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Il Papa: la vecchiaia chiede dignità, non solo piani di assistenza ma di esistenza

Francesco inizia all'udienza generale un nuovo ciclo di catechesi dedicato al valore dell'età più avanzata: "In pandemia gli anziani hanno pagato il prezzo più alto". Il monito contro l'illusione della eterna giovinezza: "Il disprezzo dei vecchi era l'icona dei totalitarismi". L'invito al dialogo con i giovani: è il modo di trasmettere "saggezza all'umanità". Appello per la pace in Ucraina

Materiali di scarto, vittime di una pandemia che ha fatto pagare loro "il prezzo più alto" e di una cultura della produttività che li rende spesso un peso: gli anziani sono invece "una benedizione per la società". Concluso il ciclo di catechesi su San Giuseppe, Francesco inizia un nuovo percorso di riflessione nell’udienza generale interamente dedicato al senso e al valore della vecchiaia, per far capire bene la ricchezza di questa categoria e incoraggiare il dialogo con i giovani, evitando che questi scadano nello smarrimento e i nonni nell'avvilimento.

Il rischio dello scarto

Un tema, quello del rapporto intergenerazionale, sul quale da sempre il Papa ha richiamato l’attenzione, soprattutto dei ragazzi. Una tema che si fa urgente in questo tempo di pandemia e soprattutto in un’epoca così segnata dal calo demografico. Gli anziani sono “un vero e proprio ‘nuovo popolo’”, osserva infatti il Papa: “Mai siamo stati così numerosi nella storia umana. Il rischio di essere scartati è ancora più frequente”.

Gli anziani sono visti infatti il più delle volte come “un peso”.

Nella drammatica prima fase della pandemia sono stati loro a pagare il prezzo più alto. Erano già la parte più debole e trascurata: non li guardavamo troppo da vivi, non li abbiamo neppure visti morire.

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L’apprezzamento della vita nella sua interezza

Francesco cita la Carta per i diritti degli anziani e i doveri della comunità: “Questo è stato editato dai governi non dalla Chiesa, una cosa laica, ed è buono per conoscere che gli anziani hanno dei diritti. Farà bene leggerlo”.

Con le migrazioni, quello degli anziani è il tema forse più preoccupante oggi. Ma, secondo il Pontefice, “non si tratta solo di un cambiamento quantitativo, è in gioco l’unità delle età della vita”, ossia, “il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza”.

Il disprezzo della vecchiaia, icona dei totalitarismi

Nel presente si vedono convivere bambini, giovani, adulti, anziani; tuttavia, sottolinea il Papa, “è cambiata la proporzione”: "La longevità è diventata di massa e, in ampie regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi. Uno squilibrio che ha tante conseguenze. La cultura dominante ha come modello unico il giovane-adulto, cioè un individuo che si fa da sé e rimane sempre giovane”.

Attenzione a questo. Il Pontefice pone quindi alcuni interrogativi per stimolare la riflessione:

È vero che la giovinezza contiene il senso pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo svuotamento e la perdita? L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, degrado, disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo. Abbiamo dimenticato questo?

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Doni per la vita di tutti

A queste domande, il Vescovo di Roma ne aggiunge di altre: “L’allungarsi della vita incide in maniera strutturale sulla storia dei singoli, delle famiglie e delle società. Ma dobbiamo chiederci: la sua qualità spirituale e il suo senso comunitario sono oggetto di pensiero e di amore coerenti con questo fatto? Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti?”.

Di fatto, nella rappresentazione del senso della vita, e proprio nelle culture cosiddette “sviluppate”, “la vecchiaia ha poca incidenza”. Come se fosse “un’età che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere”. Inoltre, “manca l’incoraggiamento delle persone a cercarli, e manca l’educazione della comunità a riconoscerli”.

Piani di assistenza, ma non progetti di esistenza

Insomma, “per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di assistenza, ma non progetti di esistenza”, sottolinea il Papa. “E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività”.

Sotto questo pensiero è che l’anziano e l’anziana sono materiali di scarto. In questa cultura dello scarto, gli anziani entrano come materiale di scarto.

 “La giovinezza è bellissima”, è vero, “ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa”, ammonisce Francesco. “Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – che essere giovani. Ricordiamocelo: l’alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto. Deve essere ritrovato in questa cultura dello scarto, in questa cultura della produttività”

Nonni malinconici, giovani curvati sugli smartphone

Il rischio è reale: “Quando gli anziani resistono allo Spirito, seppellendo nel passato i loro sogni, i giovani non riescono più a vedere le cose che devono essere fatte per aprire il futuro. Quando invece i vecchi comunicano i loro sogni, i ragazzi vedono bene ciò che devono fare”.

I ragazzi che non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare il loro presente e a sopportare il loro futuro. Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone.

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La vecchiaia, sfida di umanità e civiltà

“Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo”, avverte il Papa, ricordando come “il contraccolpo più grave della pandemia” sia stato proprio lo smarrimento dei giovani. Allora bisogna attingere alla saggezza dei vecchi che “hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono ricorrere”. O forse gli stessi anziani “staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni?”, domanda il Pontefice. Si rivolge agli stessi anziani, magari scoraggiati e annichiliti: la vecchiaia, dice, “va vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della sua sopravvivenza”.

La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti. Questa sfida di umanità e di civiltà richiede il nostro impegno e l’aiuto di Dio. Chiediamolo allo Spirito Santo. La vecchiaia è un dono per tutte le età della vita, è un dono di maturità, di saggezza.

Importante un colloquio

“È importante – ribadisce ancora Papa Francesco, a braccio - non solo che l’anziano occupi solo il posto di saggezza, ma anche che ci sia un colloquio con i giovani. I giovani devono interloquire con gli anziani e questo ponte sarà la trasmissione di saggezza per l’umanità”. I nonni, insiste il Pontefice, “sono come la radice dell’albero, hanno tutta la vita lì. E i giovani sono come, i fiori e i frutti. Se non viene il succo, questa flebo dalla radice, mai potranno fiorire”.

L'appello per l'Ucraina

Al termine dell'udienza, durante i saluti in diverse lingue, il Papa ha espresso il suo grande "dolore" per il peggioramento della situazione in Ucraina. Ha quindi invitato i fedeli a vivere una giornata di preghiera e digiuno il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri.

 

Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, mercoledì 23 febbraio 2022

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