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La corrente luminosa

Il bene, le prove, i doveri di ognuno. Auguri del Card. Angelo Bagnasco

AGO1180x120avve6.jpgIn Italia il Natale è Natale! E questo fa be­ne a tutti. Le opacità ci sono e fanno par­te dell’uomo, ma – comunque – il Natale è tempo di pensieri più alti, di nostalgia di un mondo migliore, più giusto e buono. Questo essere portati da ali misteriose, di­cevo, fa bene, dona un alito di tenerezza a fronte delle ferite della vita. E le strettoie non mancano. L’olio della tenerezza, che il presepe esprime e sprigiona, è non solo pausa di ristoro, ma anche sorgente di e­nergia nuova per vivere il quotidiano: nel cuore delle famiglie, nel lavoro, nella so­cietà. È fiducia e capacità di progettare il futuro a partire dai piccoli gesti di ogni giorno. La vita, infatti, non chiede di soli­to gesti grandiosi, ma le piccole scelte che, ripetute con fedeltà e amore, fanno la vita grande, un autentico miracolo. Fanno sto­ria! Il Signore Gesù, il Figlio di Dio che na­sce nella santa notte, è riconosciuto infat­ti dagli occhi dei pastori; vive trent’anni nell’umile casa di Nazareth con Maria e Giuseppe. E così ricorda al mondo l’im­portanza delle cose semplici che, nella se­quenza dei giorni, sono come gli innume­revoli fili di una tela: la bellezza dipende da ogni piccolo punto.

Il presepe – quest’an­no – nasce in mezzo a luci e ombre, preoc­cupazioni che però non devono uccidere la speranza e il coraggio. Non devono far cedere a nessuna rassegnazione, a nessu­na rinuncia davanti alla vita personale, fa­miliare e comunitaria. Il bene, anche fino all’eroismo, diffuso nel cuore e nella vita della gente è grande e ammirevole. Attra­versa il nostro Paese come una corrente luminosa, che si alimenta alla fonte invi­sibile della fede cristiana. La fede, infatti, impasta la nostra storia nonostante in­coerenze personali e venti contrari.

Ora, in questi giorni natalizi, quella 'fon­te' di luce e di calore si fa manifesta nella tradizione del presepe, e diventa incontro nella liturgia della Chiesa. Si fa visibile per la gioia estasiata dei bambini, che non han­no remora – loro – di dare volto, stupore, e­sclamazione, a ciò che è anche nel cuore degli adulti.

L’augurio che ci scambiamo è quello di guardare i bambini che guardano il Bam­bino Gesù nella grotta di Betlemme, nel calore delle loro famiglie insieme al papà e alla mamma. E così veder brillare su noi e su tutti la luce nuova che è il Dio-con­noi. Al chiarore di questa Luce eterna e benefica, i rapporti umani diventano più veri e solidi, meglio ci si accorge degli al­tri e di chi ha più bisogno; ci si stringe gli uni agli altri con vincoli di amore; più fa­cilmente si mettono insieme risorse di in­telligenza e di cuore, di fiducia e coraggio, per far fronte alle prove personali e socia­li; cresce la coscienza individuale e pub­blica affinché ognuno – persone, gruppi, istituzioni – possa fare al meglio tutto il proprio dovere, e portare fino in fondo le proprie responsabilità.

 

 
Angelo Bagnasco
 
© Avvenire, 23 dicembre 2012
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