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Il Papa: la conversione è aprirsi alla tenerezza di Dio

Intraprendere un cammino di distacco dalla mondanità, dal peccato, dalle ricchezze per convertirsi e trovare Dio. E’ la strada che Francesco indica all’Angelus, soffermandosi sulla figura di Giovanni il Battista. L’attenzione del Papa è rivolta al suo itinerario di fede che richiama il cammino dell’Avvento

Il “brutto tempo” non impedisce ai fedeli “coraggiosi” di essere presenti in Piazza San Pietro. Il Papa lo sottolinea all’Angelus, nella seconda domenica di Avvento. La sua catechesi ruota intorno ad una parola chiave: “conversione”, il rifiuto del peccato e della mondanità e insieme la disponibilità a cambiare vita e ad aprirsi “alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio”. La conversione scandisce il cammino di Avvento, plasmato sulla vicenda di Giovanni Battista, “uomo austero, che rinuncia al superfluo e ricerca l’essenziale”, al centro del Vangelo di oggi.

La conversione comporta il dolore per i peccati commessi, il desiderio di liberarsene, il proposito di escluderli per sempre dalla propria vita. Per escludere il peccato, bisogna rifiutare anche tutto ciò che è legato ad esso, le cose che sono legate al peccato e cioè bisogna rifiutare: la mentalità mondana, la stima eccessiva delle comodità, la stima eccessiva del piacere, del benessere, delle ricchezze.

I legami del peccato

C’è un secondo aspetto che Francesco mette in luce, “la ricerca di Dio e del suo regno”. Una conversione che implica “l’abbandono delle comodità e della mentalità mondana” - non "un'ascesi solo per fare penitenza: il cristiano non fa il fachiro - ma per raggiungere “il regno di Dio, la comunione con Dio, l’amicizia con Dio”. Un cammino, anche questo, non facile “perché sono tanti i legami che ci tengono vicini al peccato: l’incostanza, lo scoraggiamento, la malizia, gli ambienti nocivi, i cattivi esempi”.

A volte è troppo debole la spinta che sentiamo verso il Signore e sembra quasi che Dio taccia; ci sembrano lontane e irreali le sue promesse di consolazione, come l’immagine del pastore premuroso e sollecito, che risuona oggi nella lettura di Isaia.  E allora si è tentati di dire che è impossibile convertirsi veramente. Quante volte abbiamo sentito questo scoraggiamento? “No, non ce la faccio! Io incomincio un po’ e poi, torno indietro”, e questo è brutto. E’ possibile, è possibile. Ma quando ti viene questo pensiero di scoraggiarti, non rimanere lì, perché questo è sabbia mobile: è sabbia mobile; la sabbia mobile proprio di un’esistenza mediocre. La mediocrità è questo.

La grazia da chiedere con forza

Come nelle paludi si cerca una fuga, nella vita di ognuno la conversione va trovata nella preghiera a Dio. “La conversione è una grazia”, evidenzia il Papa, “da chiedere con forza”.

Prima di tutto ricordarci che la conversione è una grazia: nessuno può convertirsi con le proprie forze. È una grazia che ti dà il Signore, e pertanto da chiedere a Dio con forza, chiedere a Dio che Lui ci converta, che davvero noi possiamo convertirci, nella misura in cui ci apriamo alla bellezza, alla bontà, alla tenerezza di Dio. Pensate alla tenerezza di Dio. Dio non è un padre brutto, un padre cattivo, no. È tenero, ci ama tanto, come il buon Pastore, che cerca l’ultima del suo gregge. È amore, e la conversione è questo: una grazia di Dio. Tu incomincia a camminare, perché è Lui che ti muove a camminare, e tu vedrai come Lui arriverà. Prega, cammina e sempre si farà un passo in avanti.

Infine Francesco chiede l’intercessione di Maria, l’Immacolata, perché “ci aiuti a staccarci sempre più dal peccato e dalle mondanità, per aprirci a Dio, alla sua parola, al suo amore che rigenera e salva”.

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, domenica 6 dicembre 2020

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