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I bambini vanno difesi sempre

I bambini vanno difesi sempre, anche e soprattutto quando dopo essere stati vittime vengono additati ad esempio di riprovazione sociale per fattacci che scandalizzano, mettono a dura prova la coscienza personale e collettiva

Difendere l’infanzia vuol dire averne cura, cosa che applicata al sistema mass mediale significa parlarne il meno possibile nell’ambito del male, e con il rispetto che si deve ad ogni persona, non certo con la superficialità di considerare i bambini privi di autonomia e personalità, con tutto il carico del loro vissuto.

Purtroppo in questi casi è come far loro violenza una seconda volta. Una vittima prova di per sé vergogna, perché amplificarla?

Il pensiero corre ai fattacci intorno allo stadio san Nicola di Bari, raccontati dal programma d’intrattenimento “Le iene”.

Fattacci rispetto ai quali poco serve commentare “a caldo”, poco serve ricercare affermazioni farisee, poco serve essere categorici. Molto invece serve interrogarsi personalmente e socialmente.

Dovremmo lasciarci inondare da una valanga di interrogativi. Non certezze, ma domande.

Per essere il più coerente possibile non userò le stesse parole adoperate nel raccontare e nel commentare, anche ampiamente sui socialmedia la trasmissione di mediaset.

Innazitutto occorre evidenziare che si tratta di un programma di intrattenimento, non di informazione, che ha l’obiettivo di catturare l’attenzione del maggior numero di spettatori possibili da offrire al marketing con gli spazi pubblicitari a ridosso e nel corso del programma.

Non è questa una cosa di poco conto. Tutt’altro. Il linguaggio usato ha quindi uno scopo ben preciso per gli autori del programma. Più si provoca reazione, ribrezzo, scandalo, rabbia, morbosità (visto che il motivo base era il sesso), più salgono audience e share.

L’aggravante è la spettacolarizzazione. La forma che amplifica il fatto tanto da raggiunge milioni e milioni di spettatori, ben oltre quelli che hanno avuto modo di leggere e seguire le stesse notizie in un contenitore di informazione (carta stampata o televisione che fosse).

E poi la spettacolarizzazione di una cosa che sembra uno scoop, ma non lo è, pervade i socialmedia in un tamtam tanto insinuante quanto irrispettoso delle vittime e anche di chi legge, soprattutto dimenticando che tra chi legge ci sono bambini ed adolescenti, altri, che diventano bersaglio di enunciazioni di principi a dir poco diseducativi. Eppure lo facciamo.

Lo facciamo nel nome di una “libertà” e di un “diritto” che non sono né l’uno né l’altro. Perché libertà e diritto non possono mai prevaricare il rispetto della persona.

I fattacci erano noti, come sanno bene tutti coloro che professionalmente se ne occupano, anche se poco raccontati da una stampa che continua a percorrere la strada della non credibilità, e ad inseguire anch’essa le falsità dell’intrattenimento e della spettacolarizzazione (la chiamano post-verità).

E le domande incalzano. Si può pensare di affrontare la questione semplicemente passando dalla Polizia Municipale a denunciare allo scopo di completare il montato della trasmissione?

Cosa succede ai bambini coinvolti? In alcuni casi vittime e “protagonisti”?  Quali sono le soluzioni sociali o anche personali che vanno ricercate ed attuate?

Cosa c’è di diverso tra i bambini e gli adolescenti dello stadio di Bari e le ragazzine “offerte” ai Parioli a Roma, o i ragazzi rumeni che negli anni passati (chissà se ancora oggi è così?) “vivevano” nelle fogne di Torino?

I Tribunali dei Minorenni sono pieni di storie “incredibili” che preferiamo far finta di non conoscere. Anche la cronaca quando ci presenta casi difficili, offre una via per “metabolizzare” l’orrore: gli arresti, le denunce. Ma siamo sicuri che la vicenda umana degli interessati si concluda così?

Gli esperti sanno bene l’inutilità in questi casi di dire: “non si fa”. I bambini, pur nel loro disagio, sanno bene cosa non si fa, però lo fanno.

Perché dei bambini “accettano” la violenza sul proprio corpo? Come mai riescono a viverla anche con “apparente leggerezza”? Perché sembra non interroghino le loro coscienze? Perché per un bambino il denaro è più forte di ogni valore umano? Perché?

Di fronte ai bambini della nostra epoca, in cui la competizione tra bene e male, apparentemente è a vantaggio del male, servono domande. Tante. Domande personali e collettive, sociali. E non certezze.

L’unica certezza è che oggi la famiglia naturale da sola non può cambiare il mondo.

 

Enzo Quarto, Portavoce Forum bambini e Mass Media

© Epolis, martedì 28 marzo 2017

 

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