Il Papa: «O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda»
«Grazie a tutti per aver scommesso sulla fratellanza, perché oggi la fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità. O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda», ha detto il Papa, parlando in spagnolo, collegato in video con gli Emirati Arabi Uniti. «Oggi non c’è tempo per l’indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con la non-curanza, col disinteresse. O siamo fratelli – consentitemi –, o crolla tutto. È la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire; è la sfida del nostro secolo, è la sfida dei nostri tempi. Fratellanza vuol dire mano tesa; fratellanza vuol dire rispetto. Fratellanza vuol dire ascoltare con il cuore aperto. Fratellanza vuol dire fermezza nelle proprie convinzioni. Perché non c’è vera fratellanza se si negoziano le proprie convinzioni. Siamo fratelli, nati da uno stesso Padre. Con culture, tradizioni diverse, ma tutti fratelli. E nel rispetto delle nostre culture e tradizioni diverse, delle nostre cittadinanze diverse, bisogna costruire questa fratellanza. Non negoziandola. E’ il momento dell’ascolto. E’ il momento dell’accettazione sincera. E’ il momento della certezza che un mondo senza fratelli è un mondo di nemici. Voglio sottolinearlo», ha insistito Jorge Mario Bergoglio. «Non possiamo dire: o fratelli o non fratelli. Diciamolo bene: o fratelli o nemici. Perché la non-curanza è una forma molto sottile d’inimicizia. Non c’è bisogno di una guerra per fare dei nemici. Basta la non-curanza. Basta con questa tecnica – si è trasformata in una tecnica –, basta con questo atteggiamento di guardare dall’altra parte, non curandosi dell’altro, come se non esistesse».
Due anni fa, il 4 febbraio del 2019, il Papa e il grande imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, firmarono a sorpresa una dichiarazione congiunta che invitava «tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme, affinché esso diventi una guida per le nuove generazioni verso la cultura del reciproco rispetto, nella comprensione della grande grazia divina che rende tutti gli esseri umani fratelli». Il lungo testo elencava una serie di punti in comune tra cristianesimo e islam, sancendo tra l’altro, tra le proteste dei tradizionalisti, che «il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani».
A partire da quell’evento l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire, il 4 febbraio, una Giornata internazionale della fratellanza umana ed oggi si è svolta la sua prima edizione. All’incontro virtuale di oggi hanno partecipato anche il segretario generale dell’Onu e il grande imam di al-Azhar. António Guterres ha assicurato: «Le nazioni unite saranno a vostra completa disposizione per amplificare la vostra leadership, per amplificare la vostra voce». «Lasciatemi mandare un saluto di rispetto e ammirazione a mio fratello Papa Francesco, Papa della Chiesa cattolica e amico sulla via della fraternità e della pace», ha detto da parte sua Ahmad Al-Tayyeb parlando in arabo. «Lo ringrazio per la sua enciclica Fratelli tutti che ha rappresentato una pietra miliare in questo percorso. Spero che il 4 febbraio sarà ogni anno un campanello d’allarme per il mondo e per i suoi leader che li spinga a consolidare i principi della fratellanza umana. Non ho alcun dubbio he questo documento per essere applicato nella realtà necessiti la determinazione solida del fatto che siamo tutti fratelli con il diritto di vivere in pace e che qualsiasi differenza ci sia tra di noi è volere di Dio nella sua creazione».
Il documento firmato nel 2019 ad Abu Dhabi con l’eminente esponente dell’islam sunnita potrebbe peraltro avere un’ulteriore sviluppo se, come ipotizzato dal patriarca di Babilonia dei caldei, il cardinale Louis Raphael Sako, nel corso del previsto viaggio del Papa in Iraq, il prossimo marzo, il Papa incontrerà l'ayatollah Ali Sistani e se anche quest’ultimo firmasse la dichiarazione sulla «fratellanza umana» che a quel punto allargherebbe all’islam sciita il proprio perimetro.
L’incontro odierno ad Abu Dhabi è stato organizzato dallo sceicco Mohammed Bin Zayed ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, ed è stato introdotto dal Segretario Generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, il Giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, che nel suo discorso il Papa ha ringraziato definendolo «l’enfant terrible di tutto questo progetto» in quanto «amico, lavoratore, pieno d’idee, che ci ha aiutato ad andare avanti». Hanno inviato video-messaggi di adesione anche il primate della Comunione anglicana Justin Welby e il presidente del consiglio Ue Charles Michel.
La cerimonia in streaming si è conclusa con l’assegnazione dei primi vincitori del primo Premio Zayed ispirato al Documento sulla Fratellanza Umana: lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite e Latifa Ibn Ziaten, fondatrice di origini marocchine della «Association IMAD pour la jeunesse et la paix». La sua storia viene raccontata da Vatican News: uno dei suoi figli, Imad, si è unito al primo reggimento dei paracadutisti francesi ed è stato assassinato vicino a Tolosa nel 2012. In seguito la donna ha cercato l'assassino di suo figlio, Mohammed Merah, per capire cosa lo avesse portato a commettere un omicidio. Quell'incontro le ha permesso di entrare nel mondo di un giovane che si sentiva abbandonato e che non era mai riuscito a integrarsi nella società in generale. Da quando ha fondato la sua associazione, Latifa viaggia in tutta la Francia per raccontare la sua storia e per incontrare i giovani. La sua speranza è di contribuire a preservare l '«armonia sociale» sia tra le generazioni più anziane e le giovani, sia tra le persone originarie della Francia e i migranti. «Siamo tutti fratelli», ha detto oggi la donna, subito riecheggiata dal Papa: «Siamo tutti fratelli. Sono la convinzione. E una convinzione plasmata nel dolore, nelle tue piaghe. Hai speso la tua vita per il sorriso, hai speso la tua vita per il non risentimento e, attraverso il dolore di perdere un figlio – solo una madre sa cosa significa perdere un figlio –, attraverso questo dolore hai il coraggio di dire “siamo tutti fratelli” e di seminare parole d’amore. Grazie per la tua testimonianza. E grazie di essere madre di tuo figlio, di tanti ragazzi e ragazze; di essere madre oggi di questa umanità che ti sta ascoltando e che impara da te: o il cammino della fratellanza, o fratelli, o perdiamo tutto. Grazie, grazie!».
Iacopo Scaramuzzi
© www.famigliacristiana.it, giovedì 4 febbraio 2021