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Pietro di fronte Paolo

Don Luigi Maria Epicoco riflette su L’Osservatore Romano riguardo la solennità dei due grandi Santi celebrati il 29 giugno, una festa che ricorda il desiderio di comunione che rende la Chiesa ciò che è e ciò che deve sempre diventare

Per troppo tempo una certa vulgata ha voluto vedere in Pietro e Paolo gli Apostoli degli opposti, una sorta di diversità tenuta insieme dall’evento cristiano, un miracolo di convivenza ecclesiale più immaginato che realizzato. La verità è che non siamo particolarmente aiutati nemmeno dai racconti degli Atti degli Apostoli e dalle Lettere che registrano solo tre episodi in cui troviamo queste due colonne della Chiesa effettivamente insieme (Gal 1, 18; At 2, 11; At 15, 2).

Il loro accostamento è più frutto della sensibilità dei credenti in tempi successivi che delle loro semplici biografie. Credo però che sia giusto dire che Pietro e Paolo non si debbano mai considerare  l’uno contro l’altro, né semplicemente l’uno accanto all’altro, ma bensì bisogna imparare a considerarli l’uno difronte l’altro. È la postura della comunione. Essa non nasce semplicemente dall’avere dei valori condivisi o degli obiettivi a cui tendere. Nella comunione la meta è sempre visibile nel volto del prossimo, del fratello, della sorella. Un cristiano legge il mondo a partire dal volto di chi ha di fronte a sé; è la grande lezione di Gesù che indica la vedova (Mc 12, 41-44) o i bambini (Mc 10, 13-16) come il vero luogo che introduce al Regno. 

Ecco perché se in maniera evocativa vogliamo mettere Pietro e Paolo vicini, dovremmo trovare il coraggio di metterli l’uno di fronte al volto dell’altro. La comunione è la capacità di guardarsi negli occhi e di credere con forza che solo in quello sguardo si riesce a capire la strada. La sinodalità, in questo senso, nasce esattamente da questa consapevolezza.

Non è trovare semplicemente argomenti condivisi ma educarsi a guardare la realtà sentendo l’esigenza del volto, l’urgenza dell’incontro, il desiderio del cuore: «Quanto a noi, fratelli, per poco tempo privati della vostra presenza di persona ma non con il cuore, speravamo ardentemente, con vivo desiderio, di rivedere il vostro volto» (1Tes, 2, 17). Quando pensiamo a Pietro e Paolo pensiamo quindi a una festa che ci ricorda l’ardente desiderio di comunione che rende la Chiesa ciò che è, e ciò che deve sempre diventare.

Don Luigi Maria Epicoco

© www.vaticannews.va, lunedì 28 giugno 2028

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