Il pane e la politica
Gesù  in sostanza, nel passo di Giovanni, si trova di fronte alla necessità di  rispondere ad un bisogno della folla (della società?): quello del pane, quello  del sostentamento. Rispondere al bisogno dei  tanti, organizzando mezzi e risorse disponibili, è anche uno dei compiti  principali della politica. Trovare risposte a questi bisogni è organizzare anche  una concreta risposta politica. Mi è venuto così molto semplice il parallelo tra  passo evangelico e azione politica. Gesù  allora pone ai discepoli l'interrogativo concreto: come rispondere a questo  bisogno dei tanti? (dice: Dove potremo comprare il  pane perché costoro abbiano da mangiare?). Come a dire: servendoci  dei mezzi umani disponibili, come possiamo rispondere a questo bisogno sociale  che attende soddisfazione? Il  Signore si trova davanti a tre risposte: quella di Filippo, quella di Andrea e  quella del ragazzo che offre il poco che ha. Filippo, il sapiente  organizzatore, l'esperto, subito è portato a dare la risposta concreta. Analizza  il bisogno, trova le risposta ed esamina le risorse e dice: "Duecento denari di pane non sono  sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo". Le risorse non  bastano ed il bisogno dei tanti non potrà essere soddisfatto. Tanto vale  rinunciare all'azione "politica" di soddisfare il bisogno della folla e dare  alla folla risposte differenti al bisogno di pane. Andrea, più semplice e  forse meno esperto, decide di cercare comunque le poche risorse disponibili e  porta all'attenzione di Gesù e di tutti un ragazzo dicendo: "C'è qui un ragazzo che ha  cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta  gente?" Nuovamente le risorse non bastano ed il  bisogno dei tanti non potrà essere soddisfatto. L'atteggiamento di Andrea pare  questo: l'azione politica può essere intrapresa, ma la risposta sarà certamente  non soddisfacente sul piano dell'effetto. Il  ragazzo, semplice e silenzioso, mette invece a disposizione il poco di risorse  disponibili che ha. "Mettere a disposizione" vuol dire semplicemente non  calcolare le conseguenze e l'efficacia dell'azione; vuol dire non far dipendere  l'azione dalla sua efficacia secondo umani calcoli. In una parola vuol dire  affidarsi all'azione della grazia. L'atto del ragazzo è una  risposta concretamente valutabile sul piano politico? Forse no, però è una  risposta che può dire molto sul piano della spiritualità politica, anche perché  il Signore ci da la sua risposta "politica e spirituale", proprio rispondendo a  quest'atto di affidamento, senza calcoli. Gesù  non lascia fare ai discepoli, né al ragazzo. Egli stesso concretizza la risposta  al bisogno. Per prima cosa chiede ai discepoli (non al ragazzo) di intraprendere  l'azione per il soddisfacimento del bisogno, dicendo ai discepoli "fateli  sedere". Poi però è Lui  stesso ad operare ("prese i pani e, dopo aver  reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci,  quanto ne volevano") e raggiungere l'effetto  di soddisfazione del bisogno di pane della folla. L'intento del  Maestro pare chiaro: mostrare ai discepoli che l'efficacia dell'azione non  dipende tutta dal nostro saper organizzare una risposta collettiva ad un  bisogno. Forse il Signore vuol dire: attenzione, nel porre in essere un'azione  "politica e spirituale" non mirate ad essere efficienti, ma più semplicemente  mirate ad essere affidati e disponibili. Non tutto dipende dal vostro saper  organizzare una risposta concreta ed efficace. Ed ancora: la  pagina evangelica si conclude così, "Ma Gesù, sapendo che venivano a  prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo". La  reazione naturale della folla è quello di eleggere Gesù a propria guida. Gesù  cosa fa? Si allontana e va a pregare da solo. Non sposa la logica del mondo.  Gesù rifiuta di essere guida della folla, ergo della società. La sua risposta di  presenza nella politica è: agire politicamente con piena e semplice  disponibilità non per divenire guida della società ma per rispondere ai bisogni  della società, al bene comune. Spesso invece  un certo modo di declinare la presenza dei cattolici in politica e nella  società, sembra eccedere nel porre l'attenzione sul ruolo di guida dei cattolici  e sulla necessità del rendersi presenti ed efficaci, dimenticando che, come  mostra il Maestro, sta nell'affidamento, nella disponibilità disinteressata e  nella preghiera la vera radice di un impegno credibile dei cattolici in  politica. Spero che questi pensieri sparsi siano utili a qualcuno. Buon ferragosto. Diego Ruggiero © www.vinonuovo.it, 2 agosto 2012 Sarà  che ultimamente mi sento molto immerso nella politica per ragioni personali e,  forse, vocazionali, però nelle scorse domeniche mi sono imbattuto nella pagina  evangelica della "moltiplicazione dei pani" (Gv6, 1-15) che mi ha dato molto da  meditare sull'argomento: quale spiritualità per un cattolico impegnato in  politica? quali modalità dell'impegno? Quali le modalità di una concreta  presenza cattolica nella società? Condivido questi pensieri nella speranza di  non dire eresie e che possano essere utili amche a qualcun altro.
Sarà  che ultimamente mi sento molto immerso nella politica per ragioni personali e,  forse, vocazionali, però nelle scorse domeniche mi sono imbattuto nella pagina  evangelica della "moltiplicazione dei pani" (Gv6, 1-15) che mi ha dato molto da  meditare sull'argomento: quale spiritualità per un cattolico impegnato in  politica? quali modalità dell'impegno? Quali le modalità di una concreta  presenza cattolica nella società? Condivido questi pensieri nella speranza di  non dire eresie e che possano essere utili amche a qualcun altro.
 
            