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In aereo. Papa Francesco: «Non è umano chiudere le porte, questo si paga politicamente»

Nella conferenza stampa in aereo al ritorno dal viaggio in Svezia per i 500 anni di Lutero Papa Francesco ha parlato di migranti, donne prete, ecumenismo

Dialogando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Svezia, papa Francesco ha detto che «non è umano chiudere le porte e il cuore ai migranti e rifugiati, questo si paga politicamente». Ma «si paga politicamente anche l’imprudenza nei calcoli» di come e quanti riceverne perché non permette l’integrazione necessaria. Dall’esempio della Svezia all’elogio dell’Italia del volontariato, che è nato «dallo zelo apostolico dei parroci».

L’arrivo in Europa dal Medioriente di sempre più migranti genera paura. C’è chi ritiene che i rifugiati possano costituire una minaccia per la cultura e l’identità cristiana in Europa. Anche la Svezia adesso comincia a chiudere frontiere. Come vede questa situazione?

Prima di tutto, come argentino e sudamericano ringrazio molto la Svezia per questa accoglienza, perché tanti argentini, cileni, uruguayani, durante il periodo delle dittature militari sono stati accolti qui. La Svezia ha una lunga tradizione non soltanto di accoglienza ma anche di integrazione. Un esempio di integrare in un popolo. Forse sbaglio, non sono sicuro, ma la Svezia ha 9 milioni di abitanti e 850mila sono diventati svedesi da migranti o rifugiati. Si deve distinguere tra migrante e rifugiato. Il migrante deve essere trattato con certe regole, perché emigrare è un diritto ma è molto regolato. Il rifugiato invece viene da situazioni di fame e di guerra terribile e il suo status ha bisogno di maggiore cura. In questo la Svezia ha sempre dato un esempio. Sull'integrazione delle culture non dobbiamo spaventarci. L’Europa è stata fatta con una continua integrazione di culture.

Cosa penso dei paesi che chiudono le frontiere? Credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato. Ma c’è anche la prudenza dei governanti, che devono essere molto aperti a riceverli. Devono però anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non solo lo si deve ricevere, ma lo si deve integrare. Se un Paese ha una capacità di integrazione, faccia quanto può. Se un altro ne ha di più, faccia di più, sempre con il cuore aperto. Non è umano chiudere le porte e non è umano chiudere il cuore. Alla lunga questo si paga. Si paga politicamente. Come si paga politicamente anche una imprudenza nei calcoli ricevendo più di quelli che si possono integrare. Il rischio è che un migrante o un rifugiato che non viene integrato si ghettizza! E una cultura che non si sviluppa in un rapporto con l’altra cultura, diventa pericolo. Credo che il più cattivo consigliere per i Paesi che tendono a chiudere le frontiere sia la paura. E il più buon consigliere sia la prudenza. Ho parlato con un funzionario del governo svedese e mi diceva di qualche difficoltà perché vengono in tanti e non si fa in tempo a sistemarli e a trovare scuola, casa, lavoro. La prudenza deve fare questo calcolo. Credo che la Svezia se diminuisce ora la sua capacità di accoglienza non lo faccia per egoismo, non ha perso la capacità d’integrazione, ma per ciò che ho detto.

La Svezia ha una donna a capo della sua Chiesa. È possibile ipotizzare donne prete anche nella Chiesa cattolica?

Leggendo un po' la storia della zona dove siamo stati, ho visto che c'è stata una regina che è rimasta vedova tre volte. Le donne svedesi sono molto forti e molto brave... mi hanno detto. Sulle donne ordinate l'ultima parola è stata data da Giovanni Paolo II, rimane quella ed è chiara. Ma le donne possono fare tante cose meglio degli uomini anche nel campo dogmatico. L'ecclesiologia cattolica ha due dimensioni. La dimensione petrina, che è quella dei vescovi, degli apostoli, Pietro e il collegio; e la dimensione mariana, che è quella femminile della Chiesa. Ma chi è più importante nella teologia e nella mistica della Chiesa? Gli apostoli o Maria? È Maria. La Chiesa è donna è sposa di Gesù Cristo. È un mistero sponsale e alla luce di questo mistero si capisce il perché di queste due dimensioni. Non esiste la Chiesa senza questa dimensione femminile.

Nel 2017 ci sarà un incontro a Roma per l’anniversario del rinnovamento carismatico. Che cosa spera da questo incontro anche per quello che riguarda l’aspetto ecumenico?

A Buenos Aires avevo avuto tre incontri allo stadio con fedeli evangelici e cattolici, nella linea del rinnovamento carismatico. Incontri durante i quali predicavano un vescovo evangelico e un vescovo cattolico. Abbiamo anche avuto due ritiri spirituali di tre giorni, con pastori e sacerdoti cattolici insieme. Questo ha aiutato molto il dialogo, la comprensione, l'avvicinamento, il lavoro per chi ha più bisogno. A Roma ho già avuto riunioni con alcuni pastori. Si organizza ora a Roma una celebrazione per i cinquant’anni del rinnovamento carismatico, che è nato ecumenico. Se Dio mi dà vita andrò a parlare lì. Quando il rinnovamento carismatico è nato, uno degli oppositori più forti è chi vi sta parlando, ero provinciale dei gesuiti e proibii ai gesuiti di mettersi dentro e dissi che quando c'era una celebrazione liturgica doveva essere una celebrazione e non una scuola di samba. C'è stato poi un processo di riconoscimento del bene che ha fatto con la figura del cardinale Suenens.

Lei ha di recente ricevuto il presidente del Venezuela Nicolas Maduro. Quali sono le sue impressioni dell’incontro e che cosa pensa dell'inizio del dialogo?

Il presidente del Venezuela ha chiesto un appuntamento perché arrivava dal Medio Oriente e ha avuto uno scalo tecnico a Roma. Quando un presidente chiede, lo si riceve. L’ho ascoltato mezz'ora, gli ho fatto qualche domanda e ho sentito il suo parere. È sempre bene sentire il parere di tutti. Sul dialogo: è l'unica strada per tutti i conflitti, si dialoga o si grida. Col cuore ce la metto tutta nel dialogo, credo che bisogna andare su questa strada, La situazione è complessa non so come finirà ma le persone che sono nel dialogo è di caratura politica importante. C'è Zapatero che è stato capo del governo spagnolo. Ambedue le parti hanno chiesto alla Santa Sede di essere presente. La Santa Sede ha designato il nunzio in Argentina. Il dialogo favorisce il negoziato ed è l'unica strada per uscire dai conflitti. Se questo si fosse fatto in Medio Oriente, quante vite si sarebbero state risparmiate!.

In Svezia la secolarizzazione è molto forte. È un fenomeno che tocca l’Europa. Si stima che in Francia la maggioranza dei cittadini non appartengono a nessuna religione. La secolarizzazione è una fatalità? Di chi è la responsabilità? Dei governi laici o della Chiesa che è timida?

Fatalità no, non credo nelle fatalità. Chi sono i responsabili? Benedetto XVI ha parlato tanto e chiaramente di questo. Quando la fede diventa tiepida si indebolisce la Chiesa. Questo è stato un processo. Quando l’uomo s’ s’impadronisce di Dio per farlo cultura e occupa il posto di Dio creatore. Non è un problema di laicità perché ci vuole una sana laicità. Altra cosa però è un laicismo come quello che ci ha lasciato in eredità l’Illuminismo, che va oltre i limiti e si sente Dio. É necessario invece riprendere una sana autonomia nello sviluppo di cultura e scienza, ma come creature, non sentendosi Dio.

Ma i tempi più secolarizzati – pensiamo alla Francia ad esempio – sono quelli della mondanizzazione. Quando i preti erano funzionari di corte, c’era un funzionalismo clericale, mancava la forza del Vangelo. In tempi di secolarizzazione possiamo dire che c'è qualche debolezza nell'evangelizzazione. Il cardinale De Lubac disse che quando la Chiesa entra in questa mondanità spirituale è peggio di quanto è accaduto all’epoca delle corti papali, dei papi corrotti. Gesù quando prega per tutti noi nell'Ultima Cena chiede una cosa al Padre: non di toglierci dal mondo, ma di difenderci dal mondo, dalla mondanità, che è pericolosissima: la mondanizzazione è la secolarizzazione un po' truccata, travestita, un po’ pret-a-porter.

Lei ha incontrato di recente chi si occupa di schiavitù e tratta di esseri umani. Perché e che esperienze ha fatto di queste problematiche quando era in Argentina?

Sempre ho avuto questa inquietudine della carne di Cristo, il fatto che Cristo continua a soffrire, che Cristo viene crocifisso continuamente nei suoi fratelli più deboli. Mi ha sempre commosso. Ho lavorato da prete con i poveri, anche se non esclusivamente. Da vescovo di Buenos Aires abbiamo fatto iniziative contro la schiavitù nel lavoro anche con gruppi di non cattolici e non credenti. Ho lavorato con due congregazioni religiose femminili che si occupano di prostitute. Meglio direi schiave della prostituzione, non mi piace dire prostitute, ma schiave della prostituzione. Una volta all’anno facevamo una messa per queste donne. Qui in Italia ci sono tanti gruppi di volontariato che lavorano contro ogni forma di schiavitù. Alcuni mesi fa ho visitato una di queste organizzazioni. È una cosa bella che ha l’Italia, il volontariato. E questo è dovuto ai parroci: l’oratorio e il volontariato sono nati dallo zelo apostolico dei parroci.

Stefania Falasca, inviata in Svezia
 
© Avvenire, martedì 1 novembre 2016