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L'integralismo gender e il coraggio di Dolce e Gabbana

Hanno difeso la famiglia tradizionale. Con coraggio. Perché i sostenitori dell'adozione gay non gliel'hanno perdonata. A cominciare da Elton John, che ha lanciato una fatwa.

E’ proprio vero: non c’è niente di più integralista che un progressista radical chic. In questo caso il progressista si chiama Elton John. Ma è la punta di una minoranza molto ricca potente che strilla. “Come vi permettete di dire che i miei meravigliosi figli sono sintetici”, ha scritto intimando a Dolce e Gabbana, anche loro dichiaratamente omosessuali (e per lungo tempo legati da una relazione sentimentale), che in una coraggiosa intervista a due voci a  Panorama si sono detti contrari alle famiglie gay, e ancor di più se con figli frutto della fecondazione artificiale. Coraggiosa, perché i due stilisti vengono da un ambiente - quello del jet set - tutt'altro che tollerante nei confronti di chi non nutre idee apparentemente "conservatrici" e parla di famiglia in quel contesto. 

Ma che hanno detto i due stilisti per far infuriare rockstar come Ricky Martin e Courtney Love ("brucerò tutti i loro vestiti")  giornali alla moda, vecchie glorie dello sport del calibro di Martina Navratilova (che a dicembre si è sposata in America con la compagna Julia Lemigova), riviste radical chic, sindaci progressisti, fautori delle nozze gay e via dicendo? Avevano detto una cosa molto sensata, replicando peraltro opinioni di altre celebri personalità gay, come Rupert Everett. In un’intervista al settimanale Panorama, hanno parlato con affetto delle rispettive madri, difendendo i valori della famiglia tradizionale. Dice per esempio Gabbana di mamma Piera: «La amo, è l’unica donna della mia vita. Ha la quarta elementare, faceva la portinaia. Lavorava sempre, non avevamo una lira, per arrotondare andava a fare i servizi nelle case e mi portava con lei. A sei anni quanti bagni ho pulito…». I due si dichiarano contrari all’adozione per i gay, in nome del diritto inalienabile di ogni essere umano – al di là di ogni orientamento sessuale -  ad avere una madre e un padre. Un’intervista sofferta, profonda, sincera, che certo non è piaciuta ai sostenitori del gender e a chi si batte per una famiglia fatta di due padri o due madri.

La risposta più bella e profonda la offre a un certo punto Domenico Dolce quando dice: «Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere. È anche bello privarsi di qualcosa. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia». Dolce aggiunge che «non l’abbiamo inventata mica noi la famiglia. L’ha resa icona la Sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Anche per Gabbana «la famiglia non è una moda passeggera. È un senso di appartenenza sovrannaturale».

Proprio Dolce e Gabbana, proprio due firme dell’universo della moda. Apriti cielo. L’intera stampa progressista e radical chic gli ha dato contro, ha parlato di tradimento, e ha invitato molto democraticamente a boicottare i loro abiti. Il più duro è stato Elton John:  “Il vostro pensiero arcaico è fuori tempo: proprio come le vostre creazioni di moda” ha aggiunto la rockstar. E qui arriva la fatwa digitale: “Non indosserò mai più nulla di Dolce e Gabbana”, seguito dall'hashtag #BoycottDolceGabbana. Al punto che Gabbana (che in una successiva intervista ha ribadito che si tratta di idee personali) gli ha replicato dandogli del fascista.
In realtà i due stilisti in quell'intervista sono stati soltanto schietti, onesti e puri di cuore. Per questo noi invitiamo a sostenere la campagna #SupportDolceGabbana.

Francesco Anfossi

© Famiglia Cristiana, 15 marzo 2015

Belletti: «Un boicottaggio assurdo»

 

Questo il parere di Francesco Belletti, Presidente del Forum delle associazioni familiari, che denuncia la caccia alle streghe contro "chiunque osa dire libere parole su famiglia, paternità, maternità e diritti dei bambini".


L’intervista di Domenico Dolce e Stefano Gabbana a Panorama poteva essere l’ennesima e innocua comparsata di due grandi stilisti, frutto del competente lavoro di un efficace ufficio stampa.
Però poteva rimanere come tante altre da loro rilasciate, nulla di più di una operazione di marketing. Invece la verità e la sincerità con cui Domenico Dolce e Stefano Gabbana si sono espressi – e si sono quindi esposti - sul tema della paternità delle persone omosessuali l’hanno posta al centro dei riflettori. Stefano Gabbana ha infatti dichiarato: "Io un figlio lo farei subito", mentre Domenico Dolce ha semplicemente affermato: "Sono gay, non posso avere un figlio. La vita ha un suo percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate. E una di queste è la famiglia".  

Il triste gioco della politica e dei mezzi di comunicazione sta gia polarizzando il web  tra “amici e nemici” (soprattutto di Domenico Dolce, in effetti, ma la questione ormai li riguarda entrambi).  Io non ci sto; preferisco piuttosto introdurre un “ragionevole dubbio” sull’estremismo di chi pensa che la paternità sia un diritto assoluto. Le parole di Domenico Dolce pongono una domanda seria sui diritti del bambino, sull’identità più profonda della paternità e della maternità, che è prima di tutto dono e accoglienza, e non progetto di possesso, sulla centralità della gravidanza come esperienza personale e reale di dialogo tra una madre e il suo bambino in pancia, per nove mesi, e non come semplice e neutrale “ospitalità”, gratuita o rimborsata/ retribuita che sia.
Così come si pone una domanda seria sull’identità della famiglia come culla della vita e luogo privilegiato di incontro della differenza sessuale. Capisco perfettamente lo spasmodico desiderio di Elton John di voler diventare padre, e di “avere un figlio”: e proprio a Elton John mi piacerebbe chiedere se davvero la sua scelta personale non possa essere messa in discussione dalle parole di chi, a partire dalla sua stessa scelta affettiva e di orientamento sessuale, esprime con libertà la propria posizione e sceglie tutt’altro progetto di vita.

Interessante rilevare anche che si è parlato di paternità, non di genitorialità in senso lato: due persone con orientamento omosessuale, che fanno i conti con se stessi, non con la “genitorialità”. Nessun discorso ideologico, ma un libero pensiero su se stessi: la libertà di parola e di scelte di vita su questo tema è ancora possibile? Potente è anche la differenza di sensibilità e di scelte che emerge dall’intervista: non hanno parlato con voce unica i “Dolce&Gabbana”, come ufficio stampa di un‘azienda, ma hanno parlato Domenico e Stefano: due persone che si sono messe a nudo, e che non hanno scelto il politically correct,  ma una risposta di verità – e proprio per questa con accenti molto diversi, l’uno dall’altro.

Ed è preoccupante -  ma soprattutto triste - vedere le scomposte reazioni di tanti rappresentanti dei movimenti LGBT, di tanti personaggi dello spettacolo, di tanti esponenti della politica, che hanno condannato come inaccettabili le libere parole di Domenico Dolce, al punto che due personaggi che per decenni sono state icone del mondo gay, adesso diventano destinatari di una ipotesi di boicottaggio che in tempi normali farebbe sorridere.
Invece non c’è niente da ridere, perché il clima di antilibertà di certe posizioni (Courtney Love: “brucerò i miei vestiti di Dolce&Gabbana”) fa davvero venire in mente il peggior maccartismo degli Stati Uniti, rivisitato nel “metodo Barilla”: una caccia alle streghe che negli anni ’50 vedeva i comunisti come il nemico assoluto, e che ora mette nel mirino chiunque osa dire – e pensare – libere parole su famiglia, paternità e maternità e diritti dei bambini.

Francesco Belletti

© Famiglia Cristiana, 16 marzo 2015

 

Malgioglio: la penso come Dolce e Gabbana

 

Il popolare cantautore commenta le polemiche seguite alle dichiarazioni dei due stilisti sulla possibilità di concedere il diritto di adottare bambini a coppie gay.

"Dolce e Gabbana hanno usato parole troppo forti, ma nella sostanza anche a me dare la possibilità agli omosessuali di adottare dei bambini non convince per niente". Cristiano Malgioglio, cantautore e autore di canzoni memorabili per Mina e Iva Zanicchi, omosessuale dichiarato, all'inizio nicchia un po' ("mi hanno chiamato anche dalla Spagna e dal Portogallo per sapere cosa ne penso: sono questioni troppo delicate"), ma poi accetta di rispondere alle nostre domande.

Perché è contrario alle adozioni?
"Più che contrario, direi che avrei molti dubbi, specie per le coppie costituite da uomini. Credo che la presenza femminile sia fondamentale per la buona crescita di un bambino. Io ho adottato tre figli a distanza e sono felice così. E comunque se penso a una famiglia, resto fedele al modello tradizionale, formato da un uomo e da una donna".

Lei ha anche dichiarato che le dà fastidio vedere due omosessuali che si baciano in pubblico...
"Se è per quello mi sento a disagio anche se vedo un uomo e una donna baciarsi. E' un pudore che ho ricevuto con l'educazione che mi hanno impartito i miei genitori. In privato ciascuno può fare quel che vuole, in pubblico è meglio di no".

E' favorevole a una legge contro l'omofobia?
"Penso che più che sul piano legislativo, occorra agire su quello educativo. Da questo punto di vista la situazione, rispetto a quando ero giovane io, mi sembra addirittura peggiorata. Sono però favorevole a una legge che disciplini le unioni di fatto".

Anche con la possibilità di sposarsi? In questo caso, lei lo farebbe?
"Assolutamente no. Ci tengo alla mia libertà..."

Eugenio Arcidiacono

© Famiglia Cristiana, 16 marzo 2015

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