Papa all’udienza: “Chi non segue la strada dell’umiltà guarda soltanto uno specchio”
“Il messaggio dei Vangeli è chiaro: la nascita di Gesù è un evento universale che riguarda tutti gli uomini”. Lo ha detto il Papa, che ha dedicato l’udienza di oggi al Natale ormai imminente, rievocando “l’evento da cui non può prescindere la storia: la nascita di Gesù”. Al termine dell’udienza, un appello all’Europa per una “responsabilità condivisa” sui migranti. Come quelli che Francesco ha portato con sé dopo il viaggio a Cipro e in Grecia, alcuni dei quali presenti oggi in Aula Paolo VI.
“Solo l’umiltà – ha spiegato il Papa – è la via che ci conduce a Dio e, allo stesso tempo, proprio perché ci conduce a lui, ci porta anche all’essenziale della vita, al suo significato più vero, al motivo più affidabile per cui la vita vale la pena di essere vissuta”.
“Solo l’umiltà ci spalanca all’esperienza della verità, della gioia autentica, della conoscenza che conta”, ha assicurato Francesco: “Senza umiltà siamo tagliati fuori dalla comprensione di Dio, dalla comprensione di noi stessi”. “I Magi potevano anche essere dei grandi secondo la logica del mondo, ma si fanno piccoli, umili, e proprio per questo riescono a trovare Gesù e a riconoscerlo”, l’esempio citato: “Essi accettano l’umiltà di cercare, di mettersi in viaggio, di chiedere, di rischiare, di sbagliare… Ogni uomo, nel profondo del suo cuore, è chiamato a cercare Dio e, con la sua stessa grazia, può trovarlo”. ”Tutti noi abbiamo quella inquietudine”, ha proseguito il Papa ancora a braccio: “il lavoro nostro non è spegnerla, è lasciarla crescere”. Poi l’invito a fare nostra la preghiera di Sant’Anselmo: “Signore, insegnami a cercarti. Mostrati, quando ti cerco. Non posso cercarti, se tu non mi insegni; né trovarti, se tu non ti mostri. Che io ti cerchi desiderandoti e ti desideri cercandoti! Che io ti trovi cercandoti e ti ami trovandoti!”.
“Ognuno di noi – l’esortazione per il Natale – si avvicini al presepe, che trova in casa sua o nella chiesa o dove sia, e cerchi di fare un atto di adorazione dentro: ‘Io credo che tu sei Dio, che questo bambino è Dio. Per favore, dammi la grazia dell’umiltà per poterlo capire’”.
“In prima fila – ha rivelato Francesco – desidero mettere i poveri, che – come esortava San Paolo VI – ‘dobbiamo amare, perché in certo modo sono sacramento di Cristo; in essi – negli affamati, negli assetati, negli esuli, negli ignudi, negli ammalati, nei prigionieri – egli ha voluto misticamente identificarsi. Dobbiamo aiutarli, soffrire con loro, e anche seguirli, perché la povertà è la strada più sicura per il pieno possesso del Regno di Dio’”. “Per questo dobbiamo chiedere la grazia dell’umiltà”, ha proseguito a braccio: “Signore, che non sia superbo, che non sia autosufficiente, che non creda che io sia al centro dell’universo. Fammi umile, dammi la grazia dell’umiltà: è l’unica strada, perché senza umiltà non troveremo mai Dio, troveremo noi stessi”.
“Chi non segue la strada dell’umiltà guarda soltanto uno specchio, guarda se tesso”, il monito del Papa ancora fuori testo: “Chiediamo la grazia di rompere lo specchio”.
“Vorrei accompagnare a Betlemme, come fece la stella con i Magi, tutti coloro che non hanno un’inquietudine religiosa, che non si pongono il problema di Dio, o addirittura combattono la religione, tutti quelli che impropriamente sono denominati atei”. Francesco ha concluso la catechesi ripetendo il messaggio del Concilio Vaticano II: “La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione. La Chiesa sa perfettamente che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano”. “Torniamo a casa con l’augurio degli angeli: ‘Pace in terra agli uomini che egli ama’”, l’augurio del Papa: “Ricordiamo sempre: ‘Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi. Ci ha amati per primo’, ci ha cercati. Non dimentichiamo questo”. “È questo il motivo della nostra gioia”, ha proseguito a braccio: “sapere che siamo stati amati, siamo stati cercati. Il Signore ci cerca per amarci, senza nessun merito: siamo sempre preceduti da Dio nell’amore, un amore così concreto che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. È quel bambino che vediamo nel presepe. Questo amore ha un nome e un volto: Gesù è il nome e il volto dell’amore che sta a fondamento della nostra gioia”. “Ognuno dica questo”, l’invito finale ancora una volta fuori testo: “Dio viene per me. Per cercare Dio, per trovare Dio, per accettare Dio ci vuole umiltà. Guardare con umiltà. La grazia di rompere lo specchio, della vanità, superbia, del guardare noi stessi: guardare Dio, guardare Gesù, con quell’inquietudine che ci porta alla speranza. Buon Santo Natale!”.
M. Michela Nicolais
© www.agensir.it, mercoledì 22 dicembre 2021