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Papa ad Ostia: mons. Falbo (Santa Monica), una “staffetta” per dire no alla mafia e sì al “tanto bene che c’è”

Dopo quarant’anni, la festa del Corpus Domini si sposta da San Giovanni e Santa Maria Maggiore sul litorale di Ostia. Parla mons. Giovanni Falbo, parroco di Santa Monica: qui il Papa celebrerà la Messa e da qui partirà la processione eucaristica alla volta della parrocchia di Nostra Signora di Bonaria. Una "staffetta" di poco più di un chilometro, "in uscita" non solo verso una parrocchia, ma verso un'intera comunità. "La gran parte di Ostia è sana", dice mons. Falbo: il ruolo della Chiesa per contrastare la mafia è quello di sempre, formare le coscienze

“La gran parte di Ostia è sana”. Ci tiene a precisarlo mons. Giovanni Falbo, 74 anni, da 41 anni parroco a Santa Monica, quando lo intervistiamo a proposito della sorpresa che Papa Francesco ci ha riservato per il Corpus Domini di quest’anno. Per la prima volta, infatti, dopo quarant’anni, la tradizionale processione non si snoderà da San Giovanni a Santa Maria Maggiore, ma compirà un percorso di circa un chilometro partendo dalla piazza antistante alla parrocchia di Santa Monica, dove il Papa celebrerà la Messa il 3 giugno, alle 18, per arrivare alla parrocchia di Nostra Signora di Bonaria, dove impartirà la benedizione eucaristica. Oltre al vicario del Papa, mons. Angelo De Donatis, concelebreranno con Francesco i parroci delle otto parrocchie del litorale: sei della diocesi di Roma (Santa Monica, Nostra Signora di Bonaria, Santa Maria Regina Pacis, Santa Maria Stella Maris, San Nicola di Bari, San Vincenzo de’ Paoli) e due della diocesi di Ostia (Sant’Agostino vescovo a Stagni e Sant’Aurea a Ostia Antica). Papa Francesco ripristina così una consuetudine voluta dal suo predecessore: fino al 1978, infatti, per volere di Paolo VI la festa del Corpus Domini, con la liturgia eucaristica e la processione, era itinerante. E proprio a Santa Monica, dieci anni prima (nel 1968), Paolo VI aveva celebrato il Corpus Domini.

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“Voglio dire a Papa Francesco che la gente è con lui, lo sostiene, ascolta la sua parola, ha bisogno della sua parola e che la parte buona di Ostia – quella preponderante – accoglie il suo messaggio”,

anticipa il parroco a proposito dello stato di salute della seconda città del Lazio, 300mila abitanti, salita alla ribalta della cronaca per episodi legati alla criminalità organizzata che hanno portato fino al commissariamento del decimo municipio. “Quando si accendono i riflettori dei media – la denuncia – succede spesso che l’opinione pubblica viene condizionata da questo messaggio a senso unico”. Il rischio allora, è quello di dimenticare “il tanto bene che c’è”.

Cosa può fare la Chiesa per contrastare la mafia? Mons. Falbo non ha dubbi: “Quello che ha sempre fatto. Formare le coscienze. Non esiste una bacchetta magica”.

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“Un atto di amore per Ostia”: così don Giovanni definisce la scelta di Francesco, che non compie una visita ad una parrocchia ma ad un intera comunità. Non è la prima volta, del resto, che il Papa viene ad Ostia: c’era già stato il 3 maggio del 2015 per visitare la parrocchia Regina Pacis e poi un anno fa, il 19 maggio, senza preavviso aveva fatto visita alla comunità parrocchiale “Stella Maris” suonando al citofono delle palazzine popolari accompagnato dal parroco, don Plinio Poncina.

In questi 50 anni, sul mare di Roma molte cose sono cambiate: non c’è più la divisione tra la “Ostia bene”, quella dei villini liberty e degli Anni 50, e la Ostia delle baraccopoli in cui hanno trovato posto gli sfollati dopo la guerra.

“Ora le distanze sociali si sono colmate”, spiega don Giovanni: “C’è stata una crescita della società, anche dal punto di vista religioso. Quando sono arrivato qui, erano gli anni in cui il Concilio muoveva i primi passi: molto è stato fatto, soprattutto sul versante della formazione”. Un esempio per tutti, i centri di ascolto del Vangelo nelle case, che qui erano già una realtà vent’anni prima che San Giovanni Paolo II li sollecitasse per la “missione cittadina” in vista del Giubileo del Duemila.

Certo, il disagio sociale c’è e si tocca con mano. Il nostro interlocutore non lo nasconde, quando rivela che nel territorio parrocchiale ci sono intere palazzine abitate da persone agli arresti domiciliari. Sono le seconde e le terze generazioni dei baraccati, alcuni ce l’hanno fatta a tirarsi fuori, altri non si sono mai integrati. E poi c’è l’invecchiamento del clero, che quest’anno ha quasi pregiudicato l’inizio delle attività del nuovo anno pastorale. La dispersione scolastica tocca percentuali da paura e la disoccupazione “aumenta, non diminuisce, come alcuni commentatori sostengono”, il polso del presule. “Noi facciamo quello che è possibile”, assicura il parroco menzionando l’attività della Caritas, mai di tipo assistenzialistico. Qui funziona ancora la mensa per i poveri istituita da mons. Luigi Di Liegro e negli ultimi due anni le uscite della parrocchia di Santa Monica – per limitarsi a quelle in termini monetari – sono state pari a 192mila euro, compresi i circa 40mila euro messi a disposizione dall’Elemosineria apostolica per le persone e le famiglie che si trovano maggiormente in stato di bisogno. Ma la lista è ancora lunga.

Eppure, a dispetto di tutto, qui a Ostia le sinergie tra parrocchie funzionano,

come dimostra il progetto messo in atto nella scorsa Quaresima, con la grande celebrazione eucaristica a Regina Pacis a cui, oltre al vescovo di settore, mons. Paolo Lojudice, hanno partecipato tutti gli otto parroci e alla quale hanno fatto seguito tre incontri sul tema giustizia e legalità, l’ultimo con la partecipazione di don Luigi Ciotti e del procuratore De Raho. Per la Via Crucis tutte le parrocchie hanno adottato un testo comune sul tema della giustizia e della legalità e l’appuntamento del Corpus Domini era stato pensato “come un segno nel territorio”: una processione “a staffetta”, con il passaggio del Santissimo da una parrocchia all’altra per un percorso complessivo di otto chilometri. “Poi è arrivata la bella notizia dell’arrivo del Papa”, ha rivelato mons. Falbo. Il 3 giugno tutti i parroci di Ostia si stringeranno intorno a Francesco. E la staffetta, oltre che reale, avrà un alto valore simbolico, anche se il tragitto si ridurrà a poco più di un chilometro.

M.Michela Nicolais

© www.agensir.it, giovedì 31 maggio 2018

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