Il Papa: ci sia pace nelle famiglie e unità nella Chiesa
Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta (VIDEO INTEGRALE) nel lunedì della quarta settimana di Pasqua. Nell’introduzione, Francesco ha rivolto il suo pensiero alle famiglie:
Preghiamo oggi per le famiglie: in questo tempo di quarantena, la famiglia, chiusa a casa, cerca di fare tante cose nuove, tanta creatività con i bambini, con tutti, per andare avanti. E anche c’è l’altra cosa, che alle volte c’è la violenza domestica. Preghiamo per le famiglie, perché continuino in pace con creatività e pazienza, in questa quarantena.
Nell'omelia il Papa ha commentato il passo odierno degli Atti degli Apostoli (At 11,1-18) in cui Pietro, rimproverato dai fratelli ancora legati alle norme mosaiche di aver mangiato in una casa di pagani, racconta come lo Spirito Santo sia disceso anche su di essi. Pietro - afferma il Papa - lo aveva fatto perché lo Spirito lo aveva guidato. Ma nella Chiesa - osserva Francesco - c’è sempre questo sentire sé stessi giusti e ritenere gli altri peccatori. Questa è una malattia della Chiesa che nasce dalle ideologie. È un pensare mondano che si fa interprete della legge. Sono idee che creano divisione, al punto che diventa più importante la divisione che l’unità. Il Signore vuole l’unità.
Nel Vangelo (Gv 10,11-18) Gesù afferma che ha anche altre pecore che non provengono da questo recinto e anche quelle deve guidare. Ascolteranno la sua voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Dice di essere pastore di tutti: grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi. È venuto per tutti, è morto per tutti. Anche per la gente che non crede in Lui o è di altre religioni: è venuto per tutti. Abbiamo un solo Redentore. Invece la tentazione è di dire io sono di questa parte o di quell’altra. Sono lecite le differenze ma nell’unità della Chiesa. Abbiamo tutti un unico pastore, Gesù. Il Signore – è la preghiera conclusiva del Papa - ci liberi dalla psicologia della divisione e ci faccia vedere che siamo tutti fratelli in Gesù.
Di seguito il testo dell'omelia (trascrizione di lavoro non ufficiale):
Quando Pietro salì a Gerusalemme, i fedeli lo rimproveravano. Lo rimproveravano perché era entrato in casa di uomini non circoncisi e mangiato insieme con loro, con i pagani: quello non si poteva, era un peccato. La purezza della legge non permetteva questo. Ma Pietro lo aveva fatto perché era stato lo Spirito a portarlo lì. Sempre c’è nella Chiesa – nella Chiesa primitiva tanto, perché non era chiara la cosa – questo spirito di “noi siamo i giusti, gli altri i peccatori”. Questo “noi e gli altri”, “noi e gli altri”, le divisioni: “Noi abbiamo proprio la posizione giusta davanti a Dio”. Invece ci sono “gli altri”, si dice anche: “Sono i “condannati”, già. E questa è una malattia della Chiesa, una malattia che nasce dalle ideologie o dai partiti religiosi … Pensare che al tempo di Gesù, almeno erano quattro i partiti religiosi: il partito dei farisei, il partito dei sadducei, il partito degli zeloti e il partito degli esseni, e ognuno interpretava “l’idea” che aveva della legge. E questa idea è una scuola fuori-legge quando è un modo di pensare, di sentire mondano che si fa interprete della legge. Pure Gesù veniva rimproverato perché entrava in casa dei pubblicani – che erano peccatori, secondo loro – e a mangiare con loro, con i peccatori, perché la purezza della legge non lo permetteva; e non si lavava le mani prima del pranzo … Ma sempre quel rimprovero che fa divisione: questo è l’importante, che io vorrei sottolineare.
Ci sono delle idee, delle posizioni che fanno divisione, al punto che è più importante la divisione che l’unità. È più importante la mia idea che lo Spirito Santo che ci guida. C’è un cardinale emerito che abita qui in Vaticano, un bravo pastore, e lui diceva ai suoi fedeli: “Ma la Chiesa è come un fiume, sai? Alcuni sono più di questa parte, alcuni dell’altra parte, ma l’importante è che tutti siano dentro al fiume”. Questa è l’unità della Chiesa. Nessuno fuori, tutto dentro. Poi, con le peculiarità: questo non divide, non è ideologia, è lecito. Ma perché la Chiesa ha questa ampiezza di fiume? È perché il Signore così lo vuole.
Il Signore, nel Vangelo, ci dice: “Io ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore”. Il Signore dice: “Ho delle pecore dappertutto e io sono pastore di tutti”. Questo “tutti” in Gesù è molto importante. Pensiamo alla parabola della festa di nozze, quando gli invitati non volevano andarci: uno perché aveva comprato un campo, uno si era sposato … ognuno ha dato il suo motivo per non andare. E il padrone si è arrabbiato e ha detto: “Andate agli incroci delle strade e portate alla festa tutti”. Tutti. Grandi e piccoli, ricchi e poveri, buoni e cattivi. Tutti. Questo “tutti” è un po’ la visione del Signore che è venuto per tutti ed è morto per tutti. “Ma è morto anche per quel disgraziato che mi ha reso la vita impossibile?”. È morto pure per lui. “E per quel brigante?”: è morto per lui. Per tutti. E anche per la gente che non crede in lui o è di altre religioni: per tutti è morto. Quello non vuol dire che si deve fare proselitismo: no. Ma Lui è morto per tutti, ha giustificato tutti.
Qui a Roma c’è una signora, una brava donna, una professoressa, la professoressa Mara, che quando era in difficoltà … e c’erano dei partiti, diceva: “Ma Cristo è morto per tutti: andiamo avanti!”. Quella capacità costruttiva. Abbiamo un solo Redentore, una sola unità: Cristo è morto per tutti. Invece la tentazione … anche Paolo l’ha sofferta: “Io sono di Paolo, io sono di Apollo, io sono di questo, io sono dell’altro …”. E pensiamo a noi, cinquant’anni fa, al dopo-Concilio: le cose, le divisioni che ha sofferto la Chiesa. “Io sono di questa parte, io la penso così, tu così …”. Si, è lecito pensarla così, ma nell’unità della Chiesa, sotto il Pastore Gesù.
Due cose. Il rimprovero degli apostoli a Pietro perché era entrato nella casa dei pagani e Gesù che dice: “Io sono pastore di tutti”. Io sono pastore di tutti. E che dice: “Io ho altre pecore che non provengono da questo recinto. Io devo guidare anche loro. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge”. È la preghiera per l’unità di tutti gli uomini, perché tutti gli uomini e le donne … tutti abbiamo un unico Pastore: Gesù.
Il Signore ci liberi da quella psicologia della divisione, di dividere, e ci aiuti a vedere questo di Gesù, questa cosa grande di Gesù, che in Lui siamo tutti fratelli e Lui è il Pastore di tutti. Quella parola, oggi: “Tutti, tutti!”, che ci accompagni durante la giornata.
Il Papa ha invitato a fare la Comunione spirituale con questa preghiera:
Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del tuo amore, l’ineffabile Eucaristia. Desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io vengo da Te. Possa il tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, ti amo.
Quindi ha terminato la celebrazione con l'adorazione e la benedizione eucaristica. Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina caeli”, cantata nel tempo pasquale:
Regína caeli laetáre, allelúia.
Quia quem merúisti portáre, allelúia.
Resurréxit, sicut dixit, allelúia.
Ora pro nobis Deum, allelúia.
(Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia).
© www.vaticannews.va, lunedì 4 maggio 2020