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Ministri del divino e dell'umano

Quanti preti talmente "piccoli" da non avere nulla da proporre di sé se non la loro semplicità ed umiltà... ma quando li incontri, incontri Gesù. Lo tocchi, ne senti il profumo, ne rimani affascinato

lobalsamo.jpg"Non sono avvezzo a questi consessi, quindi mi perdonerete tutti quanti. Io sono un prete, sono un parroco di una periferia...". Tra le parole di don Maurizio Patriciello, il 17 ottobre scorso, mentre cercava di dare un senso alla veemenza del Prefetto di Napoli, che gli rimproverava di rivolgersi ad un altro Prefetto, quello di Caserta, una donna, chiamandola semplicemente signora, sono quelle che mi hanno colpito di più. Il video, che in tanti hanno avuto modo di vedere in rete, ci mostra un don Maurizio che davvero fa fatica a comprendere il senso di quel rimprovero. E si difende, appunto, dicendo di non essere abituato a incontri come quello. Perché? Perché lui è un semplice prete, per giunta di periferia.

   Sento di ringraziare don Maurizio, che per quel poco che conosco mi sembra persona buona e umile (e non è scontato che tutti i preti lo siano!) per quello che è e per come ha reagito, ma ringrazio ancor più il buon Dio che ancora ci dona preti così. Io pure sono un prete/parroco, in un paese dell'hinterland barese, e so la fatica di essere dalla parte di Dio e dalla parte degli uomini, sempre e comunque. I compromessi, le mezze misure, il doppio gioco albergano anche nel cuore di chi si è votato tutto al Signore, con l'aggravante dei paramenti sacri che diventano scudo e corazza e ci mostrano altro da quel che siamo. Allora le parole, bellissime, che danno l'incipit alla Gaudium et Spes: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore", conservano sì la loro validità, ma evaporano sulle labbra di testimoni poco coerenti e poco credibili. Perdono la loro efficacia, danno anzi cattiva testimonianza.

   Per contro, quanti preti invece talmente "piccoli" da non avere nulla da proporre di sé se non la loro semplicità ed umiltà... ma quando li incontri, incontri Gesù. Lo tocchi, ne senti il profumo, ne rimani affascinato. Di chi, del prete? No, del buon Dio. Preti sull'altare e preti sulle strade del mondo, che usano "stola e grembiule" (don Tonino Bello era di quaggiù) e sanno di non sfigurare mai; sono a loro agio con i potenti ma ancor più con gli impotenti, frequentano il centro ma ancor più le periferie.

   Se vogliamo che l'Anno della Fede, appena cominciato, porti frutto, cominciamo noi sacerdoti a metterci in discussione. "L’uomo è troppo impegnato nell’aldiquà per pensare ad altro: egli ritiene di poter edificare la città dell’uomo senza Dio, anche se finirà per costruirla contro l’uomo", scriveva qualche giorno fa su Avvenire il filosofo Vittorio Possenti. Abbiamo grandi responsabilità: siamo chiamati a diventare oggi giorno di più ministri del divino e, contemporaneamente, ministri dell'umano. A servire Dio e, insieme, l'uomo. Se questo non avviene, diventiamo solo caricatura di quello che Dio vuole che siamo, e quindi insignificanti. Quanto bello è, invece, essere preti e basta, con quel poco di saggezza che ognuno, in quanto presbitero, cioè "anziano", dovrebbe avere garantita.

 

don Tonio Lobalsamo

parroco dell'Immacolata di Adelfia (Ba)

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