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Otto anni nel segno della fede

«Io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana». Con queste parole pronunciate nell’omelia del 24 aprile 2005 Benedetto XVI iniziava il suo ministero petrino.

AGO1180x120avve28.jpgE nella Messa di inizio pontificato spiegava che «il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui». Era stato eletto al soglio pontificio il 19 aprile 2005 all’età di 78 anni, divenendo il settimo Papa tedesco nella storia della Chiesa, dopo un Conclave durato appena due giorni con quattro scrutini. Succedeva a Giovanni Paolo II. Nel primo discorso di Benedetto XVI, seguito dalla benedizione Urbi et Orbi, non mancò un ricordo del suo predecessore: «Dopo il grande papa Giovanni Paolo II i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere».

In occasione della sua prima udienza generale in piazza San Pietro, il 27 aprile, illustrava le ragioni della scelta del suo nome pontificale: «Ho voluto chiamarmi Benedetto XVI per riallacciarmi idealmente al venerato pontefice Benedetto XV, che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del primo conflitto mondiale. Fu coraggioso e autentico profeta di pace e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell'armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio, dono purtroppo fragile e prezioso da invocare, tutelare e costruire giorno dopo giorno con l'apporto di tutti».

Il 7 maggio 2005, nella basilica di San Giovanni in Laterano, durante la Messa e l’insediamento sulla Cattedra del vescovo di Roma, Benedetto XVI riprese il concetto di "debole servitore di Dio": «Colui che è il titolare del ministero petrino deve avere la consapevolezza di essere un uomo fragile e debole - come sono fragili e deboli le sue proprie forze - costantemente bisognoso di purificazione e di conversione». Nei quasi otto anni di ministero petrino Benedetto XVI ha messo al centro la fede. Un “primato” che aveva già indicato nell’Eucaristia Pro Eligendo Romano Pontifice, quando da decano del collegio Cardinalizio, l’allora cardinale Joseph Ratzinger affermava: «Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità». Durante il suo pontificato Benedetto XVI ha scritto e promulgato tre lettere encicliche (“Deus caritas est”, “Spe Salvi” e “Caritas in veritate”).

Inoltre ha pubblicato quattro esortazioni apostoliche post-sinodali: la “Sacramentum Caritatis” dedicata all’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa (22 febbraio 2007); la “Verbum Domini” sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (30 settembre 2010); “Africae munus” sulla Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace (19 novembre 2011); “Ecclesia in Medio Oriente” sulla Chiesa in Medio Oriente, comunione e testimonianza (14 settembre 2012). Ha pubblicato tre libri personali sulla figura storica di Gesù Cristo: “Gesù di Nazaret” (2007), “Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione” (2011) e “L'infanzia di Gesù” (2012). Benedetto XVI ha compiuto viaggi apostolici in 21 Paesi di tutti i continenti: è stato tre volte in Germania (il suo primo viaggio apostolico oltre confine è stato per la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia), poi in Polonia, terra di Giovanni Paolo II, in Spagna (tre viaggi, uno per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù), in Turchia, in Austria, in Francia, in Repubblica Ceca, a Malta, in Portogallo, a Cipro, nel Regno Unito, in Croazia e a San Marino. Sette i viaggi apostolici intercontinentali: in Brasile, negli Stati Uniti d'America, in Messico, a Cuba, in Australia, in Africa (Camerun, Angola e Benin), nel Libano, e in Terra Santa (Giordania e Israele).

Trenta le visite apostoliche in Italia: Bari (29 maggio 2009 per la conclusione del XXIV Congresso Eucaristico Nazionale), al Santuario del Volto Santo a Manopello (1 settembre 2006); Verona (19 ottobre 2006 per IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana); Vigevano e Pavia (21-22 aprile 2007); Assisi (2 volte: 17 giugno 2007 per l'Ottavo Centenario della Conversione di San Francesco; il 17 ottobre 2011 Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo); Loreto (2 volte: 1-2 settembre 2007 in occasione dell'Agorà dei giovani italiani; 4 ottobre 2012 nel 50° anniversario del viaggio di Giovanni XXIII); Velletri-Segni (23 settembre 2007); Napoli (21 ottobre 2007); Savona e Genova (17-18 maggio 2008); Santa Maria di Leuca e Brindisi (14-15 giugno 2008); Cagliari (7 settembre 2008); Pontificio Santuario di Pompei (19 ottobre 2008); zone terremotate dell'Abruzzo (28 aprile 2009); Cassino e Montecassino (24 maggio 2009); San Giovanni Rotondo (21 giugno 2009); Viterbo e Bagnoregio (6 settembre 2009); Brescia e Concesio (8 novembre 2009); Torino (2 maggio 2010); Sulmona (4 luglio 2010); Carpineto Romano (5 settembre 2010); Palermo (3 ottobre 2010); Aquileia e Venezia (7-8 maggio 2011); San Marino-Montefeltro (19 giugno 2011); Ancona (11 settembre 2011 per la conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale); Lamezia Terme e Serra San Bruno (9 ottobre 2011); Arezzo, La Verna e Sansepolcro (13 maggio 2012); Milano (1-3 giugno 2012 per il VII Incontro Mondiale delle Famiglie); zone terremotate dell'Emilia-Romagna (26 giugno 2012).

Questa mattina l’annuncio della rinuncia durante il Concistoro. Prescrive il Codice di Diritto Canonico al secondo comma del canone 332: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti».

Giacomo Gambassi
 
© Avvenire 11 febbraio 2013
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