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Il Papa: «La Chiesa non è un élite»

«Gesù non ha detto agli apostoli di formare un gruppo esclusivo», ha detto Francesco nell'udienza generale, «così c'è il rischio di andare dietro e del progressismo adolescente»

La Chiesa non è un «élite», né tantomeno un «gruppo esclusivo» e tutti sono chiamati a farne parte «senza distinzione», di qualsiasi origine siano. Lo ha detto il Papa durante l’udienza generale di mercoledì in Piazza San Pietro.
Poi ha aggiunto per spiegare il concetto: «Dio non appartiene in modo proprio ad alcun popolo perché è lui che ci chiama e ci invita a fare parte del suo popolo e questo invito è rivolto a tutti, senza distinzioni, perché la misericordia di Dio vuole la salvezza di tutti».

Papa Francesco ha sottolineato che «Gesù non dice agli apostoli di formare un gruppo esclusivo, un gruppo di élite». Quindi si è rivolto a chi sente lontano dalla Chiesa, a «chi è timoroso e indifferente, a chi pensa di non poter più cambiare, dicendo che il Signore chiama anche te a far parte del suo popolo e lo fa con grande rispetto e amore».

Un altro argomento affrontato da Bergoglio nell’udienza generale è stato il lavoro minorile, perché oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Il Papa lo ha definito «un deprecabile fenomeno in costante aumento, specialmente nei Paesi poveri» e ha aggiunto: «Sono milioni i minori, per lo più bambine, vittime di questa forma nascosta di sfruttamento che comporta spesso anche abusi, maltrattamenti e discriminazioni. È questa una vera schiavitù!».

Papa Francesco ha auspicato che «la Comunità internazionale possa avviare provvedimenti ancora più efficaci per affrontare questa autentica piaga. Tutti i bambini devono poter giocare, studiare, pregare e crescere, nelle proprie famiglie, in un contesto armonico, di amore e di serenità. È un loro diritto e un nostro dovere. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza!».

Nell’omelia della Messa a Santa Marta, prima dell’udienza, ha parlato dello Spirito Santo: «Non dobbiamo avere paura della libertà che ci dà lo Spirito Santo». Il Papa ha sottolineato che in questo momento la Chiesa deve guardarsi da due tentazioni: quella di «andare indietro» e quella del «progressismo adolescente».

La prima fa dire «si può fino a qui, non si può di qua» e dunque alla fine «restiamo qui». Questa, ha sottolineato, «è un po’ la tentazione della paura della libertà, della paura dello Spirito Santo», per cui «è meglio andare sul sicuro».

Il Papa ha quindi narrato di un superiore generale che, negli anni Trenta, aveva «raccolto tutte le prescrizioni anticarisma» per i suoi religiosi, «un lavoro di anni». Quindi, era andato a trovare a Roma un abate benedettino che, al sentire quanto fatto, gli aveva detto che così alla fine aveva «ucciso il carisma della sua Congregazione», «aveva ucciso la libertà» giacché «questo carisma dà i frutti nella libertà e lui aveva fermato il carisma».

La seconda tentazione, quella del «progressismo adolescente», ci fa «uscire dalla strada»: «Come gli adolescenti che vogliono avere tutto con l’entusiasmo e alla fine? Si scivola… È come quando la strada è col gelo e la macchina scivola e va fuori strada… È l’altra tentazione in questo momento! Noi, in questo momento della storia della Chiesa, non possiamo né andare indietro né andare fuori strada!».

Alberto Bobbio

© Famiglia Cristiana, 12 giugno 2013

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