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La veglia. Da Bari luogo di incontro e unità la preghiera dell’Italia per la pace

Domani la Veglia presieduta dal presidente della Cei Zuppi nella Basilica di San Nicola. Parla il priore padre Distante: il santo ci insegna a vivere i tempi difficili in sintonia coi valori giusti

Insieme per chiedere la forza e il coraggio di disarmare i cuori. Per aprire le porte al dialogo come via per la pace. Nello stile e da una terra che si conferma punto di riferimento per l’unità tra le Chiese. Requisiti che fanno di Bari un luogo ideale, suggestivo e iconico al tempo stesso, per chi crede che la violenza non debba avere l’ultima parola. Per le donne e gli uomini di fede, che non si rassegnano al vocabolario della guerra. Domani alle 18.30 salirà da qui l’invocazione della Chiesa italiana per la pace. A guidare la preghiera, in unità con tutti i cristiani di Ucraina e a Russia, sarà il cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi presidente della Cei. La veglia prevede due momenti, il primo nella Basilica Pontificia di San Nicola, il secondo nella Cripta sulla tomba del Santo. «Bari – osserva padre Giovanni Distante, 73 anni, priore della Basilica di San Nicola – da sempre è stata riconosciuta terra di frontiera, crocevia di popoli, tradizioni e culture che qui si sono avvicendate nei secoli. Con l’arrivo nel 1087 delle reliquie di san Nicola, la vocazione della città si è perfezionata come ponte di pace tra Oriente e Occidente cristiani, fino ad ergersi a “capitale dell’unità della Chiesa”. L’ha definita così papa Francesco il 23 febbraio 2020, in occasione dell’incontro di riflessione e preghiera su “Mediterraneo: frontiera di pace”».

Come stanno vivendo le comunità ortodosse la guerra? Avete assistito a una riduzione dei pellegrinaggi?
Nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto sono presenti diverse comunità ortodosse sotto la giurisdizione dei Patriarcati di appartenenza: Costantinopoli, Mosca, Georgia, Romania. La guerra ha senz’altro creato delle “frizioni”, soprattutto a livello di “vertice”, di cui ne risentono di riflesso i fedeli di Ucraina e Russia. Il Covid prima, la guerra poi, hanno contributo a ridurre il numero delle migliaia di pellegrini proveniente dall’Est europeo, soprattutto dalla Russia. Chi viene a pregare sulla tomba di san Nicola, ortodosso o cattolico, è animato dai soli sentimenti evangelici di fraternità, amore, pace. In Basilica si opera e si vive in piena concordia tra cristiani: le azioni liturgiche sono celebrate nei due riti, latino e bizantino-slavo; si officiano vespri e veglie ecumeniche nell’unità della fede, oltre le nostre diversità confessionali.

Quella della Basilica di San Nicola è una storia che oggi lega indissolubilmente Bari al mondo slavo, soprattutto ortodossa…
L’arrivo delle reliquie di San Nicola non solo ha cambiato la vita della città di Bari, ma ha rivoluzionato il tessuto sociale, religioso e culturale di molti popoli e nazioni europee, particolarmente del mondo slavo. Non è un caso se, tra le fonti coeve della Traslazione delle reliquie del Santo da Mira a Bari, alle due redazioni baresi di Niceforo e Giovanni Arcidiacono, si aggiunse subito quella di un compilatore russo, conosciuta come la “legenda di Kiev”. Oltre ad esaltare la città di Bari: “Felice davvero e la città di Bari”, l’anonimo russo le riconosce il ruolo voluto dalla Divina Providenza: luogo d’incontro e di dialogo a favore dell’unità dei cristiani e dell’unione dei popoli d’Europa.

Nel 2017 il pellegrinaggio della reliquia di san Nicola a Mosca e San Pietroburgo ha mobilitato oltre due milioni di fedeli. L’ecumenismo cresce anche in questo modo.
Il trasferimento temporaneo in Russia di una reliquia del Santo fu deciso a L’Avana (Cuba) il 12 febbraio 2016 durante l’incontro tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill. Si rivelò subito un evento ecumenico straordinario, perché concordato durante il primo incontro tra un Vescovo di Roma e un Patriarca di Mosca. Tutto si svolse nei mesi di maggio-luglio 2017 in un clima di grande auspicio per l’evolversi delle relazioni tra le nostre due Chiese sorelle, con il sostegno e la preghiera di un numero impressionante di pellegrini a Mosca e San Pietroburgo. Sarebbe assurdo che questa bella immagine di ecumenismo ancorato nella fede del popolo di Dio venga compromessa da un conflitto che può e sta generando solamente divisioni e orrori disumani.

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Perché san Nicola è così popolare?
Perché ha praticato la misericordia verso i più deboli e gli indifesi. Celebre il “miracolo delle tre fanciulle”. Il giovane Nicola venne a conoscenza di un padre che caduto in estrema miseria, vedendo le sue tre figlie già in età da marito, emarginate socialmente per la loro povertà, pensò di risolvere il problema facendole prostituire. Nicola che avevo ereditato una grande fortuna dai genitori, interverrà nottetempo assicurando allo sfortunato padre il denaro necessario per il matrimonio delle tre figliole, ergendosi a difesa della dignità della persona e della sacralità della famiglia Divenuto Vescovo di Myra ha insegnato e difeso l’ortodossia della fede – alcune fonti testimoniano la sua presenza al Concilio di Nicea del 325 - senza rinunciare a immergersi nei problemi etici, sociali, economici della sua gente. Non si è mai tirato indietro nel trovare soluzioni concrete per salvaguardare i diritti delle persone, facendosi lui stesso Provvidenza di Dio. Un santo così tira su più versanti. Molteplici sono infatti i suoi patrocini nei vari settori del sociale.

Cosa chiedergli in questo momento?
La vita e le opere di San Nicola insegnano che in tempi di tensioni dottrinali, conflitti e disordini sociali, la nostra fede in Cristo va vissuta in sintonia con i valori di giustizia, solidarietà, fraternità, unità, pace. Cosa chiedergli? Che ci venga incontro, ci scrolli finalmente, ci prenda per mano, ci dia una dritta nel nostro comune impegno nel diffondere e difendere i valori fondamentale del Vangelo, per il bene della Chiesa e la salvezza del mondo. San Nicola venga in aiuto e soccorso a quanti stanno soffrendo a causa della disumana ingiustizia della guerra.

Come priore in che modo il suo è un impegno ecumenico?
La Basilica è stata affidata all’Ordine dei Predicatori, cui appartengo, nel 1951. Da 71 anni l’impegno ecumenico del priore e dei Frati custodi della Basilica, in conformità al carisma di san Domenico, plasmato di contemplazione, studio, predicazione, è quello di diffondere e incrementare il culto del Santo Vescovo di Mira, in un sempre rinnovato fervore nel contribuire alla auspicata unione tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente.

La figura di san Nicola è legato indissolubilmente anche al Natale. Cosa chiedergli, come pregarlo in vista del 25 dicembre nell’ottica della pace?
A Natale Dio si fa uomo nel Bambino di Betlemme, mentre gli Angeli annunciano il dono della pace “agli uomini amati dal Signore”. San Nicola è universalmente riconosciuto come “Santa Claus”, il portatore di doni natalizi per piccoli e grandi. Porti soprattutto ai grandi della terra il dono dell’umiltà, quella mitezza d’animo che rende liberi da ogni impulso egocentrico che può generare solo odio, indifferenza, distruzione, morte. Accogliamo l’invito degli Angeli di lasciarci amare dal Signore, e vivremo il prossimo Natale nell’ottica della pace.

Riccardo Maccioni

© Avvenire, martedì 20 dicembre 2022

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