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Il Papa: l'8 giugno alle 13 un minuto per la pace

Al termine dell'udienza generale Francesco ha rilanciato l'iniziativa dell'Azione Cattolica. Nella catechesi ha ripercorso le tappe del suo viaggio in Romania

«Dedicare "un minuto per la pace" – di preghiera, per i credenti; di riflessione, per chi non crede -: tutti insieme per un mondo più fraterno». È l’invito rivolto dal Papa, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana alla fine dell'udienza del mercoledì.

Francesco ha lanciato il suo appello ricordando che «sabato prossimo, 8 giugno, ricorrerà il quinto anniversario dell’incontro, qui in Vaticano, dei Presidenti di Israele e di Palestina con me e il Patriarca Bartolomeo». «Alle ore 13 – ha proseguito – siamo invitati a dedicare "un minuto per la pace" – di preghiera, per i credenti; di riflessione, per chi non crede -: tutti insieme per un mondo più fraterno. Grazie all’Azione Cattolica internazionale che promuove questa iniziativa».

La catechesi dedicata al viaggio in Romania

«Camminare insieme sia tra cristiani, sul piano della fede e della carità, sia tra cittadini, sul piano dell’impegno civile». Così il Papa ha sintetizzato lo scopo del suo recente viaggio in Romania, di cui ha ripercorso le tappe, nella catechesi dell’udienza generale.

«Rendo grazie a Dio che ha permesso al Successore di Pietro di ritornare in quel Paese, vent’anni dopo la visita di San Giovanni Paolo II», ha esordito Francesco: «In sintesi, come annunciava il motto del viaggio, ho esortato a camminare insieme. E la mia è gioia è stata il poterlo fare non da lontano, o dall’alto, ma camminando io stesso in mezzo al popolo romeno, come pellegrino nella sua terra». «Come cristiani, abbiamo la grazia di vivere una stagione di relazioni fraterne tra le diverse Chiese», il bilancio ecumenico del Papa: «In Romania la gran parte dei fedeli appartiene alla Chiesa Ortodossa, guidata attualmente dal Patriarca Daniel, al quale va il mio fraterno e riconoscente pensiero». «La comunità cattolica, sia greca sia latina, è viva e attiva», ha esclamato Francesco: «C’è anche una comunità luterana, in buoni rapporti con i cattolici e gli ortodossi», ha aggiunto a braccio. «L’unione tra tutti i cristiani, pur incompleta, è basata sull’unico battesimo ed è sigillata dal sangue e dalla sofferenza patita insieme nei tempi oscuri della persecuzione, in particolare nel secolo scorso sotto il regime ateistico», l’altro riferimento allo «stato di salute» del cammino ecumenico.

«Questa importante dimensione ecumenica del viaggio è culminata nella solenne Preghiera del Padre Nostro, all’interno della nuova, imponente cattedrale Ortodossa di Bucarest», ha proseguito Francesco, secondo il quale «questo è stato un momento di forte valore simbolico, perché il Padre Nostro è la preghiera cristiana per eccellenza, patrimonio comune di tutti battezzati». «Nessuno può dire ‘padre mio’ e ‘padre vostro’!», ha esclamato a braccio: «No, ‘padre nostro’, patrimonio comune di tutti i battezzati». «Abbiamo manifestato che l’unità non toglie le legittime diversità», ha sintetizzato il Papa: «Possa lo Spirito Santo condurci a vivere sempre più come figli di Dio e fratelli tra di noi», l’auspicio.

Il Papa ha citato le parole scritte da uno dei sette vescovi greco-cattolici da lui beatificati a Blaj, monsignor Iului Hossu, durante la sua prigionia: «Dio ci ha mandato in queste tenebre della sofferenza per dare il perdono e pregare per la conversione di tutti». «Pensando alle tremende torture a cui erano sottoposti, queste parole sono una testimonianza di misericordia», ha commentato Francesco.

«Come comunità cattolica abbiamo celebrato tre Liturgie eucaristiche», ha ricordato il Papa: «La prima nella Cattedrale di Bucarest, il 31 maggio, festa della Visitazione della Vergine Maria, icona della Chiesa in cammino nella fede e nella carità. La seconda nel Santuario di Șumuleu Ciuc, meta di moltissimi pellegrini. Là, la Santa Madre di Dio raccoglie il popolo fedele nella varietà delle lingue, delle culture e delle tradizioni. E la terza celebrazione è stata la Divina Liturgia a Blaj, centro della Chiesa greco-cattolica in Romania, con la Beatificazione di sette Vescovi Martiri greco-cattolici, testimoni della libertà e della misericordia che vengono dal Vangelo».

«In quella città i Rom sono molto numerosi, e per questo ho voluto salutarli e rinnovare l’appello contro ogni discriminazione e per il rispetto delle persone di qualsiasi etnia, lingua e religione». Così il Papa ha ricordato l’ultima tappa del suo viaggio in Romania, dedicata all’incontro con la comunità rom di Blaj. «Particolarmente intenso e festoso – ha detto il Papa – è stato l’incontro con i giovani e le famiglie, tenutosi a Iaşi, antica città e importante centro culturale, crocevia tra occidente e oriente. Un luogo che invita ad aprire strade su cui camminare insieme, nella ricchezza delle diversità, in una libertà che non taglia le radici ma vi attinge in modo creativo. Anche questo incontro ha avuto carattere mariano e si è concluso con l’affidamento dei giovani e delle famiglie alla Santa Madre di Dio».

© Avvenire, mercoledì 5 giugno 2019