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Mons. Alberto D’Urso scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri

Cinque proposte-richieste senza costi aggiuntivi per una efficace politica economico-sociale capace di far uscire il Paese dalla stagnazione

Il Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, Mons. Alberto D’Urso, scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri, Dott. Paolo Gentiloni, per chiedere un incontro a nome delle 29 Fondazioni Antiusura, sia per rappresentare alcune limitate, ma precise richieste, e più ancora per esporre le virtualità di far ulteriormente evolvere un modello di affrancamento delle persone dal debito cronicizzato e delle positive conseguenze che comporterebbe ai fini di quella politica economica correlata a una politica sociale necessaria per liberare l’Italia dalla sofferenza della più lunga e profonda crisi economico-finanziaria dal Dopoguerra.

 

Cinque proposte-richieste che non solo non comportano spese aggiuntive – specifica Mons. D’Urso  nella lettera - ma anzi contribuiscono allo sforzo di delineare specifici interventi per un’efficace politica economico-sociale capace di far uscire il Paese dalla stagnazione:

  1. Stabilizzare il flusso dei fondi a garanzia per gli interventi ex art. 15 (prevenzione del ricorso all’usura) in modo che le Fondazioni siano in grado di programmare meglio l’attività e estendere la platea delle persone da sostenere.
  2. Estensione alle famiglie della possibilità di accedere alle provvidenze previste all’art. 14 della legge antiusura (Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura) – riservate ad oggi ai soli soggetti economici – rivelatasi profondamente sbagliata, oltre a presentare un profilo di incostituzionalità, rilevato da 21 docenti di diritto costituzionale in un documento che Le alleghiamo. Al di la delle questioni rilevantissime giuridico-istituzionali si presenta una necessità che richiede un urgente cambiamento: con la crisi è ritornata a aumentare l’usura praticata contro la povera gente, le famiglie, i disoccupati, gli esclusi.
  3. Introdurre dei correttivi per rendere veramente applicabile (ci riferiamo ai soggetti “non fallibili” famiglia) la legge n. 3 del 2012, laddove ha introdotto le procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento.

Nell’attività delle Fondazioni Anitusura sarebbe di notevole utilità potersi porre come gestori delle crisi, attualmente escluse, anche per realizzare la dovuta sinergia con l’applicazione dell’art. 15 della legge 108 del 1996.

  1. Intervenire sul fenomeno delle esecuzioni immobiliari (che ammontano a circa 560mila casi) laddove esse riguardano famiglie prive di alternative per l’alloggio. In questo senso, laddove con l’intervento – un “combinato disposto” – della legge 108/10996 e della legge 3/2012, si possa attivare una “composizione”, prendere con decisione questa strada.
  2. Adottare una drastica limitazione al rischio di esposizione delle persone al gioco d’azzardo, attivare un’effettiva offerta di presa in carico terapeutica, prevedere delle misure giuridiche per il sostegno alle famiglie precipitate in miseria per uno o più congiunti in stato di dipendenza da gioco d’azzardo.

 

 

“In conclusione, Signor Presidente, - scrive Mons. D’Urso- Le chiediamo anche di contenere effettivamente, con un forte intervento, il consumo di gioco d’azzardo che è una delle cause principali del crescente sovraindebitamento, dell’usura e della dipendenza che si vanno sempre più diffondendo. Le rappresentiamo l’esigenza di agire con chiarezza (al di la di ambigui tecnicismi che abbiamo rilevato in varie bozze di “riordino” dei giochi (mai peraltro qualificati dal Governo con il lemma “d’azzardo”) senza confondere i termini: “ridurre l’offerta” deve significare “ridurre il consumo”, ovvero tagliare la domanda di dissipazione di denaro e di tempo di vita nei giochi con denaro, per denaro e a fini di lucro. Lo si può fare con la partecipazione e con la responsabilizzazione dei Comuni e delle Regioni: enti con i quali le Fondazioni spesso collaborano”.

Michela Di Trani, Ufficio Stampa Consulta Nazionale Antiusura

La lettera

 

Onorevole Signor Presidente,

a nome delle 29 Fondazioni Antiusura, riunite nella loro Consulta Nazionale, mi rivolgo a Lei per rappresentarLe, anche nella forma di un sintetico promemoria, alcune questioni della massima urgenza riguardanti lo stato di esposizione delle famiglie alla sofferenza da debito inestinguibile, al rischio di usura, e di scivolamento in condizioni di povertà causati anche dalla pervasiva diffusione del gioco d’azzardo, sia praticato per vie illegali e sia accessibile in forme legali come una qualsivoglia merce capillarmente venduta.

Si tratta di temi che abbiamo già in precedenza rappresentato pur senza ricevere un riscontro per l’apertura di un dialogo, nell’interesse condivisibile per le famiglie, per la legalità, per l’economia e per gli sforzi che l’Italia va compiendo per uscire dalla grave crisi ormai giunta al decimo anno dal primo manifestarsi.

Come potrà constatare, se vorrà accogliere una nostra richiesta di incontro, le nostre idee non necessitano dell’assunzione di ulteriori oneri finanziari per lo Stato.

Non solo non comportano spese aggiuntive, ma anzi contribuiscono allo sforzo di delineare specifici interventi per un’efficace politica economico-sociale capace di far uscire il Paese dalla stagnazione, da forme acute di sofferenza delle persone e delle famiglie e, per contro, di attivare comportamenti virtuosi dei singoli e delle formazioni sociali.

Ci riferiamo, per esprimerlo in una sintetica formulazione, al valore positivo di imprimere un deciso impulso a un organico disegno di integrazione delle famiglie che il ricorso all’usura, anche nel suo "precursore" qual è lo stato d’insolvenza grave cronicizzata o sovraindebitamento, hanno gettato in uno stato di esclusione sociale, di conflitto intrapersonale, di esposizione alla pressione criminale del commercio del  denaro in una forma arcaica di usura riprodottasi anche nel nuovo secolo. Su tale contesto, ripetiamo, viene a cadere l’esiziale doppio messaggio del reclutamento di  una popolazione enorme al consumo indiscriminato di gioco d’azzardo: ben 95,9 miliardi di euro, e per la sola componente "autorizzata" nell’anno 2016!

Sullo sfondo vi è un fenomeno imponente che coniuga la sofferenza delle persone con la struttura della recessione economica: le esecuzioni immobiliari, forma estrema di fallimento delle famiglie, e la progressiva diminuzione della domanda interna di beni e di servizi.

Nell’ultimo anno del quale si posseggono i dati, cioè nel 2015, sono state oltre 225.891 le esecuzioni immobiliari in Italia. Dato aggregato che equivale a una media di 620 immobili all’asta al giorno (Fonte: Rapporto Aste 2015 anno Zero, di Re/Finance NPL).

Se portiamo lo sguardo al complesso delle esecuzioni (aggiungendo il numero anche di quelle mobiliari) il dato (Istat, ultimo disponibile è al 31.12.2014) lievita a 540mila nell’arco di dodici mesi.

Anche altre fonti (elaborazioni su dati Banca d’Italia, indagine triennale sulle famiglie) convergono sulla enorme dilatazione del numero delle famiglie (circa 1 milione e 200 mila) in stato di sostanziale fallimento economico non risolvibile senza apposite misure di recupero.

Fin qui abbiamo ricordato quel che bersaglia direttamente le famiglie, ma vi sarebbe da considerare - a completamento del quadro - quel che accade a molte piccole e medie imprese - alcune delle quali senza distinzione tra patrimonio aziendale e patrimonio familiare - esposte al sovraindebitamento e al finanziamento illegale: con immediate conseguenze per i lavoratori dipendenti che vi sono (o vi erano) impiegati.

In breve, tutto questo ambiente genera lo spaventoso spazio per il prestito a usura, male antico che conosce una reviviscenza nella prolungata crisi economica e finanziaria.

Ecco perché correliamo questo dato di fatto con un altro: la diffusione del gioco d’azzardo anche per grave responsabilità dello Stato. L’azzardo è un lievito potentissimo dell’usura e un nemico mortale di ogni tentativo di affrancamento della persona dall’indebitamento patologico.

In tale panorama – ne converrà, molto preoccupante – le Fondazioni Antiusura continuano a svolgere un’attività che aiuta ogni anno circa novemila famiglie a porsi in un atteggiamento attivo, a rinforzare i legami affettivi e a trovare la forza morale per uscire  da una condizione prolungata di sofferenza sia materiale e sia spirituale.

Quel che Le vorremmo rappresentare è per l’appunto tale opera svolta: in parte con mezzi propri della Comunità ecclesiale e in parte provvedendo con i fondi dell’art. 15 della  legge  n.  108  del  1996  (antiusura)  ovvero  istruendo  su  mandato  dello  Stato  le procedure di accesso per le famiglie alla prevenzione del credito illegale con presa in carico delle stesse accompagnandole per superare conflitti famigliari e crisi che situazioni di difficoltà generano.

In sostanza, il servizio complesso svolto dalle Fondazioni Antiusura, promosse dalla Conferenza Episcopale Italiana e riunite nella Consulta Nazionale, ricerca i collegamenti con le amministrazioni locali e i relativi servizi e configura un modello spendibile coniugando il complessivo sistema di welfare con il principio di sussidiarietà.

In questo senso, le Fondazioni Antiusura fanno parte della rete degli organismi socioassistenziali della Chiesa Cattolica Italiana che, a loro volta, sono parte integrante della complessiva offerta di sicurezza sociale che la Repubblica garantisce ai cittadini.

Infine, la Consulta è componente di diritto del Comitato presso il Commissario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, dove si esaminano le istanze per le misure di sostegno delle vittime della violenza estorsiva e  dell’indebitamento illegale (art. 14 della citata legge 108 del 1996).

Per tali ragioni, Signor Presidente del Consiglio, la Consulta delle Fondazioni Antiusura Le chiede un incontro sia per rappresentarLe alcune limitate, ma precise richieste, e più ancora per esporLe le virtualità di far ulteriormente evolvere un modello di affrancamento delle persone dal debito cronicizzato e delle positive conseguenze che comporterebbe ai fini di quella politica economica correlata a una politica sociale necessaria per liberare l’Italia dalla sofferenza della più lunga e profonda crisi economico- finanziaria dal Dopoguerra.

Ecco le contenute e, a nostro avviso, efficaci richieste-proposte.

  1. Stabilizzare il flusso dei fondi a garanzia per gli interventi ex art. 15 (prevenzione del ricorso all’usura) in modo che le Fondazioni siano in grado di programmare meglio l’attività e estendere la platea delle persone da sostenere. Com’è noto non si tratta di erogazioni a fondo perduto, ma di garanzie per l’erogazione a tasso agevolato di credito familiare finalizzato all’interruzione della spirale d’indebitamento patologico e al pareggio di

Occorre notare che senza perdite per lo Stato, tale Fondo di prevenzione dell’usura, con il coordinamento e la supervisione del MEF dal 1998 sono state possibili garanzie alle famiglie e alle imprese per 600 milioni di Euro. Numeri ai quali corrispondono persone sottratte al ricatto usurario.

  1. Estensione alle famiglie della possibilità di accedere alle provvidenze previste all’art. 14 della legge antiusura (Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura) – riservate ad oggi ai soli soggetti economici – rivelatasi profondamente sbagliata, oltre a presentare un profilo di incostituzionalità, rilevato da 21 docenti di diritto costituzionale in un documento che Le alleghiamo. Lo Stato non può fare distinzione tra le parti offese da un identico reato, come se esistessero vittime di “serie A” e vittime di “serie B”. Lasciamo alla Sua onestà intellettuale individuare possibili conseguenze di una siffatta distinzione se valesse per altri reati gravi che offendono la persona!

Al di la delle questioni rilevantissime giuridico-istituzionali si presenta una necessità che richiede un urgente cambiamento: con la crisi è ritornata a aumentare l’usura praticata contro la povera gente, le famiglie, i disoccupati, gli esclusi, le parti della società precipitate in miseria. Perché non offrire un incentivo concreto a un popolo sofferente per recidere il rapporto con gli usurai e per contribuire invece alla difesa sociale da tale criminalità?

  1. Introdurre dei correttivi per rendere veramente applicabile (ci riferiamo ai soggetti “non fallibili” famiglia) la legge n. 3 del 2012, laddove ha introdotto le procedure di composizione delle crisi da sovraindebitamento.

Nell’attività delle Fondazioni Anitusura sarebbe di notevole utilità potersi porre come gestori delle crisi, attualmente escluse, anche per realizzare la dovuta sinergia con l’applicazione dell’art. 15 della legge 108 del 1996. In buona sostanza, le Fondazioni hanno anticipato – dal punto di vista pratico – le modalità tecniche previste della legge n.  3 del 2012, con la mancata consequenzialità in una procedure formale di esdebitamento: appunto quella contenuta nella legge 3 del 2012.

  1. Intervenire sul fenomeno delle esecuzioni (che ammontano a circa 540mila casi) laddove esse riguardano famiglie prive di alternative per l’alloggio. In questo senso, laddove con l’intervento – un “combinato disposto” – della legge 108/10996 e della legge 3/2012, si possa attivare una “composizione”, prendere con decisione questa strada. A questo gioverebbe anche un consistente rifinanziamento del Fondo di prevenzione per le famiglie mutuatarie che non riescono a pagare le rate per sopravvenuta disoccupazione, malattia, incidente ecc.
  2. Adottare una drastica limitazione al rischio di esposizione delle persone al gioco d’azzardo, attivare un’effettiva offerta di presa in carico terapeutica, prevedere delle misure giuridiche per il sostegno alle famiglie precipitate in miseria per uno o più congiunti in stato di dipendenza da gioco d’azzardo.

In conclusione, Signor Presidente, Le chiediamo anche di contenere effettivamente, con un forte intervento, il consumo di gioco d’azzardo che è una delle cause principali del crescente sovraindebitamento, dell’usura e della dipendenza che si vanno sempre più diffondendo.

Le rappresentiamo l’esigenza di agire con chiarezza (al di la di ambigui tecnicismi che abbiamo rilevato in varie bozze di “riordino” dei giochi (mai peraltro qualificati dal Governo con il lemma “d’azzardo”) senza confondere i termini: “ridurre l’offerta” deve significare “ridurre il consumo”, ovvero tagliare la domanda di dissipazione di denaro e di tempo di vita nei giochi con denaro, per denaro e a fini di lucro. Lo si può fare con la partecipazione e con la responsabilizzazione dei Comuni e delle Regioni: enti con i quali le Fondazioni spesso collaborano.

Anche episodi e purtroppo sempre più spesso ricorrenti come l’abbandono in macchina ad Ostia alle 4 del mattino di un bambino di tre anni, salvato grazie ad una segnalazione di passanti e all’intervento dei carabinieri, devono far riflettere.

Certamente non sfugge la constatazione di una “cultura della morte” intorno all’esperienza dell’azzardo: tale commercio (la ricordata cifra di 96 miliardi di euro nel solo 2016) ha effetti negativi sull’economia delle famiglie nonché su quella del Paese. Aumentano i reati commessi anche all’interno del nucleo familiare per procacciarsi il denaro per “giocare”; innesca la spirale di numerose separazioni coniugali; moltiplica i casi di prestiti non onorati, di lavoratori licenziati perché caduti nella dipendenza. Sono divenuti davvero insostenibili i costi sociali per il nostro Paese. Mentre si vanificano gli sforzi.

Lo Stato, che con la Pubblica Istruzione e il sistema di welfare si pone  come primaria “agenzia educativa”, non può correlare le entrate erariali con i danni alla persona, alla salute e all’economia. Peraltro le “entrate” assicurate dall’azzardo sono di gran lunga inferiori ai costi ricadenti sulla società ed in definitiva sullo Stato.

Su tale pericolo Le sottolineiamo che l’Alto Magistero del Presidente della  Repubblica ha elevato il suo richiamo anche quando il 17 Novembre 2015 ha voluto – Motu Proprio – conferire – per le ricerche sui fenomeni del gioco d’azzardo e dell’usura “di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale” – l’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana al sociologo prof. Maurizio Fiasco, Consulente della Consulta Nazionale Antiusura dal 1997 ed attualmente anche Presidente di ALEA.

Vorremmo che queste indicazioni di comune sentire e di buon senso, che trovano riscontro nelle parole del Presidente della Repubblica, possano ispirare su questo argomento la Sua azione governativa e politica anche a livello europeo, luogo privilegiato per affrontare il tema assai scottante del gioco d’azzardo on-line.

Sappia che questa Consulta Nazionale, col suo sapere e la sua rete di Fondazioni Antiusura, sarà costantemente in posizione attiva di collaborazione con il Suo Governo.

Le rinnoviamo pertanto la richiesta di poterci ricevere in una breve udienza per gli aspetti contenuti in questa lettera-promemoria e per altri che riterrà, Signor Presidente, di volerci proporre.

Il Presidente

Mons. Alberto D'Urso

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