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Gesuiti: apre a Roma il centro Matteo Ricci per l’integrazione dei migranti

La nuova struttura del Jesuit Refugee Service accoglierà richiedenti asilo e rifugiati nel cuore di Roma. Papa Francesco finanzia il primo mese di attività. Il presidente Mattarella: “L’ Europa prenda esempio dai paesi latinoamericani che si sono divisi i due milioni di migranti dal Venezuela con un’azione concertata”

In un Europa che spesso chiude le porte a chi chiede protezione da guerre e persecuzioni, il Centro Astalli, sede italiana e del Servizio dei gesuiti per i rifugiati (Jesuit Refugee Service) inaugura un nuovo centro d’accoglienza e integrazione per richiedenti asilo e rifugiati nel cuore di Roma, a pochi passi da piazza Venezia, nel complesso monumentale della Chiesa del Gesù, in via degli Astalli 13.

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Matteo Ricci, una vita nei panni delle altre culture

La nuova struttura porta il nome di Matteo Ricci, il grande gesuita che ha dedicato la sua vita a mettersi nei panni dell’altro e a cercare la via del dialogo e dell’integrazione in Cina, e si ispira all’appello di Papa Francesco, in occasione della sua visita al Centro Astalli nel luglio 2013, di aprire le case dei religiosi ai rifugiati. I locali sono infatti quelli messi a disposizione e ristrutturati dalla Provincia italiana dei Gesuiti.

Papa Francesco finanzia il primo mese di attività

Il Centro viene inaugurato alla presenza del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e del superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano padre Arturo Sosa. Insieme a loro tanti rifugiati, volontari, operatori e amici del Centro Astalli, e il cardinal Angelo De Donatis, vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinal Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Papa Francesco dona al Centro una riproduzione in scala ridotta del crocifisso ligneo opera è dell’artista Alexis Leyva Machado, meglio conosciuto come “K’cho”, che il presidente cubano Raul Casto donò a Francesco al termine della sua visita del 2015 nell’isola caraibica. E “rammaricato per la mancanza di finanziamenti pubblici per i migranti vulnerabili che oggi a Roma necessitano di un ricovero – annuncia il sottosegretario della sezione Migranti e rifugiati della Santa Sede padre Michael Czerny – dona anche il necessario per il primo mese di attività del Centro”.

Le storie di Charity (Camerun) e Sohrab (Afghanistan)

Il presidente Mattarella visita i locali del centro e poi si siede in prima fila, e ascolta le testimonianze di Charity, rifugiata dal Camerun, e di Sohrab, migrante dall'Afghanistan, accolti e assistiti dal Centro Astalli. Quest'ultimo, oggi 25 enne ingegnere meccanico laureato alla Sapienza di Roma, racconta di aver lasciato il suo paese nel quale "la guerra non è mai finita davvero" a soli 14 anni, ed aver attraversato molti paesi "da solo, con i trafficanti e con altri bambini conosciuti in cammino". Arrivato in Europa su un gommone dalla Turchia, in Grecia il minore Sohrab finisce per la prima volta in carcere. "Ho provato a scappare tante volte - spiega - dentro o sotto un camion, sopra la cabina del guidatore. Venivo sempre fermato e rimandato indietro". Poi prova ad uscire dalla Grecia a piedi. "Macedonia, Serbia, Ungheria, tanti confini, tanti Paesi, tanti rifiuti. Ho conosciuto tante prigioni diverse - ricorda commosso - ho conosciuto la paura".

Sohrab: grazie Italia, qui mi sono sentito accolto

Orientandosi con il sole e una mappa di carta, Sohrab arriva in Ungheria, poi in Austria, Germania e infine Italia. "Qui ho chiesto asilo politico. A Roma non mi hanno messo in carcere, mi hanno accolto in un centro per i rifugiati. In sei mesi ho imparato l’Italiano. In tre anni ho preso la licenzia media e il diploma di scuola superiore". La voce di Sohrab si illumina, quando racconta che "dopo il diploma ho vinto una borsa di studio all’Università. Da poco più di un mese sono un Ingegnere meccanico, laureato a La Sapienza. Ora mi sono iscritto al corso di laurea specialistica e vivo in una comunità religiosa che mi ospita: ho una
stanza, del cibo e soprattutto la tranquillità necessaria per studiare". "Il progetto d’integrazione che sto portando avanti grazie a tante persone di buona volontà - conclude il giovane di origine afghana - mi fa credere che il mio futuro sia qui, che potrò essere utile a questo paese che mi ha dato un’opportunità. Dopo tanti rifiuti, in Italia per la prima volta mi sono sentito accolto".

Mattarella: 70 milioni di rifugiati, servono intese globali

Dopo di loro il presidente Mattarella interviene a braccio, citando il dramma attualissimo dei profughi dal Venezuela in fiamme. “L’Europa prenda esempio dai paesi latinoamericani che hanno accolto e si sono divisi i due milioni di migranti dal Venezuela con un’azione concertata”.

Spazi diurni di formazione e accoglienza notturna

Come spiega a Vatican News il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, il nuovo Centro Matteo Ricci, arricchito dalle opere realizzate da Mauro Biani e Sibomana, “vuol essere aperto a tutti, ai cittadini italiani e anche ai migranti, perché siamo convinti che insieme si costruisce il futuro. Senza un “tu” diverso, ma un “noi” che coinvolga tutti. Ci sarà uno spazio diurno per incontri di formazione e per la ricerca del lavoro, ma ci sarà anche la possibilità di dormire la notte per persone con una progettualità che li porti verso l’autonomia”. Infatti sono disponibili 28 posti letto per i migranti forzati impegnati in percorsi di inclusione sociale, ma che non hanno ancora la possibilità di provvedere da soli ad un alloggio.

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Aprire è un messaggio di speranza e futuro

“Il tentativo – chiarisce padre Ripamonti - sarà quello di accogliere quelle persone che hanno iniziato dei processi di integrazione, persone che hanno difficoltà nella conversione dei permessi di soggiorno da umanitario a motivi di lavoro, in questa fase di transizione, e quindi venire incontro alle necessità reali e le vite concrete di queste persone”. “Aprire – conclude - è anche un messaggio di speranza e di futuro per tanti migranti che bussano alle nostre porte e che vogliono integrarsi nei nostri territori”.

Padre Sosa: fare dell’Europa una società accogliente

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Padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù, sottolinea che “l’impegno della Compagnia per accompagnare i migranti e i rifugiati cresce e questo è un grande sforzo per noi e una gioia per padre Arrupe, del quale domani apriamo la causa di beatificazione”. A 28 anni dalla scomparsa, avvenuta a Roma il 5 febbraio 1991. “Bisogna andare incontro alle persone ma anche alla politica, - chiarisce padre Sosa - e creare le situazioni per fare veramente dell’Europa una società accogliente e che possa vivere la diversità come ricchezza e non come minaccia”.

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, lunedì 4 febbraio 2019

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