vedere la nostra identità.

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Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio

La seconda parola: il posto. Le Catacombe rievocano il ricordo della gente che veniva qui per nascondersi e per seppellire i propri morti e riporta il pensiero ancora all’oggi. Il Papa racconta la storia di una suora in Albania che in un campo di rieducazione sotto il comunismo, quando era vietato ai sacerdoti amministrare i sacramenti, questa suora battezzava di nascosto. La gente lo sapeva e le si avvicinava con i bambini e lei non avendo un bicchiere o qualcosa per mettere l’acqua prendeva l’acqua dal fiume con le scarpe. Quindi Francesco commenta:

Il posto del cristiano è un po’ dappertutto: noi non abbiamo un posto privilegiato nella vita. Alcuni vogliono averlo – sono dei cristiani qualificati. Ma questi corrono il rischio di rimanere con il “qualificati” e far cadere il “cristiano”. I cristiani, qual è il loro posto? “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”: il posto del cristiano è nelle mani di Dio, dove Lui vuole. Le mani di Dio che sono piagate, che sono le mani del suo Figlio che ha voluto portare con sé le piaghe per farle vedere al Padre e intercedere per noi.

E’ nelle mani di Dio che siamo sicuri, ribadisce il Papa, anche in mezzo alle persecuzioni. E invita a domandarsi: ‘Io dove mi sento più sicuro? Nelle mani di Dio o con altre cose?”

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Stare aggrappati alla corda per arrivare sicuri all'altra riva 

Infine, la speranza che il Papa vede testimoniata da quegli uomini e donne che vivono la carta d’identità delle beatitudini e che si affidano a Dio. La seconda lettura di oggi, tratta dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo, indica, dice, la Patria dove noi andremo e dove tutto è nuovo. E per entrare in quella Patria non ci vogliono cose strane, occorre solo “far vedere la carta d’identità”. E’ in Cielo che la nostra speranza è ancorata “e noi, con la corda in mano, ci sosteniamo guardando quella riva del fiume che dobbiamo attraversare”. E’ questo il nostro futuro:

L’ancora, là, nell’altra riva ma io ben aggrappato alla corda: questo è importante. Sempre aggrappati alla corda. Tante volte soltanto vedremo la corda, neppure l’ancora, neppure l’altra riva. Ma tu, aggrappati alla corda che arriverai sicuro.

La preghiera nelle Grotte vaticane

Al termine della Messa, prima di rientrare a Casa Santa Marta, Papa Francesco ha voluto scendere nelle Grotte della Basilica vaticana per un momento privato di preghiera presso le tombe dei Pontefici. Qui ha sostato per qualche istante davanti alla rappresentazione della Madonna risalente alla metà del III secolo, e nel criptoportico, davanti alla cappella greca.

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Adriana Masotti - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, sabato 2 novembre 2019

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