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L’inchiesta. L'infinita voglia d'Italia di 800mila giovani

Viaggio per scoprire da dove vengono e cosa vogliono le seconde generazioni di stranieri nel nostro Paese: i loro studi, i loro desideri e tanti percorsi simili a quelli dei nostri figli

Sono tanti, spesso amici dei nostri figli. Abitano vicino a noi, frequentano le nostre scuole, giocano a calcio, basket e pallavolo. Molti di loro hanno vissuto esperienze di integrazione formidabili come gli oratori estivi, i campeggi, le vacanze comunitarie. Sono 800mila giovani, giovanissimi, bambini. Italiani per tutti, ma non per la legge.

Non ancora, almeno. Il futuro di tanti figli di stranieri sarà nelle mani, nei prossimi mesi, di istituzioni che, almeno a parole, si dicono in gran parte d’accordo sulla necessità di renderli nostri concittadini. Eppure, finora, ha prevalso il clima di ostilità, di paura, forse di indifferenza. Per dimostrare che loro sono come noi, 'Avvenire' ha deciso di raccontare ogni giorno le storie quotidiane di chi è nato e studia da noi da sempre, tra desideri, rivendicazioni e soprattutto un’infinita voglia d’Italia. Secondo le stime della Fondazione Leone Moressa, le regole dello Ius culturae potrebbero portare a 800mila nuovi italiani, oltre 50mila naturalizzazioni ogni anno.

Con l’introduzione della riforma potrebbero acquisire la cittadinanza italiana i figli di immigrati nati in Italia dal 1998 ad oggi (ovvero ancora minorenni) i cui genitori risiedono in Italia da almeno 5 anni, circa 600mila persone. Inoltre, grazie allo Ius culturae, rientrerebbero nella riforma circa 178mila alunni nati all’estero che abbiano già com- pletato 5 anni di scuola in Italia. Considerando che i nati stranieri in Italia negli ultimi anni si sono attestati tra i 70 e gli 80mila, si può prevedere il numero di beneficiari dei prossimi anni. Mantenendo fissa la stima dei nati da genitori residenti da oltre 5 anni (65%), è possibile calcolare una quota di 45-50 mila potenziali nuovi italiani ogni anno oltre a 10-12 mila bambini nati all’estero e iscritti a scuola nel nostro Paese.

Alcune stime recenti hanno preso in esame i bambini e ragazzi nati in Italia dal 1999 a oggi (ovvero ancora minorenni) i cui genitori sono in possesso del permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extra-Ue) o il «diritto di soggiorno permanente» (cittadini Ue). Secondo una recente indagine Istat, circa il 65 per cento delle madri straniere risiede nel nostro paese da più di cinque anni. «Se riportiamo questa percentuale al numero dei nati stranieri negli ultimi 17 anni (976mila) e ipotizziamo che nessuno di loro abbia lasciato l’Italia – scrive 'lavoce.info' –, si stima che i nati stranieri figli di genitori residenti da almeno 5 anni siano 635mila».

Secondo lo Ius culturae, ottengono il diritto alla cittadinanza i minori stranieri, nati in Italia o arrivati entro il compimento del dodicesimo anno di età, qualora abbiano frequentato regolarmente un percorso formativo per almeno cinque anni nel territorio nazionale. Partendo dai dati del ministero dell’Istruzione relativi all’anno scolastico 2015-2016 (secondo cui gli alunni stranieri nati all’estero erano il 58,7 per cento degli alunni stranieri complessivi, ovvero 478mila), si possono stimare 166mila alunni nati all’estero che abbiano già completato cinque anni di scuola in Italia. Sommando i potenziali beneficiari di entrambe le ipotesi (nati in Italia e nati all’estero ma scolarizzati in Italia) si ottengono 800mila potenziali beneficiari immediati (circa l’80 per cento del milione di minori stranieri residenti al 2016), a cui vanno aggiunti i potenziali beneficiari che ogni anno acquisiranno il diritto (nuovi nati o coloro che completeranno i cinque anni di scuola), una cifra compresa tra 55 e 62mila.

Diego Motta e Nello Scavo

© Avvenire, mercoledì 19 luglio 2017

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