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Pane alla carta

La Caritas di Roma ha lanciato una proposta per fare uscire dall'anonimato l'incontro tra le eccedenze alimentari e il mondo dei poveri

pane2.jpgQuanti sono e chi sono i poveri, anche sotto casa tua? A volte, casi eclatanti a parte, restano nascoste tra le pieghe dell'indifferente tran tran quotidiano storie e casi impensati di disagio economico e sociale.

Striscia la notizia ha rilanciato una proposta semplice e provocatoria della Caritas di Roma, per ridurre gli sprechi alimentari, in specie di prodotti da forno, e aiutare chi si trova in difficoltà a mettere insieme il pranzo... con il pranzo. Invece, di gettare nel cestino (come previsto dalle norme igieniche) o, nei casi migliori, destinare alle strutture assistenziali (mense, case famiglia etc etc) le eccedenze di pane, pizza e biscotti, con un impegno logistico non da poco, dare direttamente a chi ha bisogno - tramite i Centri di ascolto Caritas - una "card" con la quale a fine giornata poter ritirare direttamente dal commerciante il cibo che altrimenti, pur essendo assolutamente buono e mangiabile, andrebbe a finire tra i rifiuti.

"Un povero che abita a Tor Bella Monaca (periferia romana, fuori dal Grande raccordo anulare, ndr) - spiega don Enrico Feroci, il direttore della Caritas romana - difficilmente verrà a via Marsala (in centro, adiacente alla Stazione Termini, ndr) per prendere un po' di pane, molto più semplicemente potrà recuperarlo in un negozio vicino casa".

Per ora è stata battezzata "bread card".

Ambiguità dell'idea? Il nome evoca la famigerata "tessera del pane" di bellica memoria. Ma possiamo soprassedere. Non manca, come capita per la "social card", il disagio di doverci mettere la faccia, soprattuto se si è uno di quei poveri che "ma chi l'avrebbe mai detto".
Infine, la sensazione di lasciare ai poveri solo le briciole, gli avanzi, delle nostre fin troppo imbandite mense.

Detto ciò, a me continua a sembrare una bella idea.
E non solo e non tanto dal punto di vista pratico (cibo per chi ha fame e addirittura "riduzione della filiera"), che certo non guasta.

La Caritas ha infatti tanti accordi e strutture per il recupero e la distribuzione del cibo, attraverso il suo Emporio della Solidarietà. Ormai ben organizzate, meritorie e diffuse poi sono le collette del Banco Alimentare e la nuova tendenza dei cossidetti Last minute market.

Mi pare invece che il meccanismo aiuti a mettere in evidenza quanto ciascuno spreca sui beni di prima necessità. Ma sopratutto, ci "costringe" - in primis i commercianti - a scoprire chi e quanti nella propria zona hanno bisogno di quel pane, a guardarli negli occhi, a scambiarci due parole. 
Per usare una frase fatta, ci dà l'opportunità di abbattere il muro dell'indifferenza.

Mi porto in conclusione un dubbio: detto ciò, quanti apriranno le porte all'esercito delle "bread card"? Quanti preferiranno continuare a buttare le eccedenze, pur di... ? Quanti tra quelli che già offrono un servizio simile, ma diverso, se la prenderanno a male?

Io attendo Buone Nuove.

Simone Sereni

© www.vinonuovo.it, 4 aprile 2011

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