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«Il mio cuore ripete il tuo invito… Cercate il mio volto!» (Sal 27, 8)

«La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio. Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre!» (Misericordiae vultus, 17)

Così Papa Francesco ci esorta a vivere il cammino quaresimale per riscoprire il volto misericordioso di Dio e per riscoprire il nostro volto di figli amati. E in questo cammino di riscoperta siamo tutti invitati a tenere fisso lo sguardo su Cristo, «volto della misericordia del Padre». In Gesù possiamo contemplare l’archetipo della nostra umanità che ritrova la sua immagine e la sua somiglianza con Dio. Come non ricordare le parole della Costituzione conciliare Gaudium et spes (n. 22): «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rm 5,14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è l’ultimo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione». Già Tertulliano diceva che Cristo è l’uomo “certior et verior” (Contro Prassea, 12, 4). Guardando Lui possiamo scoprire il volto più certo e più vero della nostra umanità. Ma Cristo - ci ricorda il Concilio - svela l’uomo a se stesso «rivelando il mistero del Padre e del suo amore». Egli è «l’immagine dell’invisibile Iddio» (Col 1,15), ed «è l’uomo perfetto che ha restituito al figlio d’Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme dal momento del primo peccato». La rivelazione di Dio e lo svelamento dell’uomo vanno insieme, e se il vero volto del primo è quello del Padre misericordioso, il nostro vero volto è quello della vocazione alla filiazione divina, fondamento dell’autentica esperienza di fraternità con tutti.

La Quaresima è per ciascuno l’itinerario spirituale che ci fa salire verso Gerusalemme per ritrovare nella Pasqua di Cristo la nostra identità di figli di Dio: un cammino di illuminazione (memoria grata del battesimo) e di purificazione (itinerario penitenziale), “di guarigione da tutto ciò che ha imbrattato, fino a renderla illeggibile, la moneta della nostra umanità per riconoscervi l’immagine stessa del Creatore … fino a far brillare di nuova luce ciò che è stato sempre là ed era solo un po’ incrostato di disumanità” (fratel Michael Davide).

Per questo lo stesso itinerario che ci fa “salire” a Gerusalemme, ci fa “scendere” da Gerusalemme verso Gerico - come ci ricorda l’Arcivescovo nella traccia di questo anno pastorale - lungo la strada che ancora oggi porta verso le periferie della storia, metafora dell’impegno che ogni credente è chiamato a vivere per diventare segno e strumento di una umanità più certa e più vera. In Cristo che «ancor oggi come buon samaritano viene accanto ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito e versa sulle sue ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza» (prefazio comune VIII) riceviamo l’amore misericordioso del Padre e impariamo cosa significhi essere misericordiosi come Lui.

Con questa speranza desideriamo vivere il cammino della Quaresima e della Pasqua in contemplazione e adorazione del Volto di Cristo. La contemplazione ci è suggerita dalla Liturgia di ogni domenica; l’adorazione potrà essere guidata dalle proposte di preghiera e di carità di cui deve profumare la nostra vita guarita dalla grazia della riconciliazione, sperimentata nella celebrazione dei Sacramenti della Confessione e dell’Eucaristia e testimoniata nella gioia ritrovata e condivisa.

In questo Anno Giubilare la Quaresima sia un vero pellegrinaggio interiore: «Il mio cuore ripete il tuo invito…», vissuto con l’intera comunità: «…Cercate il mio volto!» (Sal 27, 8)

È il Volto di Cristo che, nella liturgia delle domeniche di Quaresima, ci rivela la Parola fedele del Padre, lo splendore della Sua Gloria, la Sua pazienza, il Suo amore misericordioso, il Suo perdono che fa nuove tutte le cose, anche la nostra vita.

È il Volto sofferente e doloroso di Cristo, dinanzi al quale la Chiesa si ferma in silenziosa preghiera nel Venerdì e nel Sabato Santo, e sul quale vede riflessa tutta la sofferenza, la lontananza e la distanza dell’uomo da Dio, ma che Dio riconcilia con sé, amandolo «sino alla fine», fino a prendere su di sé il volto del peccato.

Ed è anche il Volto glorioso e luminoso del Risorto che nella liturgia pasquale, manifestando la vittoria dell’Amore e della Vita sul peccato e sulla morte, ci rivela il vero Volto del Padre e la vera immagine di noi stessi.

Contemplando il Volto del Figlio ognuno di noi sia aiutato a gustare la bellezza dell’immagine del Padre e a ritrovare il proprio volto di figlio e di fratello. A tal fine, lo Spirito Santo ci renda contemplatori del Volto di Cristo.

 

Sac. Mario Castellano

Direttore dell’Ufficio Liturgico

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