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Liberare la domenica si può

Chiusura festiva per 500 punti vendita. Parte dal Veneto la svolta «pro famiglia». Il patron del colosso commerciale Unicomm: l’impresa ha un’etica e una funzione sociale. Altre catene commerciali pronte a seguire l’esempio. E in politica qualcosa si muove.

Di sfide Marcello Cestaro se ne intende. Ha 75 anni ed è presidente del Padova Calcio, in serie B; una passione che nel passato lo stava per trascinare in serie A. La crisi morde? La liberalizzazione nel commercio è il “salvavita”? Di domenica si fanno affaroni con le famiglie? Macché.

Il titolare dei supermercati “Famila”, gruppo Unicomm, trascorse le festività pasquali ha inviato una lettera ai propri dipendenti annunciando che già a partire dal 12 maggio avrebbe tenuto chiuso la domenica e durante le festività. Detto, fatto: gli ultimi centri commerciali caleranno le serrande domenica prossima.

E, a seguito di questa «nobile provocazione», vi è stato un vero e proprio effetto domino, come sottolinea Maurizia Rizzo, segretaria regionale Fisascat Cisl del Veneto «Siamo stati contattati da altri gruppi commerciali – spiega Rizzo – tra i più importanti del Veneto, intenzionati a chiudere anche loro di domenica e durante le festività».

Lui, Cestaro, non si sorprende. «Sono un credente e l’appello dei vescovi a consacrare la domenica al Signore e al riposo mi ha messo in discussione – racconta –. Io, in effetti, voglio trascorrere questa giornata in famiglia, con i miei nipotini, dopo aver soddisfatto i doveri religiosi. Sono un imprenditore, quindi devo far tornare i conti, ma l’impresa ha un’etica, ha una funzione sociale, che è anche quella di far contenti, vorrei anche felici, i miei dipendenti e le loro famiglie».

Cestaro, piuttosto schivo, ha accettato comunque di parlarne in un’aula universitaria, nei giorni scorsi a Padova, davanti agli studenti di economia, nell’ambito del corso di strategia d’impresa del professor Giovanni Costa. «Con le aperture domenicali anche chi abita lontano dalle città finisce per spingersi nei centri commerciali. E gli acquisti nei negozi periferici si stanno limitando a pochi articoli, il latte e il pane. E quei negozi stanno chiudendo in modo pesante», ha ammesso l’imprenditore.

«Vogliamo bene ai nostri collaboratori e le famiglie hanno bisogno di stare insieme. Mi chiedono perché lo faccio: perché far lavorare la gente è una soddisfazione. Non ho mai fatto ferie, perché mi piace lavorare. Non sono tempi per i facili guadagni; ma ho sempre lavorato anche per sentirmi dire “grazie perché avete creato lavoro”. E dare lavoro ai giovani credo sia un dovere di tutti». A Bassano Cestaro aprirà a fine mese un centro commerciale. Per i 150 posti di lavoro che si creano sono arrivate 700 richieste. «Prima non ne arrivavano così tante. È il segno che il Paese va male. Però – ha concluso rivolto agli studenti – lo mettiamo a posto, con voi giovani». Addirittura commosso l’applauso dei giovani.

Cestaro ha negozi nel Triveneto, in Emilia Romagna, Lombardia, Umbria e Marche. «È il primo imprenditore che, almeno in quest’area, dimostra tanto coraggio», riconosce la sindacalista Rizzo. «E lo ha fatto con una delicatezza esemplare, informando anzitutto i suoi collaboratori, con una lettera, prima ancora di annunciarlo alle organizzazioni sindacali e d’impresa». Cestaro ha il merito, secondo la dirigente della Cisl, di aver preso atto, prima di altri, che la liberalizzazione di domenica e nelle festività dei grandi centri commerciali non crea profitto, ma aumenta i costi e complica le relazioni con i collaboratori. «È un salto di qualità che siamo sicuri Cestaro riverserà nella stessa organizzazione a cui aderisce da poco, la Federdistribuzione».

Francesco Dal Mas

© Avvenire, 30 maggio 2013