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In ritiro alla ricerca delle cose essenziali

Gli esercizi spirituali del Papa ad Ariccia, sui Colli Albani, nella casa dei Paolini

Nessuna fuoriserie blindata. Al loro posto due pullman, uno più grande, l’altro più piccolo. Domenica 9 marzo, il Papa s’è recato agli esercizi spirituali di Quaresima insieme agli altri vescovi e cardinali della Curia romana. Per la prima volta riflessioni, silenzio e preghiera in preparazione alla Pasqua non hanno avuto come scenario il Vaticano.  Jorge Mario Bergoglio, infatti, ha  scelto la Casa Divin Maestro, ad Ariccia, sui Colli Albani, una residenza della Società San Paolo (i Paolini, editori di libri e riviste come Famiglia Cristiana, Credere, Jesus, Benessere e il Giornalino; nelle foto: alcuni momenti del periodo di ritiro) .
La struttura, affacciata sul Lago di Albano e circondata da boschi, conta 124 stanze sobriamente arredate, cinque cappelle e uno spazio esterno con le stazioni della Via Crucis e i misteri del rosario.Un dettaglio, sigillo del nuovo stile: ognuno degli oltre 80 partecipanti agli esercizi spirituali si paga la camera. Le meditazioni sono state curate da un parroco romano,monsignor Angelo De Donatis. Tema: la purificazione del cuore.
All’Angelus del 9 marzo, prima di partire per Ariccia, papa Francesco aveva definito la Quaresima «un’occasione propizia per tutti noi per compiere un cammino di conversione». Precisando: «Dobbiamo disfarci degli idoli, delle cose vane, e costruire la nostra vita sull’essenziale».

Alberto Chiara

© Famiglia Cristiana, 13 marzo 2014

 

Bibbia, silenzio, natura: l'oasi di pace sul lago

La Casa Divin Maestro dei Paolini è ad Ariccia, vicino ad Albano. Una struttura appartata che aiuta la riflessione e la preghiera

Papa Francesco, il gesuita Bergoglio,non aveva che applicato alla Curia romana uno degli elementi cardine della Compagnia: la meditazione in luogo appartato.
E ad Ariccia, la Casa Divin Maestro dei Paolini, gli editori di Famiglia Cristiana, ha tutte le caratteristi che del luogo appartato.
Nell’area dei Castelli romani, diocesi di Albano, è circondata da dodici ettari di bosco, non è immediatamente prospiciente alla strada, ma la si raggiunge dopo aver varcato un cancello verde con una strada interna che si inerpica tra gli alberi.

È l’unica casa religiosa della zona, che ne vede moltissime, a essere dedicata esclusivamente al ritiro spirituale. Non ospita gruppi di turisti che poi scendono a Roma. Così l’ha voluta don Giacomo Alberione. Spiega don Silvio Sassi, superiore generaledella Società San Paolo: «Si viene per pregare insieme, per riprendere forza e vigore attorno ai capisaldi della fede».

La scelta di Bergoglio ha sorpreso anche lui: «La decisione del Papa ci consola e per noi è un dono della Provvidenza nell’anno centenario che ricorda la fondazione della nostra congregazione». Era il 1914 quando don Giacomo Alberione, sacerdote di Alba, avviò l’avventura dei Paolini, sacerdoti e laici comunicatori del Vangelo.
Alberione volle con grande tenacia la Casa di Ariccia intitolata al Divin Maestro, il modo in cui i Paolini chiamano Gesù, “primo maestro” della fede. Perché, osserva ancora don Silvio Sassi,«non bastano le opere se non si medita con il Vangelo sulla forza delle opere». Il Papa troverà una frase di Alberione appena varcherà la soglia della Casadi Ariccia, che spiega il motivo per cui essa è stata costruita: «È destinata tutta alla riconciliazione e santificazione delle nostre anime, al ripensamento e aggiornamento dei ministeri e degli apostolati». Riassume perfettamente la scelta di Bergoglio e il senso degli esercizi spirituali.

Alberione sottolineava la «grande gioia di rivederci, di pregare e di vivere insieme, di incoraggiarci vicendevolmente, di riconfermare e ripetere la nostra donazione al Signore». È esattamente ciò che vuole il Papa con gli esercizi spirituali.
La Casa dei Paolini è stata inaugurata 55 anni fa. Nel parco, anzi nel bosco che la circonda,sono stati realizzati due percorsi meditativi, edicole con sculture di marmo che illustrano le stazioni della Via Crucis e i misteri del rosario. È normalmente usata da molte congregazioni religiose maschili e femminili per esercizi spiritualio per lo svolgimento dei capitoli generali. Viene spesso anche il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, per predicare gli esercizia diversi religiosi. L’ultima volta poche settimane fa, a un gruppo di suore. Vescovo di Albano poi è monsignor Marcello Semeraro, segretario del “C8”, il Consiglio degli otto cardinali voluto da papa Francesco.
E qui, durante gli esercizi spirituali della Curia romana, si svolgevano quelli delle Guardie svizzere, unica settimana in cui i servizi di sicurezza in Vaticano potevano disporre di una pausa.
Quest’anno sono dovute andare altrove.

Alberto Bobbio

© Famiglia Cristiana, 13 marzo 2014

 

Chi fa la predica a Pietro

Dal 9 al 14 marzo Jorge Mario Bergoglio fa per la prima volta da Papa gli esercizi spirituali. Ha scelto di andare fuori Roma. Monsignor Bruno Forte, che li guidò con Giovanni Paolo II, precisa: «Proponiamo riflessioni, il protagonista è lo Spirito».

«Chi propone le riflessioni agli esercizi spirituali della Curia romana non fa la predica al Papa, ma tenta di illuminare la Grazia di Dio donata a tutti gli uomini e quindi anche al Papa». Monsignor Bruno Forte, oggi arcivescovo di Chieti-Vasto, sa di cosa si parla. Nel 2004 Karol Wojtyla gli domandò di coordinare la meditazione quotidiana che apre gli esercizi spirituali. Allora era “don Bruno Forte”, teologo.
Sarebbe diventato vescovo di lì a pochi mesi. Ricorda che chiese una benedizione speciale a Wojtyla e il Papa gli rispose:«Grazie di aver accettato». Sono passati dieci anni, ma quell’esperienza non la dimentica: «Si sente che Dio parla, il predicatore è solo uno strumento». Giovanni Paolo II lo lasciò libero di stabilire il tema e lui scelse“Seguendo Te, luce della vita”, partendo da un brano del Vangelo di Giovanni.

C’è sempre, negli esercizi di ispirazione ignaziana, il tema della luce e dell’illuminazione e quest’anno torna per i primi esercizi spirituali di papa Francesco,che dal 9 al 14 marzo si svolgeranno ad Ariccia nella Casa Divin Maestro dei Paolini, per la prima volta fuori dal Palazzo apostolico.
Il tema, scelto da don Angelo De Donatis, il parroco di San Marco evangelista al Campidoglio, a cui il Papa ha affidato le riflessioni, si ispira a un versetto degli Atti degli apostoli: «Io sono la luce vostra. Mi servirò di voi per illuminare». Ma non si tratta, precisa monsignor Forte, di un corso a tema, bensì «dive al primo posto non c’è la guida,ma lo Spirito Santo».
E qui Forte cita il maestro degli esercizi spirituali,sant’Ignazio di Loyola. Gli esercizi sono nati come metodo di spiritualità proprio della Compagnia di Gesù e poi diffusi intutta la Chiesa «in ordine alla purificazionedel cuore, alla conversione della vita ealla sequela di Cristo, per il compimentodella propria missione nella Chiesa e nelmondo».
Questo scrive il fondatore dei Gesuiti e vale per tutti: religiosi e laici.L’arcivescovo di Chieti lo spiega così:«Servono per meglio vivere la credibilitàdell’appartenenza a Dio» . Gli esercizi spirituali della Curia romana sono ormai una pratica tradizionale anche se non molto antica nella loro costituzione.
Esistono dal XVI secolo, ma non erano stabili ed erano affidati al predicatore della Casa pontificia, una figura voluta da papa Paolo IV nel 1555, nel suo sforzo di riformare la Curia di Roma e metterlaal riparo da troppa mondanità.

L’incarico venne dato soprattutto ai Gesuiti, finché nel 1743 Benedetto XIV lo assegnò ai Frati minori cappuccini. Oggi è ancora così e il predicatore della Casa pontificia è il padre francescano Raniero Cantalamessa. Dal 1929, però, il predicatore non propone più le riflessioni degli esercizi spirituali, ma le prediche di Avvento e di Quaresima, ogni venerdì a eccezione della prima settimana di Quaresima, quando si svolgono, appunto, gli esercizi spirituali della Curia.
Fu Pio XI nel 1929 a rendere fissi gli esercizi spirituali e a darne un’impronta ignaziana, che quest’anno papa Francesco rafforza scegliendo un luogo diverso dalla propria stabile dimora, secondo le indicazioni del fondatore dei Gesuiti. Achille Ratti era un ammiratore di Ignazio.
Nel 1922 lo proclamò patronodegli esercizi spirituali. Sette anni dopo con l’enciclica Mens nostra istituì formalmente gli esercizi spirituali in Vaticano.

Quest’anno si compiono 85 anni. All’inizio si svolgevano nella prima settimana di Avvento. Fu Paolo VI, che, per via delle sessioni del Concilio, li trasferì in Quaresima. Solo per due volte gli esercizi non si svolsero. Nel 1950 Pio XII li rinviò di un anno per non interrompere le manifestazioni dell’Anno santo. Ma nel 1951 ne volle fare due sessioni. Nel1962 Roncalli li sostituì con una settimanadi ritiro nella Torre di San Giovanniin Vaticano in preparazione del Concilio.
All’inizio Pio XI e Pio XII scelsero quasisempre Gesuiti per guidarli. Papa Giovanni è il primo a chiamare un parroco romano,  monsignor Pirro Scavizzi, nel 1960. Nel 1964, Paolo VI invita per la primavolta uno straniero, il teologo tedesco Bernard Haering. Montini è anche il primo che chiama un cardinale: Karol Wojtyla, nel 1976. Giovanni Paolo II, nel 1983, chiede le meditazioni a Ratzinger, il quale anni dopo rivelerà che nel 1975, quand’era semplice teologo, disse di no a Paolo VI, perché non si sentiva sicuro del suo italiano, né del suo francese. Con BenedettoXVI l’ultimo a essere chiamato aguidare gli esercizi spirituali, nel 2013, fu il cardinale Gianfranco Ravasi. Il Papa aveva già annunciato le sue dimissioni dall’ufficio petrino.

Alberto Bobbio

© Famiglia Cristiana, 13 marzo 2014

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