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Imitazioni pericolose: i bambini in TV

Si moltiplicano i programmi, in cui attori – nel caso specifico: cantanti o baby opinionisti – sono i ragazzi. La presenza dei più piccoli aumenta gli ascolti; essi sono usati, purtroppo, per questo scopo. Si sviluppano certamente talenti per la musica, ma con quali risultati per la loro crescita armoniosa? Quali messaggi passano?

 

ti-lascio-una-canzone-22-settembre.jpgForse più che divertirsi e cantare, cosa bella per tutti e anche per i più piccoli; forse più che insegnare ad amare la bellezza, la musica, l’arte; forse più che scoprire la gioia di essere se stessi, ci si accontenta di ciò che appare, pur di diventare famosi presto, sia pure per qualche tempo.

Purtroppo i programmi incontrano l’adesione anche dei genitori, che sognano per i loro bambini un futuro da star, oltre che di noi adulti facili a simpatizzare con i piccoli attori per quel senso innato di attenzione verso di loro, non pensando che si tratta di una funzione di marketing fruttuosa proprio per la presenza di tali attori. 

Gli esperti affermano che più gli ascolti sono alti, più è alto il prezzo della pubblicità.

I bambini vengono usati a questo scopo: piacciono perché sono bravissimi, hanno belle voci, sono carini.

Si mettono così in scena programmi inadatti e non pensati per loro. Dalle reti principali, dicono gli esperti, sono spariti i programmi per i ragazzi. Si fa riferimento a programmi abbastanza noti: “Ti lascio una canzone”, “Io canto”, “Chi ha incastrato Peter Pan”; in essi si stimolano la competitività, la gara a tutti i costi, l’imitazione delle star della musica.

Si dirà che i più piccoli sono “usati” anche in tanti altri modi: nel calcio, nei fatti della vita, in racconti, in conversazioni ed incontri. E’ ovvio che tutto questo non giustifica nulla: rimane la responsabilità di noi adulti, forse “evasori dell’impegno educativo quotidiano”.

Qualcuno ha parlato di “Vangelo del bambino”. Lo ha fatto, tra gli altri, Giovanni Paolo II nella lettera indirizzata ai bambini il 13 dicembre 1994. Riferendosi a loro, scriveva: Non pone forse Gesù il bambino come modello anche per gli adulti? Nel bambino c’è qualcosa che mai può mancare in chi vuole entrare nel Regno dei cieli. Al cielo sono destinati quanti sono semplici come i bambini, quanti come loro sono pieni di fiducioso abbandono, ricchi di bontà e puri. Questi solamente possono ritrovare in Dio un Padre e diventare a loro volta, grazie a Gesù, altrettanti figli di Dio […] Rallegratevi di questo Vangelo della divina figliolanza […] Dio vuole che tutti siamo suoi figli adottivi mediante la grazia […] L’uomo non può vivere senza amore. Egli è chiamato ad amare Dio e il prossimo, ma per amare veramente deve avere la certezza che Dio gli vuole bene.

Questa lunga citazione ci suggerisce gli aspetti positivi presenti nei bambini, forse non oggetto di attenzione e di sviluppo nei programmi televisivi. Compito di noi adulti è proporre altre imitazioni, non appagandoci di adattamenti a schemi ripetitivi e al fascino della tendenza: aiuteremo così i nostri figli a crescere.

 

don Giacinto Ardito