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Giornata migranti. Il Papa: nessun cuore sia chiuso all'accoglienza

Ricorre oggi la 18esima Giornata internazionale per i Migranti. Papa Francesco invita all’accoglienza e ripete in un tweet: non chiudere i cuori come lo furono le case di Betlemme

“Gesù conosce bene il dolore di non essere accolto. Il nostro cuore non sia chiuso come lo furono le case di Betlemme”.  Il Papa torna in un tweet pubblicato sull’account @Pontifex, ad invitare il mondo all’accoglienza verso chi fugge dalle proprie terre per colpa della fame, della guerra, del terrorismo o dei disastri ambientali, provocati dai cambiamenti climatici, e lo fa in occasione della Giornata internazionale per i Migranti. Una ricorrenza nata 18 anni fa, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie e ancora oggi monito per governi e istituzioni, ma anche occasione per iniziative positive e best practices in termini di accoglienza, integrazione e sostegno. “Bisogna cambiare l’approccio al fenomeno, è questa la vera urgenza, perché i migranti sono necessari perché senza di loro ”: così don Gianni De Robertis, Direttore della Fondazione Migrantes della CEI, che ai nostri microfoni ribadisce come "in Italia e in altri contesti, accostare i migranti al tema della sicurezza sia totalmente fuorviante". (Ascolta l'intervista a don Gianni De Robertis)

I dati Onu

Oggi – stando ai dati dell’Onu - circa 258 milioni di persone hanno lasciato i loro Paesi di nascita e vivono in altre nazioni con un aumento del 49% rispetto al 2000, quando erano 173 milioni, e del 18% rispetto al 2010, quando se ne contavano 220 milioni. Dai numeri emerge che oltre il 60% di tutti i migranti internazionali vive in Asia (80 milioni) ed Europa (78 milioni). Nel Nord America se ne contano 58 milioni, in Africa 25. Significativo come due terzi di questi emigranti viva nel 2017 in appena venti Paesi. L’Italia è all’undicesimo posto (dietro anche a Emirati Arabi, Francia, Canada, Spagna) con 5,9 milioni di migranti che vivono stabilmente sul territorio nazionale.

Combattere percezioni errate sulla migrazione

Il numero di rifugiati e richiedenti asilo, conteggiato nel 2016, è stato stimato in poco meno di 26 milioni di persone. La Turchia ne ospita la maggior parte (3 milioni), seguita da Giordania, Palestina, Libano e Pakistan. Nessuno stato Ue, né gli Usa figurano nei primi posti di questa classifica. “Dati affidabili sono fondamentali proprio per combattere le percezioni errate sulla migrazione e per informare sulle politiche migratorie”, ha dichiarato il Sottosegretario generale per gli affari economici e sociali dell’Onu, Liu Zhenmin, citando i negoziati sul Global compact.

Nessun paese sia lasciato solo

“Nel settembre 2016 - ricorda il rapporto Onu - tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite, compresi gli Stati Uniti sotto il Presidente Barack Obama, hanno adottato la Dichiarazione di New York per rifugiati e migranti, nella quale si afferma che nessun Paese può gestire da solo la migrazione internazionale. Gli Stati hanno accettato di attuare politiche migratorie concordate e si sono impegnati a condividere più equamente l’onere di ospitare i rifugiati, hanno anche accettato di proteggere i diritti umani dei migranti e di contrastare la xenofobia e l’intolleranza verso i migranti. Hanno inoltre concordato di avviare un processo che portasse all'adozione di un patto globale nel 2018, patto che è stato siglato la scorsa settimana in Marocco e salutato con favore anche dal Papa, dal quale però l'Italia come altri Paesi europei, si sono sfilati.

Global Compact: l'Italia riveda la sua scelta

"Innanzitutto, i Global Compact for Migration - aggiunge don Gianni De Robertis -  sono un trattato non vincolante. La scelta del governo italiano, che poi è stata una scelta improvvisa rispetto alla posizione che fino a qualche settimana fa aveva mantenuto – cioè di adesione a questi patti – è una scelta che risulta proprio incomprensibile, perché negli ultimi anni ci siamo lamentati tante volte di essere stati lasciati soli nel gestire le migrazioni; e nel momento in cui, per la prima volta, al massimo livello, ossia delle Nazioni Unite, si è cercato di affrontare questa questione insieme, ci si è defilati. Tanto più che queste migrazioni continuano a essere insicure. Anche se i giornali non ne parlano più, non dimentichiamo che la gente continua a morire, ad essere torturata, stuprata, in questi viaggi. E le migrazioni continuano ad essere disordinate ed irregolari, perché non ci sono dei modi regolari, sicuri, di ingresso, in Europa o negli Stati Uniti. L’auspicio è che questa scelta possa essere riveduta".

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, martedì 18 dicembre 2018

 

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