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Il primo Sioux «beato» nel nome di S. Nicola

Avviata la canonizzazione Alce Nero, scelse il Patrono di Bari come modello di carità

Dalle «guerre indiane» nel selvaggio West agli onori degli altari della Chiesa cattolica. Sembra un romanzo, ma è invece la storia vera di uno sciamano Sioux, «Alce Nero», che diventò cristiano prendendo a modello San Nicola di Bari, di cui prese il nome. Nei giorni scorsi la Conferenza episcopale statunitense ha avviato la causa di «beatificazione», primo gradino verso un possibile riconoscimento di santità, di «Nicola Black Elk».

Nicola Alce Nero, già uomo di «medicina» (secondo gli usi del suo popolo) nella Chiesa fu catechista dopo aver chiesto e ottenuto di essere battezzato nella Missione di Pine Ridge, nel Sud Dakota, il 6 dicembre 1904 (giorno dell’anno in cui in tutto il mondo si ricorda il Patrono di Bari). Una scelta motivata dal fatto che del Vescovo di Myra - raccontano i biografi americani - ammirava la generosità e quindi lo aveva adottato come modello di carità. Una devozione così forte - viene tramandato - tanto da decidere di spostare il suo compleanno dal 1° al 6 dicembre (era nato a Powder River, fra Wyoming e Montana, nel 1863), ritenendo ormai che la «vera nascita» per lui fosse stata l’adesione alla fede cattolica.

Prima di apprendere le pratiche dello sciamanesimo (la «medicina» dei nativi americani), all’età di soli 12 anni nel 1876 fu testimone con i suoi della battaglia di Little Big Horn, nel corso della quale i pellerossa guidati dai capi Toro Seduto e Crazy Horse (cugino di Alce Nero) sterminarono le «giubbe blu» guidate da George Custer, che cadde con i suoi soldati. Battaglia che poi avrebbe ricordato negli anni.

Nel 1887 la breve parentesi con il circo messo su da «Buffalo Bill» (William Cody), il «Wild West Show» con il quale l’ex soldato e cacciatore portò il Far West nelle piazze d’Europa, anche per far conoscere ai «bianchi» i «selvaggi» americani. Un’esperienza, il tour europeo, che Alce Nero trovò deludente. Va ricordato che in cambio del suo «ingaggio», come tutti gli altri artisti, fu costretto dall’impresario massone a «convertirsi» alla Chiesa Evangelica.

Più avanti negli anni invece ancora scene di guerra. Alce Nero soccorse e curò vari feriti nel massacro di Wounded Knee (300 morti il 29 dicembre 1890 al confine fra South Dakota e Nebraska) commesso dall’esercito statunitense nel corso delle operazioni militari volte a sedare una rivolta dei Lakota Sioux, la sua tribù. Un eccidio maturato durante la «deportazione» di un intero villaggio, nel quale non furono risparmiati donne e bambini e che è rimasto una macchia indelebile nella storia dei rapporti fra «bianchi» e «nativi americani» negli States e nella storia dell’esercito nordamericano.

Già testimone di «visioni» nel corso delle sue attività di sciamano, Alce Nero proseguì negli anni l’assistenza magico-medica per il suo popolo. E qui la sua vita s’incrociò con il cattolicesimo e con San Nicola.

Da tempo il capo Nuvola Rossa aveva aperto le «porte» della sua comunità Sioux ai «mantelli neri». Chi erano? Erano i Padri Gesuiti tedeschi e svizzeri mandati in quelle terre ad aprire la Missione del Sacro Rosario, a Pine Ridge.

L’incontro decisivo lo raccontò Lucy, figlia di Nicola Alce Nero (così come riportato nel libro «The Ghost Dance: ethnohistory and revitalization» di Alice Beck Kehoe). Ecco la sintesi. Un giorno verso la fine del 1904 Alce Nero stava curando un bimbo ammalato in un «tepee» (la tenda tipica dei nativi americani) secondo il rituale yuwipi, nel quale il guaritore è legato in una coperta e usa fumare una pipa sacra per invocare gli spiriti, percuotendo un tamburo. Nel corso della seduta irruppe nella tenda un «mantello nero», un Padre Gesuita, avvisato del fatto che un bimbo battezzato nella sua Missione stava molto male. Il sacerdote sequestrò il tabacco da offrire agli spiriti e lo gettò nella stufa, afferrò il tamburo e il sonaglio di Alce Nero e li scagliò fuori della tenda e scosse Alce Nero per il collo, gridando «Satana esci!». «Mio padre uscì fuori raccontò Lucy - poi il prete pregò con il bimbo malato, che si calmò, e quando uscì disse ad Alce Nero “vieni con me!”. Per due settimane mio padre prese lezioni sulla fede cattolica nella Missione del Sacro Rosario e fu battezzato il 6 dicembre 1904».

Una conversione nel nome di San Nicola, a quasi 8.900 chilometri di distanza dalla Basilica dove sono venerate le spoglie del Patrono di Bari.

Armando Fizzarotti

© www.lagazzettadelmezzogiorno.it, domenica 31 dicembre 2017

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