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L’Anno della Carità. Il cammino di Nicodemo

Sintesi della traccia per l’Anno Pastorale 2014-2015 di mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto all'Assemblea diocesana di giovedì 18 settembre presso l'Aula Magna della Scuola Allievi della Guardia di Finanza in Bari-San Paolo.

Alla cara memoria di Mons. Enrico Nicodemo, Arcivescovo di Bari (1953-1973), che ha intrapreso la strada della “conversione” al Concilio Vaticano II nella maturità della sua vita.

- Continuità e sintesi

La scelta della figura di Nicodemo è volta ad assicurare la continuità con il cammino iniziato due anni fa. Il cieco Bartimeo si apre alla fede, la donna samaritana si apre alla speranza. La figura di Nicodemo ci raccoglie intorno alla carità.

Nel vangelo di Marco (12, 29-31), alla domanda: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?», Gesù risponde come tutti gli ebrei: «“Shemà Israel”, Ascolta Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore». Prima c’è la professione di fede e, da questa professione di fede, scaturisce subito il comandamento di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza; e di amare il prossimo. Questo è l’unico comandamento.

L’evangelista Giovanni presenta Nicodemo in tre pericopi che richiamano il triplice invito dello Shemà. Nel primo brano (Gv 3,1-13) Nicodemo è colui che viene a trovare Gesù di notte, che ha paura, che non ama ancora con tutto il suo cuore. Il secondo brano (Gv 7,45-53) mostra Nicodemo accusato dai Giudei di prendere le difese di Gesù. In questa situazione, Nicodemo rischia il suo posto nel sinedrio, forse anche la vita. Ama Dio con tutta l’anima. Troviamo, infine Nicodemo nel momento della sepoltura di Gesù: Nicodemo prepara una sepoltura da re, spendendo parecchio denaro, perché gli aromi erano cari. Ama Dio con tutta la forza, cioè con il suo denaro.

Giovanni 3, 1-13

Giovanni 7, 45-53

Giovanni 19, 38-40

 

A. Amare Dio con tutto il cuore

1. Andò da Gesù di notte”

Avvento-Natale: I “Nicodemo” della Storia

Nella pagina biblica emerge il contrasto tra le tenebre e la luce come metafora della duplice tendenza che abita il cuore di Nicodemo.

- Nel solco dell’Anno liturgico

Il “combattimento del cuore”, cioè il dilemma tra i dubbi e le certezze che abitano il cuore di Nicodemo sembra caratterizzare anche i personaggi del tempo di Avvento-Natale: Giovanni Battista, Maria, Zaccaria, Giuseppe.

- Per la vita del singolo e della comunità

Il cammino di Avvento-Natale deve caratterizzarsi per una premurosa accoglienza delle tante persone che sono sulla soglia delle nostre chiese ma non riescono a varcarla. Vivere la carità è anche saper ascoltare i dubbi e le domande degli uomini e delle donne del nostro tempo: ministero dell’accoglienza di una “Chiesa in uscita”.

Un modo concreto per realizzare questo impegno potrebbe essere quello di offrire delle occasioni di dialogo per far emergere dubbi, incertezze o attese nei confronti della fede; una serie di incontri che potremmo chiamare “Le notti di Nicodemo” da realizzare in un luogo della nostra Diocesi, per esempio nel cuore della città.

- Per sottolineare il ministero dell’accoglienza e la propria disponibilità verso coloro che vivono dubbi o incertezze nei confronti della fede, ogni comunità potrebbe disporre all’ingresso della propria chiesa, accanto ad una icona del Battista o della Vergine, un’urna per la “colletta delle intenzioni” assicurando la preghiera della comunità per chiunque depone nell’urna una richiesta di preghiera o di aiuto, o scrive semplicemente il proprio nome. Nella quarta domenica di Avvento, si potrebbero raccogliere le varie petizioni e deporle davanti all’altare accompagnate da una preghiera-colletta.

- Ogni anno la Caritas diocesana offre indicazioni per l’Avvento di fraternità. Tuttavia, alla luce del cammino che intendiamo percorrere, la premura sarà soprattutto quella di educare alla carità (Paolo VI), a partire dai più piccoli. Per loro, una proposta potrebbe essere quella di invitarli a vivere in questo tempo una piccola rinuncia settimanale, così da poter raccogliere ogni domenica il frutto del loro impegno e offrirlo nel tempo di Natale a coloro che vivono situazioni di povertà.

2. “Sappiamo che sei venuto da Dio”

Battesimo di Gesù-Tempo Ordinario (prima parte): Orientare lo sguardo su Cristo

- Nel solco dell’Anno liturgico

Nicodemo riconosce in Gesù “colui che viene da Dio”, ma non ha ancora varcato la soglia che porta “dai segni al Segno”.

Di fronte all’indice del Battista che proclama: «Ecco

l’agnello di Dio!» (Gv 1,36), possiamo solo decidere se seguire Cristo come fanno i due discepoli, o limitarci a guardarlo mentre passa.

- Per la vita del singolo e della comunità

Quale è il compito della comunità cristiana e la responsabilità di ogni credente? Annunciare e orientare lo sguardo verso Cristo.

Altro aspetto da sottolineare è che ogni comunità cristiana vinca la tentazione dell’autorefe

renzialità che porta a compiacersi dei propri progetti e delle propri attività chiudendosi al mondo che vive fuori dai propri confini, arrivando, a volte, anche ad ignorare le Parrocchie più vicine o a dare vita ad una concorrenza di identiche iniziative.

- Per la celebrazione liturgica

Celebrare, nella domenica del Battesimo del Signore, con tutte la famiglie dei battezza

ti e con i ragazzi che hanno ricevuto il sacramento della Cresima nell’anno precedente, la memoria dei due sacramenti.

Anche la Giornata del Seminario diocesano celebrata in questo tempo è una felice e feconda occasione per approfondire il dono della vocazione e riflettere sulla responsabilità della sequela.

 

B. Amare Dio con tutta l'anima

3. “Dio ha tanto amato il mondo…”

Tempo di Quaresima: Dall’amore per la Legge alla Legge dell’Amore

Gesù vuole condurre Nicodemo a passare dall’amore per la Legge alla Legge dell’amore. Perché questo sia possibile, Nicodemo deve imparare che l’amore lo si accoglie, non lo si raggiunge: esso è un dono e non una conquista.

Solo dopo aver aperto il suo cuore a Dio, Nicodemo potrà amare con tutta l’anima, come recita lo Shemà. È quello che Nicodemo farà quando, esponendosi pubblicamente a favore di Gesù davanti ai capi dei sacerdoti e ai farisei, sarà umiliato e minacciato riguardo la sua posizione.

- Nel solco dell’Anno liturgico

Ogni domenica, la liturgia invita a rinnovare al Professione di fede: per alimentare nei cristiani il coraggio di scelte illuminate dalla fede in Cristo.

Se amare con il cuore significa aderire totalmente a Cristo, amare con tutta l’anima significa avere il coraggio di saper dare la vita per Lui.  Lo stesso martirio, la più alta testimonianza della fede viene chiamato il “battesimo di sangue”.

È questo il motivo che porta la Chiesa a collocare sotto l’altare le reliquie dei santi. Non sono le reliquie dei santi che sono sotto l’altare a rendere sacro l’altare, ma è il sacrificio di Cristo che si celebra sull’altare che ha reso santo il sacrificio di coloro che sono sotto l’altare.

- Per la vita del singolo e della comunità

Lo sguardo verso la Croce sul quale insiste il cammino quaresimale orienta anche l’impegno nella carità insegnandoci ad avere gli occhi fissi sul Crocifisso e le mani tese verso i fratelli.

Può essere utile, anche con appropriate celebrazioni, mettere in risalto il segno della Croce. Per esempio, nella prima domenica di Quaresima potrebbe esserci la “consegna del segno della Croce” per i bambini che riceveranno la Prima comunione.

Come nel tempo di Avvento-Natale, anche per la Quaresima sono previste indicazioni da parte della Diocesi o a livello nazionale per la Quaresima di carità. Sono indicazioni preziose per orientare l’attenzione dei fedeli verso un progetto concreto di amore.

4. “…da dare il suo Figlio unigenito”

Tempo di Pasqua-Pentecoste: Rinati dall’alto per guardare verso l’alto

Anche nel linguaggio comune “dare l’anima” significa coinvolgersi totalmente, non risparmiare nulla per qualcuno o per qualcosa in cui si crede. La Prima Lettera di san Giovanni, proclamata nelle domeniche del tempo pasquale secondo il ciclo B, esorta i credenti: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (V domenica di Pasqua B). Anche la comunità di san Giovanni riprende l’insegnamento dello Shemà Israel: bisogna amare con tutto il cuore, non come Caino (vv. 11-12); con tutta l’anima, pronti a dare la vita per i fratelli (v. 16); aiutando il fratello in necessità con le ricchezze di questo mondo (v. 17).

- Per la vita del singolo e della comunità

La gratuità dell’amore e la disponibilità a saper anche soffrire per amore conduce la nostra attenzione, in modo speciale, verso la realtà della famiglia.

Nel Matrimonio “il modo di amare di Dio diventa la misura dell'amore umano” (Benedetto XVI). In questa luce, la fedeltà non si riduce ad una norma da rispettare, ma è riflesso della fedeltà che caratterizza l’amore di Dio per l’umanità.

Il tempo pasquale chiede quindi alle comunità uno sguardo più attento e premuroso verso le famiglie, soprattutto quelle in difficoltà, verso i fidanzati e le giovani coppie.

- Per la celebrazione liturgica

Il tempo pasquale si presenta già ricco di segni nella celebrazione dei sacramenti della Iniziazione Cristiana e del Matrimonio.

 

C. Amare Dio con tutta la forza

5. Portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe

Pentecoste-Tempo Ordinario (seconda parte): Educare alla Carità facendo la Carità

Nicodemo non parla, come è avvenuto nei due brani precedenti che raccontano di lui. Parla per lui il gesto che compie. Egli, infatti, si reca al sepolcro portando “circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe” (Gv 19,39). Se leggiamo l’impronta regale che l’evangelista Giovanni dà al racconto della Passione e della Crocifissione, l’abbondanza degli aromi portati da Nicodemo conferma che siamo di fronte alla sepoltura riservata ad un re. Nicodemo prepara una sepoltura da re, spendendo parecchio denaro, perché gli aromi erano cari.

Il riferimento agli aromi portati da Nicodemo ci riporta al racconto dell’unzione di Betania (Gv 12,1-8) e mette in risalto l’elemento comune dato dall’eccedenza del profumo. Il profumo è uno dei simboli dell’amore; con esso si evidenzia il significato del gesto di Nicodemo: la fede nel Cristo apre ad un amore senza calcoli e capace anche di spreco. Nicodemo ama Dio con tutta la forza, cioè con il suo denaro.

- Nel solco dell’Anno liturgico

L’itinerario percorso da Nicodemo diventa il cammino del credente lungo tutto l’anno liturgico.

- Per la vita del singolo e della comunità

Il gesto di Nicodemo ci porta oltre un semplice gesto di carità. La presenza di Nicodemo presso il sepolcro e l’abbondanza degli aromi che porta con sé per ungere il corpo di Cristo fa di Nicodemo un uomo che ha compreso cosa significa “amare Dio con tutta la forza”. Significa essere totalmente coinvolti nell’amore per Dio da essere capaci di una generosità senza condizioni e senza calcoli. Il gesto di Nicodemo che non bada a spese con la sua eccessiva scorta di aromi, inoltre, provoca una domanda: qual è il nostro rapporto con il denaro? La domanda è inevitabile, perché il denaro non è solo un simbolo economico, ma anche esistenziale, in quanto condiziona la vita dell’individuo tanto da determinarne le scelte. Quando il denaro non è più a servizio dell’uomo e dei suoi bisogni, ma diventa un “padrone” che assoggetta, ti offre la ricchezza ma ti toglie la libertà.

Una riflessione sul rapporto del credente con il denaro è necessaria per interrogarsi riguardo alla sua attenzione verso gli altri. La carità non è innanzitutto una questione di soldi ma una questione di cuore.

Il rapporto con il denaro coinvolge anche la comunità e i suoi pastori.

- Per la celebrazione liturgica

Prima di “fare” la carità è necessario “essere carità”.

Gran parte di questo tempo dell’anno liturgico coincide con l’estate. Nella nostra Diocesi il tempo dell’estate è caratterizzato da un fitto programma di feste patronali. Nonostante siano già state date indicazioni a riguardo negli anni precedenti, dobbiamo prendere atto di come a volte tali feste siano organizzate con uno spirito poco evangelico. Nella Nota pastorale dei Vescovi pugliesi“Le nostre feste” ci sono indicazioni molto concrete sull’aspetto della carità che deve caratterizzare le feste religiose. Offro un’indicazione impegnativa per tutti, pastori e fedeli: destinare una percentuale della spesa complessiva della festa ad un’opera concreta di carità legata al territorio stesso nel quale si svolge la festa. Tale opera di carità, comunicata alla comunità insieme al programma della festa, sarà vincolante ai fini dell’approvazione della Curia diocesana.

 

Una breve e semplice conclusione

Il cammino che impegna la nostra Chiesa diocesana non deve quest’anno aggiungere niente di straordinario, ma semplicemente farci strumenti docili nelle mani del Signore che vuole, attraverso di noi, far giungere l’evangelo, la buona notizia a tutti, ma in modo particolare a coloro che occupano un posto privilegiato nel cuore di Dio: i poveri. Pertanto, non voglio tirare nessuna conclusione al termine di questa traccia, perché rischieremmo di ridurre tutto il nostro impegno ad un effluvio di belle parole sulla carità e su alcune iniziative da promuovere.

Ci affidiamo all’invito di Papa Francesco che nella Evangelii Gaudium esorta a non mettere in moto “un eccesso di attivismo” ma prima di tutto a vivere verso il povero una “attenzione d’amore”.

firma vescovo.jpg

Francesco Cacucci

Arcivescovo di Bari-Bitonto

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Symbolum di Nicodemo (Testo: M. Castellano – D. Fornarelli: Musica: A. Parisi)

 

Ascolta o figlio la voce dello Spirito:

ama il Signore con tutto il tuo cuore,

con l’anima e le forze tu lo amerai;

gioia e carità a tutti porterai.

 

Maestro ti cerco con tutto il mio cuore,

tu vieni da Dio e compi meraviglie,

la notte e la paura son vinte mio Signore,

riceve il Regno colui che crede in te.

 

Signore ti ascolto con tutta la mia mente

Parola eterna, del cielo tu ci parli,

da dubbi e certezze tu liberi la mia vita

rinasce da figlio colui che spera in te.

 

O Cristo ti accolgo con tutta la mia anima,

sei tu il salvatore mandato da Dio Padre,

la morte e l'oppressione non hanno più la forza,

annuncia il Vangelo colui che serve te.

 

O Dio ti amo con tutte le mie forze,

offerta del Padre, gradito sacrificio,

egoismi e peccato tu bruci in ogni cuore,

profuma d’amore colui che vive in te.

 

Il canto si ispira all’itinerario spirituale vissuto da Nicodemo avendo come riferimento i tre elementi dello Shemà. Il ritornello propone il triplice invito ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze, rivolto ad ogni uomo perché, mosso dallo Spirito Santo che parla e agisce in lui, possa essere strumento gioioso di carità per tutti. Solo se si scopre figlio immerso con tutto se stesso nell’amore del Padre, l’uomo può amare i suoi fratelli alla scuola di Cristo. Le strofe, infatti, richiamando l’esperienza di Nicodemo, tracciano il percorso del discepolo chiamato a conformare la sua vita a quella di Cristo. Lo Shemà ripreso nel primo rigo di ogni strofa, diventa una vera professione di fede che matura progressivamente così come si fa più profonda la conoscenza di Gesù chiamato: Maestro, Signore, Cristo, Dio. Il secondo rigo delle strofe richiama esplicitamente l’esperienza di Nicodemo e la rivelazione che riceve circa il Regno. Il terzo rigo evidenzia ciò che di negativo blocca la mente, il cuore e l’intera vita dell’uomo: notte, paura, dubbi, certezze, oppressione, morte, egoismo, peccato, e che viene superato se ci si apre all’amore di Dio. Credendo in Cristo, sperando in lui, servendolo e vivendo in lui, l’uomo è reso capace di ricevere il Regno, vivere da figlio, annunciare il Vangelo con la propria vita fino al martirio, profumare d’amore la vita del mondo vivendo la carità.

 


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