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Incontro pace Mediterraneo: card. Bassetti (Cei), “il futuro va costruito ora”. “Uscire dai nostri confini”

“Incontrando i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi che lambiscono il Mediterraneo, recentemente presenti in Vaticano, ho notato che c’è davvero un’attesa viva per questo meeting”

Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, aprendo oggi a Roma la prima riunione del Comitato scientifico-organizzatore dell’Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo che si svolgerà a Bari nel febbraio 2020. Bassetti ha citato padre Ernesto Balducci – “Se noi lasciamo che il futuro venga da sé, come sempre è venuto, e non ci riconosciamo altri doveri che quelli che avevano i nostri padri, nessun futuro ci sarà concesso” – per ricordare che “il futuro va costruito ora”. Se “decidiamo di andarci incontro l’un l’altro con le mani colme delle diverse eredità per stringere tra noi un patto che stabilisca la comunione naturale – ha aggiunto -, allora capiremo il senso del limite che ora ci chiude nei nostri confini”. Per affrontare l’Incontro di Bari, ha precisato, “abbiamo bisogno di uscire dai nostri confini”.

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“Dobbiamo stringere tra noi un patto ed assumerci un impegno per essere costruttori di pace. Il Mediterraneo frontiera di pace, dobbiamo osare la pace. Abbiamo tutti sperimentato alla luce della storia passata che non c’è pace senza Mediterraneo”. Per il cardinale, “il Mediterraneo, se non unisce, può dividere il mondo, e chi soffre di più per questa divisione, direbbe il Papa, sono sempre i poveri”. D’altra parte basta, “esaminare le cronache di questi giorni per rendercene conto”: “Una grave responsabilità per la pace nel mondo incombe su noi cristiani e su tutti gli uomini di buona volontà”.

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“Il Mediterraneo non è solamente un’entità geografica o un quadro geopolitico, ma uno spazio storico, una plurimillenaria trama di rapporti incrociati e interdipendenti di incontro e di scontro”. Così mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Cei per il Sud Italia, nel suo intervento. “Dalla complessità e dalla multiformità del Mediterraneo come pure dalla sua apertura e dalla sua mutazione – ha aggiunto – percepiamo e raccogliamo un appello che non sentiamo estraneo, ma strettamente collegato con l’appello evangelico” e “poiché la questione mediterranea è del tutto aperta, siamo spinti ancor di più a raccogliere l’appello nel segno della speranza e a credere nelle possibilità di apportare un contributo peculiare”. Per il vescovo, “difendere la giustizia e la verità è tutt’uno con l’accogliere il Vangelo, che ha trionfato sull’ingiustizia, la menzogna e l’empietà”. “I linguaggi e le forme tradizionali impiegati dalle Chiese europee sembrano entrati inevitabilmente in difficoltà e confrontate dal travaglio del comprendere, interpretare ed esprimere i nuovi modelli di vita (affettiva, lavorativa e pubblica), che si affermano nei popoli. Le forme della vita pastorale – ha ribadito mons. Raspanti – sentono il bisogno di innovazione, a cui di continuo invita il Santo Padre.

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“L’incontro mira a comprendere tramite il dialogo e lo scambio fraterni quale contributo queste Chiese possano e debbano offrire nel bacino geografico e culturale, nel quale è dato loro di vivere. Il dialogo dovrà ripartire dall’ascolto comune del Vangelo di Gesù Cristo, dove risuona l’appello alla conversione per accogliere il Regno che si appressa” - ha continuato mons. Raspanti - che si è soffermato sulla necessità di una “trasformazione culturale” che sia “in continuità con la tradizione” ricordando in particolare che “l’incontro, il dialogo e la pace non hanno alternative; è necessario non rimanere distanti, guardandosi con un senso di estraneità, che ingenera diffidenza, paura e scontro”. Come metodo di preparazione all’Incontro di Bari, il vescovo ha ritenuto opportuno che “ogni Chiesa si prepari intorno al tema articolato in un preciso programma, con richieste definite e conosciute per tempo”.

© www.agensir.it, mercoledì 20 marzo 2019

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