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Novembre: contempliamo la Chiesa, nostra madre

“La Chiesa riceve dal suo Fondatore le energie di salvezza ed edifica l’umana società…Continua l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito”. (La Chiesa nel mondo contemporaneo n. 3)

tutti-i-santi.jpgIl primo (festa di tutti i Santi), il due (ricordo di tutti i defunti) e l’intero mese di novembre dedicato ai morti suggeriscono maggiore attenzione alla presenza della Chiesa nella nostra realtà, in quanto Essa comprende noi viventi, i santi ed i morti.

Tutto questo non fa dimenticare che ogni celebrazione eucaristica è preghiera rivolta a Dio da noi, in unione con i Santi, nel ricordo dei defunti.

E’ la Chiesa tutta intera che manifesta la sua maternità, non escludendo nessuno dei suoi membri, resi suoi figli dall’unico Padre per mezzo del suo Figlio Gesù; è come una grande famiglia, la famiglia dei figli di Dio, chiamata a vivere in comunione con loro. La Chiesa vive questo mistero di comunione, perché Dio la rende partecipe della sua stessa vita.

Di conseguenza tutte le membra vivono, godono e soffrono insieme, perché inseriti nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, mediante il Battesimo e nutriti della grazia di Dio donata a noi mediante i sacramenti.

Tutto questo, specie in novembre, rende più presente il ricordo dei santi e dei morti. Sono tanti, perché non riferiti solo ai Santi canonizzati e ai morti onorevolmente sepolti. Fra di loro poniamo tutti quelli che vivono nella gloria di Dio perché hanno operato il bene (conosciuti o no da noi), e non escludiamo i tanti la cui vita è in attesa di risorgere: tutti costituiscono il contenuto del mistero che celebriamo, vivendo come pellegrini inseriti nella Chiesa per attuare, in modo storico, il mistero di Dio. 

Altre immagini, oltre quelle di famiglia di figli di Dio e di corpo mistico, fanno meglio intravedere il mistero della Chiesa, perché nessuna di esse la rivela interamente. Essa infatti è segno umano e divino, santa e peccatrice, unita e frammentaria, sacramento di salvezza e continuamente tentata da altri fini, vulnerabile, contraddittoria, tendente ad obiettivi difficilissimi da realizzare, storica e metastorica, temporale ed eterna.

La costituzione conciliare sulla Chiesa ce le propone: ovile e gregge, podere e campo di Dio, edificio spirituale e dimora di Dio, tempio santo, Gerusalemme celeste e madre nostra, sposa dell’Agnello, popolo di Dio. Ciascuna di esse aggiunge qualcosa di nuovo alla comprensione.

Siamo, come si vede, di fronte ad una verità complessa: segno e realtà insieme, molteplice nelle sue caratteristiche, che nulla hanno a che fare con zucche e d altre cose pagane richiamate con la festa di Halloween all’inizio di novembre.

La Chiesa, perché sacramento d i Cristo, è protesa verso Lui, impegnata a richiamarlo il più possibile nella storia dell’umanità, eliminando tutte le rughe del suo volto per apparire attraente e credibile, attraverso uno stile operativo che Lo manifesti.

E’ un compito arduo ed impegnativo, irto di difficoltà anche perché è affidato soprattutto a noi che, come si diceva, siamo la Chiesa.

Consci della nostra pochezza, ma fiduciosi nell’appartenenza ad un unico corpo che ha per capo Cristo, impegniamoci perché la Chiesa istituita come segno di Cristo, per nostra colpa, non diventi il contrario.

Contempliamo, amiamo, operiamo, come segnaletica vivente, pagine leggibili della buona notizia del Signore.

don Giacinto Ardito
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