Arcivescovo

S.E. Giuseppe

Satriano

IN AGENDA

Mons. Semeraro: riforma della Curia a una svolta importante

Nella Lectio magistralis alla Pontificia Università Lateranense, mons. Marcello Semeraro ha fatto il punto sulla riforma della Curia Romana voluta da Papa Francesco. Una trasformazione, ha detto, in chiave “missionaria”

Il “cammino” di riforma per una “trasformazione missionaria” di tutta la Chiesa è giunto “ad una svolta importante”. Con queste parole, nella Lectio magistralis alla Pontificia Università Lateranense per l’istituzione del ciclo di studi in Scienze della Pace, mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio di Cardinali, ha illustrato la bozza della nuova Costituzione Apostolica il cui titolo provvisorio, dopo 5 anni di lavoro del Consiglio di Cardinali, è Praedicate evangelium. Fondamentale l’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Francesco, in cui il Papa “scrive di sognare una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa”, perché anche le strutture ecclesiali “diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”: quindi “l’annuncio del Vangelo e lo spirito missionario”, ha evidenziato il presule, saranno la “prospettiva” dell’attività di “tutta la Chiesa”. È ora “prevedibile”, ha aggiunto mons. Semeraro, che si proceda con una consultazione sul “testo-proposta” del Consiglio di Cardinali, proprio com’era avvenuto con la Pastor Bonus di San Giovanni Paolo II.

I criteri guida della riforma

Richiamando l’impegno del Pontefice nell’accompagnare “il lavoro del Consiglio di Cardinali non soltanto con la sua presenza a tutte le sessioni di lavoro, ma pure guidandone l’opera specialmente mediante i suoi interventi”, il vescovo di Albano ha ricordato i criteri guida della riforma, elencati da Francesco. La “sussidiarietà”, che “deve servire di sostegno per i membri del corpo sociale e non mai distruggerli e assorbirli”. La “decentralizzazione”, perché la Curia Romana non è soltanto strumento “al servizio” del Papa ma anche strumento “di servizio” per le Chiese particolari, in quanto un’eccessiva centralizzazione - si legge nella Evangelii gaudium - “anziché aiutare complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria”. La “gradualità”, che implica tappe, verifiche, correzioni, sperimentazioni, approvazioni ulteriori: non si tratta dunque di “indecisione” ma di “flessibilità necessaria” per poter ottenere una “vera riforma” e “non è da escludere” che tale criterio “rimanga pure a promulgazione avvenuta”. La “tradizione”, che è il principio della fedeltà alla storia e della continuità col passato: sarebbe “fuorviante” pensare ad una riforma che “stravolga l’intero impianto curiale”, ha detto il segretario del Consiglio di Cardinali. Quindi l’“innovazione”, di cui è esempio il Dicastero per la comunicazione, alla cui guida il Pontefice ha voluto “un laico”, Paolo Ruffini, nominato Prefetto: “decisione non improvvisata da parte del Papa - ha precisato mons. Semeraro - anzi appositamente studiata”. Infine la “concentrazione”, intesa come “semplificazione”, con l’accorpamento di precedenti Pontifici Consigli in alcuni Dicasteri.

La guida dello Spirito Santo

Si tratta dunque di lavorare “a lunga scadenza”, “senza l’ossessione dei risultati immediati”, ha precisato mons. Semeraro, in un processo fatto di “fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento”, ma anche con “passi avanti” e - quando necessario - “passi indietro”, sotto la “sicura” guida dello Spirito Santo. La riforma, ha concluso, non si esaurisce “nell’ennesimo piano” per cambiare le strutture, ma significa “innestarsi e radicarsi in Cristo”, puntando ad una “Chiesa in uscita missionaria”, fatta proprio di strutture “tutte più missionarie”, con una pastorale “più espansiva”, “aperta” e anch’essa “in uscita”.

Giada Aquilino – Città del Vaticano

© www.vaticannews.va, lunedì 12 novembre 2018

Prossimi eventi