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Il Papa: la preghiera è argine al male e può scrivere un destino diverso

All’udienza generale Francesco richiamandosi ai primi capitoli della Genesi ricorda che mentre il male si allarga a macchia d’olio, la preghiera dei giusti è capace di restituire speranza

Davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo, la preghiera si mostra come “argine” e “rifugio” dell’uomo. E’ ancora dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico che si leva la catechesi del Papa all’udienza generale. Proseguendo il suo ciclo di riflessioni sulla preghiera, stamani Francesco scandaglia quella dei giusti e il suo senso nella storia dell’umanità. Per le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19, è ancora senza la presenza fisica dei fedeli che il Papa rivolge le sue parole che puntano a esortare a non seguire la strada della violenza, ma quella di lasciare trasformare il cuore dal Signore.

E’ un disegno buono quello di Dio per l’umanità eppure nella nostre vicende sperimentiamo la presenza del male: il suo dilatarsi appare fin dai primi capitoli del libro della Genesi con la storia di Adamo ed Eva che vogliono diventare come Dio e alla fine, invece, scoprono di essere nudi: il "tentatore è un mal pagatore”, nota il Papa. E ancora, con Caino e la sua invidia per Abele “la storia della prima fraternità si conclude con un omicidio” tanto che il pensiero di Francesco va “alla fraternità umana” e alle guerre che sono dappertutto. Così si prosegue con la discendenza di Caino: basti pensare al Cantico di Lamec che suona come un inno di vendetta. Ma c’è anche un’altra storia che rappresenta “il riscatto della speranza”: quella di Abele, Enoc e Noè. “se anche quasi tutti si comportano in maniera efferata, facendo dell’odio e della conquista il grande motore della vicenda umana, ci sono persone capaci di pregare Dio con sincerità, capaci di scrivere in modo diverso il destino dell’uomo”, sottolinea Francesco.

Leggendo questi racconti, si ha l’impressione che la preghiera sia l’argine, sia il rifugio dell’uomo davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo. A ben vedere, preghiamo anche per essere salvati da noi stessi. E’ importante. Pregare: “Signore, per favore, salvami da me stesso, dalle mie ambizioni, dalle mie passioni. Salvami da me stesso”.

Si tratta di “operatori di pace” perché la preghiera, quando è autentica, “libera dagli istinti di violenza ed è uno sguardo rivolto a Dio”: la preghiera “attira il potere di Dio”, che dà vita e fa rinascere:  

La preghiera coltiva aiuole di rinascita in luoghi dove l’odio dell’uomo è stato capace solo di allargare il deserto. Ecco perché la signoria di Dio transita nella catena di questi uomini e donne, spesso incompresi o emarginati nel mondo. Ma il mondo vive e cresce grazia alla forza di Dio che questi suoi servitori attirano con la loro preghiera. Sono una catena per nulla chiassosa, che raramente balza agli onori della cronaca, eppure è tanto importante per restituire fiducia al mondo!

Il cammino di Dio, quindi, passa attraverso questo “resto” che non si uniforma alla legge del più forte, ma chiede a Dio di trasformare le cuore di pietra in cuore di carne.

Debora Donnini – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 27 maggio 2020

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