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«Lo stile di Dio è discreto, non s'impone, è come l'aria che respiriamo»

Francesco all’udienza generale: «Per il discernimento è importante rileggere il libro della propria vita e riconoscere, accanto agli elementi “tossici”, le perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno». E invita a pregare per la «martoriata Ucraina e le cose brutte che stanno succedendo lì: le torture, le morti, le distruzioni»

Invita a pregare per la «martoriata Ucraina e per le cose brutte che stanno succedendo lì: le torture, le morti, le distruzioni». E ricorda, nella catechesi, che «lo stile di Dio è discreto: a Dio piace andare nascosto, con discrezione. Non si impone, è come l’aria che respiriamo, non la vediamo ma ci fa vivere, e ce ne accorgiamo solo quando ci viene a mancare».

Papa Francesco inizia l’udienza generale in piazza San Pietro facendo salire sulla papamobile cinque bambini, maschi e femmine, contraddistinti da un cappellino bianco e nero. I piccoli ospiti si sono goduti il giro tra i vari settori della piazza delimitati dal colonnato del Bernini e poi, al termine, sono scesi prima che la papamobile affrontasse i gradini che conducono alla postazione papale al centro del sagrato.

Nella catechesi, ha proseguito la sua riflessione sul discernimento il quale, spiega, «ha un approccio narrativo: Non si sofferma sull’azione puntuale, la inserisce in un contesto: da dove viene questo pensiero? Dove mi porta questo che sto pensando adesso? Quando ho avuto modo di incontrarlo in precedenza? È una cosa nuova o altre volte l’ho trovato? Perché è più insistente di altri? Cosa mi vuol dire la vita con questo?».

Il Papa ha sottolineato che proprio l'avventura della nostra esistenza è un “ingrediente indispensabile” per il discernimento: «La nostra vita è il libro più prezioso che ci è stato consegnato, un libro che tanti purtroppo non leggono, oppure lo fanno troppo tardi, prima di morire. Eppure, proprio in quel libro si trova quello che si cerca inutilmente per altre vie», ha detto, «Sant’Agostino, un grande cercatore della verità, lo aveva compreso proprio rileggendo la sua vita, notando in essa i passi silenziosi e discreti, ma incisivi, della presenza del Signore. Al termine di questo percorso noterà con stupore: “Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te”. Da qui il suo invito a coltivare la vita interiore per trovare ciò che si cerca: “Rientra in te stesso. Nell’uomo interiore abita la verità”. Questo è un invito che io farei a tutti voi, e lo faccio per me stesso», ha proseguito a braccio: “Rientra in te stesso, rileggi la tua vita, come è stato il tuo percorso, con serenità”. “Molte volte abbiamo fatto anche noi l’esperienza di Agostino, di ritrovarci imprigionati da pensieri che ci allontanano da noi stessi, messaggi stereotipati che ci fanno del male: “io non valgo niente”, “a me tutto va male”, e tu vai giù, “non realizzerò mai nulla di buono”, e tu vai giù…E così è la vita: queste frasi pessimistiche che ti buttano giù», l’analisi del Papa, «leggere la propria storia significa anche riconoscere la presenza di questi elementi “tossici”, ma per poi allargare la trama del nostro racconto, imparando a notare altre cose, rendendolo più ricco, più rispettoso della complessità, riuscendo anche a cogliere i modi discreti con cui Dio agisce nella nostra vita. Io conobbi una volta una persona di cui la gente che conosceva diceva che meritava il premio Nobel per la negatività», ha detto Francesco ancora a braccio: «Tutto era brutto, tutto. E sempre cercava di buttarsi giù: era una persona amareggiata e aveva tante qualità. E poi questa persona ha trovato un’altra persona che l’ha aiutato bene, e che ogni volta che si confessava gli diceva di dire qualcosa di bello di sé… E poco a poco l’ha aiutato ad andare avanti, a leggere la propria vita: e così vediamo le cose che non sono buone e anche le cose buone che Dio semina in noi».

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«Le vite dei santi ci aiutano a conoscere l'agire di Dio»

Bergoglio ricorda che «il racconto delle vicende della nostra vita consente anche di cogliere sfumature e dettagli importanti, che possono rivelarsi aiuti preziosi fino a quel momento rimasti nascosti. Una lettura, un servizio, un incontro, a prima vista ritenuti cose di poca importanza, nel tempo successivo trasmettono una pace interiore, trasmettono la gioia di vivere e suggeriscono ulteriori iniziative di bene. Fermarsi e riconoscere questo è indispensabile, è importante per il discernimento, è un lavoro di raccolta di quelle perle preziose e nascoste che il Signore ha disseminato nel nostro terreno. Il bene», continua, «è nascosto, sempre, perché ha pudore, si nasconde, è silenzioso, richiede uno scavo lento e continuo».

Poi ha chiesto di mettere in pratica tutto questo: «Chiediamoci alla fine della giornata cosa è successo oggi nel mio cuore: alcuni pensano che fare questo esame di coscienza è fare la contabilità dei peccati che hai fatto. No, è vedere cosa è successo dentro di me: ho avuto gioia, cosa mi ha portato gioia? Sono stato triste, cosa mi ha reso triste? E così imparare a discernere dentro di noi», ha detto a braccio, affermando che «abituarsi a rileggere la propria vita educa lo sguardo, lo affina, consente di notare i piccoli miracoli che il buon Dio compie per noi ogni giorno. Quando ci facciamo caso, notiamo altre direzioni possibili che rafforzano il gusto interiore, la pace e la creatività. Soprattutto ci rende più liberi dagli stereotipi tossici».

«Saggiamente è stato detto che l’uomo che non conosce il proprio passato è condannato a ripeterlo», ha aggiunto il Pontefice, che poi ha proseguito a braccio: «È curioso: se noi non conosciamo la strada fatta in passato, ripetiamo sempre lo stesso, siamo circolari. E una persona che cammina circolarmente non va avanti mai, non c’è cammino: è come il cane che si morde la coda. Possiamo chiederci: ho mai raccontato a qualcuno la mia vita?», il consiglio del Papa: «Questa è un’esperienza bella dei fidanzati, quando fanno sul serio si raccontano la propria vita. Si tratta di una delle forme di comunicazione più belle e intime. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono quelle grandi».

Francesco ha ricordato che «anche le vite dei santi costituiscono un aiuto prezioso per riconoscere lo stile di Dio nella propria vita» perché «consentono di prendere familiarità con il suo modo di agire. Alcuni comportamenti dei santi ci interpellano, ci mostrano nuovi significati e nuove opportunità. È quanto accadde, per esempio, a Sant’Ignazio di Loyola. Quando descrive la scoperta fondamentale della sua vita, aggiunge una precisazione importante: “Dall’esperienza aveva dedotto che alcuni pensieri lo lasciavano triste, altri allegro; e a poco a poco imparò a conoscere la diversità degli spiriti che si agitavano in lui”. Conoscere cosa succede, conoscere, stare attenti», ha proseguito il Papa: «Il discernimento è la lettura narrativa dei momenti belli e dei momenti bui, delle consolazioni e delle desolazioni che sperimentiamo nel corso della nostra vita. È il cuore a parlarci di Dio, e noi dobbiamo imparare a comprendere il suo linguaggio».

Dopo la catechesi, nei saluti in varie lingue ai fedeli, il Papa ha salutato i pellegrini della Nigeria: «Penso alle violente piogge che hanno colpito in questi giorni il loro Paese, provocando inondazioni, causando tanti morti, numerosi dispersi e ingenti danni», ha detto, «preghiamo per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità. Non manchi a questi nostri fratelli e sorelle la nostra solidarietà e il sostegno della comunità internazionale».

Antonio Sanfrancesco

© www.famigliacristiana.it, mercoledì 19 ottobre 2022